Un Call of Duty così non lo si giocava da tempo
Una ventata d’aria fresca. Un genuino stupore. La solidità di basi incrollabili.
Sono tutte cose che caratterizzano Black Ops 6, il nuovissimo capitolo della saga Call Of Duty, first person shooter a cadenza annuale capace come pochi altri titoli di canalizzare l’attenzione del grande pubblico in modo così tenace.
Dopo l’uscita di Cold War nel 2020, gli studi di Treyarch e Raven hanno avuto ben 4 anni per sviluppare quello che sarebbe dovuto essere un nuovo trampolino di lancio del franchise, soprattutto dopo la tiepida accoglienza di Modern Warfare 3 che, ricordiamolo, oltre ad essere qualitativamente al di sotto delle aspettative, è stato anche oggetto di pesanti critiche a seguito di alcuni voci di corridoio che parlavano del titolo come di una generosa espansione di Modern Warfare 2, mascherata all’ultimo momento in un gioco stand-alone con un conseguente periodo di “crunch” per gli sviluppatori di Sledgehammer Games.
Call of Duty: Black Ops 6 riprende tutte le caratteristiche ed i punti di forza della saga, donandolo al titolo una campagna single player finalmente degna di tale nome, un multigiocatore dinamico, se possibile ancora più frenetico, ma molto solido ed un gradito “ritorno alle origini” per la modalità Zombi, che abbandona l’open-world dello scorso anno e riabbraccia il PVE canonico ad ondate, senza rinunciare a qualche riuscita novità. Non stiamo parlando certo di un gioco perfetto, anzi: alcune delle rinomate debolezze del franchise sono purtroppo ancora presenti e nonostante si tenti via via di perfezionare a dismisura un meccanismo già rodato, il peso di meccaniche non più innovative inizia a farsi sentire.
Detto ciò, non possiamo esimerci dall’apprezzare lo sforzo di portare anno dopo anno sul mercato qualcosa di appetibile per i fan dello sparatutto targato Activision e quando poi si centra l’obiettivo come in questo caso, si capisce perché tutti gli altri passano, ma Call Of Duty resta.
La campagna di Black Ops 6 si ambienta nel 1991, durante i terribili anni della guerra del golfo e racconta una storia di spionaggio, doppiogioco e misteriose agenzie insurrezionaliste che agiscono all’ombra del governo dei gloriosi Stati Uniti. Pantheon, un gruppo paramilitare oscuro dotato di cosi tanti mezzi e uomini da mettere in difficoltà persino le forze di difesa americane, è infine riuscito a mettere le mani su una nuova arma di distruzione di massa, col favore di agenti corrotti della CIA. Gli unici capaci di affrontare un pericolo così imminente con poche risorse sono le stesse persone che non godono proprio di grande fama nell’ambiente, nonostante abbiano salvato il mondo in più di un’occasione. Gli appassionati infatti non faranno fatica a riconoscere i volti più noti della saga: Adler e Woods, seppur attempati e forse un po’ arrugginiti, sono sempre capaci di fare il proprio lavoro e sporcarsi le mani quando necessario. L’aggiunta dei nuovi azzeccatissimi comprimari amplia la squadra e ci regala momenti narrativi di altissimo livello, grazie anche alla possibilità di conversare con loro liberamente nei momenti che anticipano le missioni. Queste ultime, un po’ come accadeva per Cold War, saranno selezionabili direttamente dalla lavagna del nostro quartier generale: una gigantesca villa abbandonata nel cuore della Bulgaria che nasconde non solo il nostro prezioso team di professionisti, ma cela intriganti segreti che solo con un’attenta esplorazione potranno essere portati alla luce.
Esplorazione che si rivelerà preziosa durante tutta la campagna, sia per scoprire la verità che si nasconde dietro Pantheon (grazie a documenti, registrazioni audio e quant’altro), sia per raccogliere denaro contante, spendibile poi all’interno dello stesso QG. L’aggiunta dello zaino al nostro occorrente permette inoltre di portare con noi un arsenale molto più ricco rispetto al passato: non dovremo più scegliere tra flashbang e stordenti, tra RC-XD e granate a frammentazione, una volta trovato il gadget che più ci serve, potremo portarlo nello zaino ed utilizzarlo al momento giusto. Opzione rivelatasi imprescindibile per le missioni libere, durante le quali avremo la possibilità di scegliere uno o più punti di interesse e portare a termine gli obiettivi a seconda dello stile di gioco che più ci assomiglia (senza dimenticare che gli sviluppatori spingono comunque verso un approccio stealth e ragionato, punendo con spietate orde di nemici i giocatori meno assennati).
