Il Regno dell’Ombra non ha nulla da invidiare all’Interregno
From Software si è sempre distinta in merito alle espansioni dei suoi soulslike. Già ai tempi del primo Dark Souls, con l’aggiunta della quest legata ad Artorias, ambientata nella verdeggiante e oscura terra di Oolacile, il team capitanato da Hidetaka Miyazaki seppe dimostrare che, contrariamente ai trend dell’epoca, anche i contenuti aggiuntivi avrebbero dovuto rappresentare un reale valore aggiunto, qualcosa che andasse al di là un nuovo livello, un singolo boss, qualche sbloccabile in più.
Inevitabile che le attese, le speranze, le pretese persino, fossero piuttosto alte per Shadow of the Erdtree, prima e unica espansione di Elden Ring, titolo che potete facilmente recuperare a questo link. Del resto, quando il materiale di partenza è, senza mezzi termini, uno dei migliori giochi mai realizzati, nonché un soulslike trasbordante in termini quantitativi e trasversale, per quanto possa esserlo un gioco di questo genere beninteso, è naturale avere delle aspettative di un certo tipo.
Eppure, basta la prima sgroppata in sella a Torrente tra i tetri sentieri del Regno dell’Ombra per capire immediatamente di essere nuovamente a casa, di avere a che fare con qualcosa di soprendentemente noto, di familiare nella sua puntuale capacità di stupire ad ogni occasione.
Shadow of the Erdtree è innanzitutto un’ampissima ambientazione da esplorare da capo a piedi, consapevoli che ci sarà nuovamente tantissimo da vedere, scoprire, ammirare e persino temere. La ricchezza dell’Interregno, nei biomi certo, ma anche nei luoghi di interesse generosi di ricompense e sfide, viene riproposta con la stessa ed identica efficienza ed efficacia. Certo, non si raggiungono le stesse dimensioni viste nell’avventura di base, sarebbe stato ingiustificato pretenderlo, ma se sulle prime si ha la sensazione di uno spazio esplorabile non così ampio, il Regno dell’Ombra sorprende con un’inaspettata verticalità.
Questo è il primo, ma anche il più grande merito di Shadow of the Erdtree, ovvero quello di non avere le fattezze di un contenuto extra, un di più utile solo a fare numero, ma di avere in tutto e per tutto i contorni di qualcosa che avrebbe anche potuto funzionare come gioco a sé stante. Da questo punto di vista, la pur rischiosa scelta di tirare in ballo un mondo fisicamente separato dall’Interregno, ha indubbiamente pagato. Per quanto non si tratti di un espediente del tutto nuovo a From Software, il già citato DLC di Dark Souls proponeva qualcosa di molto simile anche in termini narrativi, questa divisione ha permesso ad artisti e designer di tentare accostamenti originali e di proporre soluzioni diverse.
Il risultato è un mondo di gioco che identicamente all’Interregno costringe all’uso della materia grigia e del colpo d’occhio per essere esplorato. La già citata verticalità rende l’incedere estremamente sincopato e se buona parte dei luoghi d’interesse intersecano i sentieri principali, sempre ben segnati sulla mappa, altri, alcuni dei quali fondamentali per procedere con la main quest, dovranno essere scovati stando ben attenti a muri invisibili, anfratti, strutture che consentono una discesa sicura, passaggi affrontabili solo attivando meccanismi o utilizzando sarcofagi come mezzi di trasporto.
C’è sempre un panorama affascinante in cui perdersi
Dal punto di vista del level design, siamo di fronte ad un DLC capace di bissare la magnificenza dell’avventura principale, un giudizio che, se possibile, diventa ancora più entusiasta andando a considerare non tanto i Legacy Dungeon, quanto i dungeon più comuni. I primi rappresentano a loro volta scenari dalle dimensioni ragguardevoli, che non lesino su strade secondarie celate e loot da trafugare una volta imboccato il giusto sentiero. Belurant, per fare un esempio, ha poco da invidiare a Castello Grantempesta, prendendo persino qualcosa in prestito alla capitale dell’Interregno.
A sorprendere, come dicevamo, sono gli scenari al coperto dalle dimensioni più contenute. Se nel gioco base si lamentava una certa ripetitività soprattutto in termini visivi, qui la situazione è certamente migliore. Pur di minor numero, come è ovvio che fosse, le meccaniche che ne sviluppano e conducono il level design presentano sufficienti variazioni da caratterizzarli in modo particolare.
A ben vedere, tuttavia, un paio di aree non funzionano come le altre. Ora troppo vuote, ora legate a meccaniche che mal si amalgamano con il resto, soprattutto quando sarete costretti a muovervi di soppiatto in brevi fasi stealth, queste zone rappresentano il punto più basso di Shadow of the Erdtree, che pur non rappresentano chissà quale problematica in termini globali, sia perché di modeste dimensioni rispetto al resto, sia perché, in termini di art design, sanno comunque offrire scorci estremamente suggestivi.
Parlando di pura estetica, tra l’altro, non si può che applaudire al lavoro compiuto da From Software. Tecnicamente c’è qualche rallentamento e si palesa nuovamente il fastidioso pop-up che si fa più marcato nelle aree ricche di vegetazione, ma dove la linea dell’orizzonte è estremamente distante. Non sono mancati alcuni bug, per lo più legati a cattive collisioni con lo scenario, per quanto generalmente innocui. Piccole sbavature che svaniscono nel nulla considerando la magnificenza e lo splendore, a volte grottesco, verso cui vi dirigerete giocando a Shadow of the Erdtree. Boschi tetri immersi nella nebbia, ruderi di piccoli centri abitati immersi nella vegetazione, caverne profondissime che nascondono sculture e edifici immensi, acquitrini con fiori fluorescenti, immensi cadaveri di draghi e altre creature in parte scalabili, ovunque si stenda l’occhio sul Regno delle Ombre c’è sempre un panorama affascinante in cui perdersi. Certo, a parte un costante crepuscolo, che soprattutto nelle prime ore rende difficile orientarsi, la maggior parte degli scenari non è così alieno rispetto a quanto già visto nell’Interregno, ma il senso di meraviglia è palpabile dall’inizio alla fine.
