La bagarre su una recensione svela costrizioni e fobie della “Prova del 9” dell’intrattenimento moderno.
Cos’è Metacritic? E’ il metro con il quale tutti, prima o poi, vanno a misurarsi. Siano essi colossi o coboldi, registi, musicisti e sviluppatori devono, volenti o nolenti, scontrarsi con esso. E’ la Mecca della critica, il crocevia dei giudizi globali, la perfetta media aritmetica di sensazioni ed opinioni.
Credevate che un qualcosa di così intangibile potesse essere schedato, catalogato e votato a sua volta? Ebbene, Metacritic, se vuole, può anche dividere per zero.
E a quanto pare non lascia spazio a ripensamenti o ad atti etici, se riesce persino a vanificare il mea culpa di un titano del calibro di GameSpot.
Tutto ha inizio con l’uscita di Natural Selection 2, un ambizioso progetto nato da una mod di Half-Life (un titolo sempre più seminale, sempre più “mother of all games“) e cresciuto a tal punto da guadagnarsi motore grafico e dignità propri. 6 anni di gestazione nelle interiora del team Unknown Worlds Entertainment han prodotto un particolare ibrido tra FPS e RTS uscito da circa due settimane ma che si è già ritagliato una fetta tra gli utenti PC vendendo (unicamente via Steam) oltre 140.000 copie, destinate a salire grazie a poche ma positive recensioni…tranne una.
I 90 e gli 80 vengono infatti “smorzati” da un 60 che in realtà non esiste più. L’unica recensione negativa è stata infatti rimossa da GameSpot, una delle principali testate videoludiche statunitensi, tartassata dai commenti inviperiti dei suoi lettori, i quali hanno riscontrato numerosi errori (persino il prezzo stesso del titolo) nel pezzo scritto da un freelancer, tale Eric Neigher, già noto per altre discusse pubblicazioni e non proprio apprezzato dall’utenza del portale (come si evince in molti commenti presenti negli articoli inerenti la questione). La nuova recensione, accompagnata da un post di scuse, riporta un nuovo voto, ma gli admin di Metacritic rifiutano di aggiornare la votazione di Natural Selection 2 e rispondono picche, proteggendosi dietro lo scudo della loro (condivisibile) policy: One Shot, One Kill. Nessuna replica, nessuna smentita, Take One, chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori.
Per evitare spiacevoli inconvenienti (recensioni non proprio cristalline, ripensamenti sospetti e quant’altro), infatti, è la prima parola quella che conta, e non ci sarà un DDL Salva Natural Selection 2 a cambiare le carte in tavola: stiamo pur sempre parlando degli States. La fine del titolo in questione e del suo minuto ma coraggioso team sembra ormai segnata.
Peccato che, come il pantagruelico calabrone che sulla carta non potrebbe volare ma una volta in aria non lo fermi più, il titolo di Unknown Worlds vende e soddisfa gli utenti, svestendo i panni indie e superando il milione di incassi, scordandosi di avere un votaccio sulla pagella, simile a quel 4 in educazione fisica che rovinava la media dei secchioni fuori allenamento.
Strano eh?! Non proprio. Forse stiamo solo esagerando, forse i nomi non significano nulla, così come le etichette e le valutazioni.
Possiamo veramente calcolare emozioni ed opinioni? Pensiamo veramente di poter creare il “voto definitivo“, o peggio ancora, l’asettico “gioco definitivo” in grado di piacere a tutti indistintamente, magari rinunciando a flame, guerre tra “coddari” e “battlefieldiani“, tra “skyrimisti” e nichilisti della Domenica, tra “boxari” e “sonari“? Ci sono team che vengono chiusi a causa di una votazione troppo bassa su Metacritic, altri (i validi Obsidian, ormai clienti fissi di Kickstarter) che si son visti sparire davanti agli occhi succosi bonus in busta paga per un solo misero punto in meno ricevuto da Fallout New Vegas e giocatori forse un po’ troppo ancorati a dei meccanismi senza cuore e non in grado di offrire una panoramica completa sul titolo sotto analisi, limitandosi ad ingurgitare senza mezzi termini commenti finali e numeri che, privi del testo che li precede nelle rispettive pagine, finiscono col perdere significato.
Un conto è spulciarsi le recensioni per intero, soprattutto quelle di testate con linee editoriali affini ai propri gusti. Un conto è testare con mano il titolo su cui si è pronti ad investire non pochi soldi, magari in una fiera di settore (come la Games Week, o, per i più fortunati, la GamesCom) o tramite una demo. Basarsi unicamente su somme di numeri è tutto un altro paio di maniche.
Fate l’amore, non fate le medie.
Commenti