L’Omnimovement permette a chiunque di sperimentare acrobazie spericolate
Ma a rendere questa campagna davvero stuzzicante non è solo la grande varietà dei livelli, la cura nei dettagli delle singole ambientazioni o il rimando ad eventi o personaggi della nostra storia recente, ma l’eccezionale longevità rispetto alle ultime incarnazioni della saga (parliamo di 10 ore almeno, se si dedica il giusto tempo all’esplorazione e al completamento delle sfide secondarie) e la maturità della narrazione, che seppur non raggiunga i fasti dei primi capitoli, si attesta su ottimi livelli, sciorinando un’appassionante storia di spionaggio moderno dal marcato taglio hollywoodiano come non se ne giocavano da un po’ di tempo.
È quindi ingiusto parlare del multiplayer competitivo come del cuore pulsante della produzione, almeno se si parla di Call of Duty: Black Ops 6, che potete acquistare sullo shop online di GameStop a questo link. Tralasciando il fatto che Treyarch ha anche in questo caso voluto metterci il proprio zampino, presentando il cosiddetto Omnimovement. Si tratta in parole povere della possibilità di muoversi agevolmente e velocemente in ogni direzione, sfruttando le scivolate e i salti in maniera indipendente dalla direzione del puntatore. Questo vuol dire che ci si può tuffare in avanti e ruotare il proprio corpo in volo per sparare a chi è dietro di noi. Oppure scattare lateralmente mantenendo l’arma puntata dritto davanti al nostro sguardo.
Ciò permette a chiunque di sperimentare acrobazie spericolate, giocate sensazionali e azioni irripetibili da caricare in rete per la gloria personale. Purtroppo il sistema di Movimento Assoluto risulta poco incidente per i giocatori su console, a causa della ridotta mappatura dei tasti e della scomodità atavica del joypad rispetto ad una più immediata configurazione su PC. Il risultato è che nei matchmaking misti, spesso e volentieri quindi avrà la meglio chi impugna mouse e tastiera, senza sconti per chi invece gioca da Xbox o PlayStation.
Altra gustosa novità riguarda le esecuzioni: premendo due volte il tasto dedicato, non uccideremo più all’istante il nostro avversario, ma lo terremo in ostaggio come scudo umano. Una trovata divertente, ma di limitata utilità del multiplayer classico a causa soprattutto della frenesia delle partite. L’opzione scudo umano trova invece una sua perfetta dimensione nelle partite di Warzone, dove azzoppare un nemico e prenderlo in ostaggio per ottenere un concreto vantaggio sugli altri superstiti del suo team è una tattica arguta e quasi sempre vincente (specifichiamo che una volta bloccato un giocatore, gli si può parlare attraverso il microfono, anche se fa parte del team opposto).
Se c’è però una cosa in cui Black Ops 6 non risulta appagante è la poca scelta di modalità di gioco e il limitato numero di mappe a disposizione. Si tratta sicuramente di due fattori che come ben sappiamo, verranno rimpinguati nel tempo in maniera del tutto gratuita attraverso le stagioni ed i pass a loro dedicati; tuttavia è difficile non fare il paragone con le decine di ambienti a disposizione al lancio di Modern Warfare 3 (che poteva vantare anche quelle presenti nei due capitoli precedenti) e della vasta selezione di modalità a rotazione continua.
Quest’anno, oltre le classiche Deathmatch a Squadre, Dominio ed Eliminazione Confermata, c’è poco altro e le mappe, seppur sviluppate con una dovizia senza pari, favorendo uno scontro PVP senza eguali, sono poche e nell’arco di un pomeriggio un buon giocatore è già capace di padroneggiarle a dovere.
Con le festività di Halloween tuttavia, Treyarch è corsa ai ripari ed ha reso disponibile gratuitamente Nuketown, vero e proprio cavallo di battaglia della saga e noi speriamo che questi omaggi possano ripetersi con la giusta costanza.