Il DLC è estremamente complesso, con alcune boss battle davvero al limite delle umane possibilità.
Il discorso si può facilmente estendere sia ai nuovi personaggi in cui vi imbatterete, Senza Luce o antichi guerrieri anch’essi prigionieri del fascino di Miquella, sia ai nuovi nemici che dovrete affrontare. Alcuni dei più comuni condividono caratteristiche e specificità con avversari già affrontati nell’Interregno, ma il riciclo di asset e moveset è davvero ridotto. Per quanto riguarda i boss, invece, c’è davvero una varietà al pari con l’avventura principale. Tra cavalieri che fanno ampio uso di magie, a bestie enormi che cercheranno in tutti i modi di travolgervi, senza voler anticipare troppo, vi basti sapere che sarete chiamati a dare fondo alle vostre abilità e all’inventario accumulato fino a questo momento.
Shadow of the Erdtree, difatti, è chiaramente un contenuto da endgame. Affrontarlo con un livello troppo basso è una follia e pur essendo usciti vincitori dalle battaglie contro Mohg, Radahn e magari pure Malenia, non pensiate di aver già visto il peggio, in termini di difficoltà, che Elden Ring ha da offrirvi. Il DLC è estremamente complesso, con alcune boss battle davvero al limite delle umane possibilità.
Da questo punto di vista, From Software ha fortunatamente deciso di venire incontro al videogiocatore con alcune nuove feature capaci di rendere la vita un pizzico di più semplice. Tanto per cominciare, l’arsenale in vostro possesso si amplierà di nuove armi, alcune delle quali dichiaratamente pensate per essere particolarmente efficaci contro un ben determinato tipo di nemici. Da questo punto di vista, tra l’altro, la varietà di armi è un’ulteriore grande qualità di questo DLC. Da balestre che sparano dardi a raffica, ad ampolle che rilasciano sostanze nocive ad area, passando per spadoni leggeri e guanti per il corpo a corpo, la varietà di moveset a disposizione è tale che vi verrà voglia di sperimentare, eventualmente resettando i parametri del vostro personaggio.
In seconda battuta, esplorando vi imbatterete in due oggetti che, una volta raggiunto il punto di grazia, vi garantirà bonus statistici per il personaggio e per le evocazioni validi solo all’interno del Regno dell’Ombra. Per quanto il potenziamento non garantisca un vantaggio così marcato, in tante situazioni sarebbe stato d’aiuto una mano in più, l’utilizzo di questi manufatti è assolutamente facoltativo, consentendo così a chi cerca una sfida ancora maggiore di proseguire senza alcun ausilio.
Estremamente difficile per chi lo desidera, più abbordabile per chi non si farà alcun problema ad evocare, utilizzare ogni oggetto consentito. Anche Shadow of the Erdtree, in questo senso, è trasversale almeno quanto l’avventura principale, sebbene l’asticella della sfida sia settata maggiormente verso l’alto. Un’ultima battuta, la merita la trama o, meglio, la lore impressa in questo DLC. Contrariamente a quanto sperato e persino ipotizzato da qualcuno, Shadow of the Erdtree non chiarisce in alcun modo la storia di Elden Ring. O meglio: lo fa e in certi casi racconta nei dettagli alcuni retroscena sino a qui celati.
Un gioco nel gioco
Tuttavia, lo fa con lo stile classico di From Software. Frasi a metà, eventi narrati nelle descrizioni degli oggetti, eventi che dovrete ricostruire collegando accenni e racconti raccolti in giro per il Regno delle Ombre. Nulla di nuovo, insomma, il che farà la gioia di chi ama questo stile narrativo, ma che costringerà all’ignoranza chi invece fino ad ora si è mosso nell’Interregno unicamente mosso dal desiderio di abbattere un boss dopo l’altro.
Conclusioni
Shadow of the Erdtree è quasi un gioco nel gioco, un’espansione che potrebbe praticamente vivere indipendentemente da Elden Ring, tali sono le sue dimensioni e la qualità di quanto offerto nelle quasi cinquanta ore in cui siamo rimasti felicemente prigionieri del Regno dell’Ombra.
Abbiamo visto tanto, ma non tutto ed è questa la cosa più esaltante di questa espansione: il costante senso di meraviglia e stupore che è in grado di elargire anche dopo aver affrontato svariati boss ed esserci insinuati in numerosi dungeon.
Caratterizzato da un livello di difficoltà più alto della media dell’avventura principale, il DLC farà la gioia di chiunque ami i soulslike ed in particolar modo Elden Ring. Non esiste un motivo valido per non acquistarlo, scoprirlo ed amarlo a poco a poco.
Ad offuscare un progetto altrimenti perfetto, giusto un paio di zone meno ispirate e vuote rispetto alle altre e qualche glitch che, ne siamo certi, verrà sicuramente eliminato nell’immediato futuro con delle patch apposite.
Nonostante ciò, siamo indubbiamente di fronte all’ennesimo centro di From Software, l’ennesima dimostrazione di forza di una software house ormai garanzia di qualità.
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Good
+Una mappa enorme e piena di luoghi d’interesse+Difficilissimo, ma abbordabile utilizzando tutti gli aiuti del caso+Tante nuove armi+Artisticamente maestosoBad
-Un paio di aree poco ispirate-Qualche piccolo glitch
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