Flint: Treasure of Oblivion – Anteprima

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Yo-Oh, a pirate life for me!

L’Isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson è una delle storie più iconiche della letteratura d’avventura, tanto da essere stata adattata innumerevoli volte in film, serie animate (e non) e videogiochi. La figura del Capitano Flint, pirata leggendario il cui tesoro scatena la caccia al bottino nel romanzo, ha catturato l’immaginazione di generazioni. Ora, Flint: Treasure of Oblivion (acquistabile da GameStop a questo link) si propone di riportare in vita questo mito, offrendo una nuova interpretazione della storia del celebre bucaniere, con un focus inedito sul passato del personaggio e del suo equipaggio.

Sviluppato da Savage Level, uno studio parigino di recente formazione ma composto da veterani del settore, il gioco, che abbiamo provato in anteprima, vuole distinguersi per la sua narrazione ricca e il gameplay strategico a turni, cavalcando l’onda del successo lanciata da Baldur’s Gate III. Flint: Treasure of Oblivion non si limita a ripetere la trama de L’Isola del Tesoro, ma amplia il mondo dei pirati, concentrandosi sul periodo antecedente agli eventi del romanzo. I giocatori avranno la possibilità di vestire i panni di Flint e del suo secondo in comando, Billy Bones, esplorando come la loro brama di potere e ricchezza abbia contribuito alla loro ascesa e caduta.

Mappe esagonali e combattimento a turni, il classico dei classici!

Il gioco combina una struttura tattica a turni, simile a titoli come Divinity, con una narrativa che si sviluppa attraverso vignette in stile fumetto, offrendo un tocco artistico che rende l’esperienza ancora più immersiva.

In Flint: Treasure of Oblivion, i giocatori e le giocatrici vengono trasportati/e in un mondo di inganni, avventure e caos nell’epoca d’oro dei pirati. Ciò che rende questo gioco particolare rispetto ad altre esperienze simili è il suo equilibrio tra un’ambientazione storica ben documentata e un gameplay accessibile ma coinvolgente. Parliamo di un gioco di ruolo con visuale isometrica, un formato che richiama grandi classici del genere e che offre una struttura di gioco familiare, perfetta per gli/le amanti dei giochi di ruolo con radici tattiche. Nella demo provata, i giocatori e le giocatrici guidano il Capitano Flint attraverso un’avventura ambientata nelle rovine di Saint-Malò, un’importante città portuale francese devastata da un assalto piratesco.

Le ambientazioni sono un vero tuffo nel passato.

L’approccio punta e clicca permette di esplorare liberamente il mondo di gioco, interagendo con oggetti e personaggi in un modo che richiama titoli come Pillars of Eternity o Baldur’s Gate. La sensazione di déjà vu è palpabile per i veterani dei giochi di ruolo isometrici, ma ciò non toglie che Flint: Treasure of Oblivion riesca a creare un’atmosfera vivida e ricca di dettagli storici. Le ambientazioni, per quanto tradizionali, sono state curate con attenzione, riportando in vita le strade decadenti e pericolose di Saint-Malò con una precisione che denota una certa passione degli sviluppatori nel voler rendere giustizia al periodo storico rappresentato.

Tuttavia, non tutto è oro che luccica. Uno degli aspetti che potrebbe risultare deludente per i fan più esperti del genere è il sistema di combattimento. Il combattimento a turni, seppur intuitivo e immediato, appare piuttosto semplificato, basato su una combinazione di abilità e attacchi che non offrono molte sfide strategiche. Questo sistema potrebbe sembrare meno complesso rispetto ad altri esponenti del genere GDR isometrico, dove le scelte tattiche giocano un ruolo cruciale. Tuttavia, è possibile che questa decisione sia stata presa per rendere il gioco più accessibile a un pubblico variegato, magari meno avvezzo alle meccaniche intricate di giochi più hardcore.

Gli intermezzi “a fumetti” sono molto evocativi.

In Flint: Treasure of Oblivion, dimenticatevi di magie o stregonerie, perché qui tutto si fonda su un approccio decisamente realistico. L’intero gameplay ruota attorno a un sistema basato su capacità umane credibili e tangibili, che rendono l’esperienza più radicata nella realtà storica dell’epoca della pirateria. Il Capitano Flint, ad esempio, può incitare la propria ciurma attraverso skill motivanti, migliorando così le probabilità di successo degli attacchi o aumentando l’efficacia delle difese. Allo stesso modo, Billy Bones, il suo secondo in comando, possiede abilità che gli consentono di atterrare gli avversari con colpi strategici.

Il sistema di combattimento utilizza dei dadi a otto facce, che spesso decidono il destino di ogni azione, determinando il successo o il fallimento delle abilità utilizzate dai personaggi. Questo approccio alla casualità e alla gestione delle abilità riflette una natura strategica e imprevedibile che rende il gameplay dinamico, anche se privo degli elementi fantastici a cui molti giocatori e giocatrici sono abituati in altri RPG.

I dadi da 8 hanno parlato.

Ciò che emerge dalla demo è un’esperienza che punta a essere il più “ancorata” (passatemi il termine) possibile alla realtà, offrendo comunque un ventaglio di abilità tattiche con le quali i giocatori possono influenzare il corso degli eventi senza mai superare i limiti del plausibile. Non ci sono incantesimi o miracoli: solo l’abilità umana e la fortuna nel lancio dei dadi. Una scelta coraggiosa, quella degli sviluppatori di Savage Level, che vorrebbe spiccare per l’intento di offrire un’esperienza più sobria e strategica, lontana dalle soluzioni più fantasiose di altri giochi ambientati nello stesso periodo.

Flint: Treasure of Oblivion arriverà il prossimo 24 ottobre. Potete prenotarlo da GameStop qui.

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