Particolarmente riuscito è il comparto sonoro, con un eccellente doppiaggio nella nostra lingua
Come detto pocanzi, la modalità Zombi invece fa un passo indietro e torna ai fasti originali, celebrando giustamente una modalità cooperativa che pur subendo innumerevoli variazioni, è sempre stata amata e seguita da un vasto pubblico. Nella sua attuale incarnazione, Zombi porta con sé due principali novità, oltre all’ufficiale abbandono della struttura open-world per una più consona mappa chiusa, ma ricca di segreti e punti di interazione differenti. La prima è il ritorno dell’indicatore della vita dei nemici, ora nuovamente visibile sulla testa di ciascun non morto e l’altra è la possibilità di personalizzare anticipatamente il proprio equipaggiamento ed iniziare quindi la partita con la più assoluta libertà. Le due mappe, Terminus e Liberty Falls sono molto diverse tra loro e per entrambe c’è la possibilità di giocare offline, affrontando in solitaria le infinite orde di mangia-carne. A questo proposito è stato introdotto un sistema di salvataggio che permette al giocatore di tornare sui propri passi senza dover ripetere tutto daccapo, anche se ha solo pochi minuti da dedicare al gioco. Un’aggiunta intelligente, che favorisce il single player e permette la fruizione della modalità anche a chi non ama particolarmente il PVE.
Il sistema di progressione non è troppo diverso rispetto al passato: anche in questo caso la dedizione al gioco è tutto e solo chi impegna tante ore del proprio tempo a raccogliere power-up e modificatori potrà permettersi di affrontare con serenità le fasi più avanzate dell’avventura.
Tecnicamente Call Of Duty: Black Ops 6 si mostra in gran forma, grazie ad un comparto grafico tirato a lucido, una resa dell’illuminazione totalmente rivisitata e un motion-capture che fa faville, apprezzabile soprattutto durante la campagna, dove attori e doppiatori danno il meglio. I 60 frame al secondo sono ormai una garanzia granitica, sia online che offline e soprattutto agli elevatissimi ritmi di questo gioco assicurano un lodevole risultato, joypad alla mano.
Permangono le perplessità legate all’HUB principale di Call Of Duty, ancora molto lento e confusionario, che comunque non ci esime dai quotidiani aggiornamenti, download e riavvii. Dato che un numero davvero esiguo di giocatori mantiene sul proprio hard-disk più di un COD alla volta (anche perché un singolo gioco occupa quasi sempre più di 100 GB di spazio), l’utilità di questo HUB è ai minimi termini e sarebbe più sensato dividere titoli, progressi ed obbiettivi, invece di mettere tutto nello stesso caotico calderone.
Particolarmente riuscito è il comparto sonoro, con un eccellente doppiaggio nella nostra lingua ed un’attenzione meritevole agli effetti acustici delle armi, sia che esse siano fucili, mitragliette o bombe a mano. Il team di sviluppo ha ammesso di aver lavorato a lungo su ogni singola arma e di aver cercato di ricreare quanto meglio possibile il realismo dei colpi sparati a seconda delle superfici colpite o degli ambienti che ci circondano. Il risultato di questo sforzo è evidente e pur non raggiungendo i livelli maniacali del 2019 con Modern Warfare, sarà altrettanto soddisfacente per i giocatori più esigenti.
Conclusioni
Senza troppi giri di parole possiamo affermare che Call Of Duty: Black Ops 6 è una delle migliori incarnazioni della serie da parecchi anni a questa parte.
Consci di dover presentare un prodotto fresco, appassionante e diverso rispetto all’ultima iterazione, Treyarch e Raven Software attingono a piene mani dalle migliori storie di spionaggio anni ’90, costruendo una campagna single player stratificata, divertente e con tanta personalità. La stessa dedizione si evince nel comparto multigiocatore, dove l’introduzione del Movimento Assoluto, la nuova progressione per le classi Prestigio e la qualità delle mappe disponibili (seppur in numero esiguo), sono tutte novità non scontate in un titolo che a cadenza annuale cerca disperatamente di sorprendere gli appassionati, purtroppo non spuntandola sempre.
Tutto questo lascia intravedere quanto siano serviti questi 4 anni di sviluppo e quanto sia fondamentale avere il giusto tempo per determinare la riuscita di un prodotto videoludico di alta qualità come questo. Non stiamo parlando di gioco perfetto, né tantomeno millantiamo di avere tra le mani il futuro degli sparatutto competitivi, ma possiamo dire questo: Black Ops 6 rappresenta un nuovo punto di partenza per il franchise, per gli studi di sviluppo che ci hanno lavorato dietro le quinte e per lo stesso publisher, di recente sconvolto da notizie poco lusinghiere. La saga di Call Of Duty ha ancora tanto da raccontare e se i presupposti sono questi, ci aspetta un futuro promettente.
Imperdibile per i fan della saga, potrebbe essere il capitolo di riavvicinamento per chi ha abbandonato il brand anni fa.
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Good
+Campagna single player longeva e intrigante+Numerose le novità e quasi tutte indovinate+PVP e PVE su ottimi livelliBad
-Poca varietà nelle compagini multiplayer-L’HUB centrale ha poco senso di esistere-IA nemica claudicante
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