Un porting eccellente sotto tutti i punti di vista.
Final Fantasy VII non è semplicemente un gioco: è un’icona, un caposaldo della cultura pop che ha segnato un’intera generazione di videogiocatori e videogiocatrici fin dal suo debutto nel lontano 1997. La sua uscita ha ridefinito il concetto di JRPG su scala globale, portando la narrazione e il comparto tecnico dei giochi di ruolo a nuovi livelli. Cloud Strife, Tifa Lockhart, Aerith Gainsborough e Sephiroth non sono solo personaggi, ma veri e propri simboli della storia videoludica, rimasti impressi nell’immaginario collettivo per oltre venticinque anni. Proprio Sephiroth, il celebre antagonista dai capelli d’argento, è ancora oggi considerato uno dei villain più iconici del medium, al pari di figure come Bowser o Ganondorf.
Quando Square Enix annunciò Final Fantasy VII Remake, il mondo videoludico fu scosso. L’idea di riportare in vita un titolo tanto amato era già di per sé ambiziosa, ma la decisione di suddividere il gioco in tre parti fece discutere non poco la community. Eppure, il primo capitolo di questo mastodontico progetto riuscì a dimostrare che Final Fantasy VII è una storia ancora attuale, capace di emozionare anche le nuove generazioni con una narrazione modernizzata e un sistema di combattimento rinnovato.
Dopo un’attesa che sembrava infinita, Final Fantasy VII Rebirth, il secondo atto di questa trilogia, è finalmente sbarcato anche su PC dopo il lancio su PlayStation 5. Più vasto, più ambizioso e più audace, Rebirth promette di espandere ulteriormente l’universo di Final Fantasy VII, portando i giocatori e le giocatrici fuori da Midgar e nel cuore pulsante del mondo di Gaia. Ma sarà riuscito a mantenere le aspettative e a rendere giustizia all’eredità del titolo originale? Scopriamolo insieme.
Dopo l’intensa fuga da Midgar che ha chiuso Final Fantasy VII Remake, in Final Fantasy VII Rebirth riprendiamo il controllo di Cloud Strife e del suo gruppo di eroi in una nuova avventura che si apre verso orizzonti ben più vasti. Lasciata alle spalle la città opprimente e metallica, il team si addentra in un mondo esteso, vibrante e tutto da esplorare, inseguendo la figura minacciosa di Sephiroth, il nostro caro capellone antagonista dai lineamenti delicati e dalla tempra sadica.
Questa seconda parte del remake riscopre il senso di viaggio e avventura, portando il giocatore e la giocatrice attraverso ambientazioni mozzafiato, da vaste pianure a foreste lussureggianti, da antiche rovine a città brulicanti di vita. Il mondo di Gaia non è mai stato così affascinante e ben realizzato, con un’esplorazione che, come ha detto il buon Pietro nella recensione PS5 del gioco, finalmente abbandona i vincoli troppo rigidi imposti da una mappa statica, permettendo un’interazione più fluida e naturale. L’ultima volta che un Final Fantasy ci aveva regalato una simile sensazione di libertà e immersione risale a Final Fantasy XII, con il suo ecosistema vivo e pulsante.
Questa seconda parte del remake riscopre il senso di viaggio e avventura
Ma non è solo l’ambiente a essere protagonista: il legame tra i membri del gruppo è più forte che mai, e non solo dal punto di vista narrativo. La chimica tra Cloud, Tifa, Aerith, Barret, Red XIII e Yuffie si riflette anche nel gameplay, grazie alle nuove sinergie di combattimento che permettono attacchi combinati devastanti. La squadra è un tutt’uno, e ogni interazione, ogni dialogo, ogni momento passato insieme rafforza la sensazione di vivere un viaggio epico con compagni insostituibili.
Per quanto riguarda la trama, come ho detto sopra, la mia opinione non si discosta molto dalla recensione della versione PS5, perciò vi consiglio di riprendere l’articolo prima di addentrarci insieme nel mondo della master race.
Per valutare al meglio la versione PC di Final Fantasy VII Rebirth, è doveroso fare una premessa sulle specifiche della mia configurazione. Sto giocando su un sistema con Windows 11 a 64-bit, un Intel i9-9900K, una GeForce RTX 2080 Ti, 64 GB di RAM DDR4 e il gioco installato su un SSD Samsung ottimizzato per il gaming. Ho comunque impostato tutte le opzioni grafiche al massimo possibile per spingere al limite le capacità tecniche del gioco.
Final Fantasy VII Rebirth è un trionfo tecnico su PC
E qui arriva la prima, grande sorpresa: Final Fantasy VII Rebirth su PC è un porting eccellente, capace di mantenere framerate elevati e costanti anche nelle situazioni più frenetiche. Grazie al supporto per NVIDIA DLSS, il gioco beneficia di una notevole ottimizzazione, con un upscaling dell’immagine e un miglioramento delle prestazioni che lo rendono fluido e spettacolare anche su configurazioni non di fascia altissima. Inoltre, il supporto al Variable Refresh Rate (VRR) garantisce un’esperienza visiva senza tearing o cali improvvisi di fluidità.
Dal punto di vista grafico, le differenze rispetto alla versione PS5 sono evidenti. Le texture appaiono più definite, i dettagli ambientali sono più nitidi e la qualità complessiva dell’immagine ne beneficia notevolmente, specialmente negli effetti di luce e ombreggiatura. Anche nelle battaglie più caotiche, tra esplosioni, scintille e animazioni pirotecniche, il gioco mantiene una stabilità impressionante, senza cali di framerate percepibili. Final Fantasy VII Rebirth è un trionfo tecnico su PC, dimostrando ancora una volta che la piattaforma può offrire il miglior modo di vivere questa epica avventura.
Final Fantasy VII Rebirth su PC è un porting eccellente
Dopo oltre cinquanta ore di gioco con Final Fantasy VII Rebirth su PC, posso dire con certezza che l’esperienza è stata estremamente fluida, senza particolari problemi di framerate o bug che abbiano realmente compromesso il divertimento. Certo, qualche piccola imperfezione c’è: ho notato sporadici episodi di compenetrazione poligonale, e il pop-in degli elementi ambientali può risultare visibile soprattutto negli spazi più aperti, ma si tratta di dettagli che non incidono significativamente sulla qualità complessiva del gioco.
Uno dei punti di forza della versione PC è la flessibilità nelle impostazioni grafiche. Oltre alla possibilità di regolare manualmente ogni singolo parametro, per chi preferisce un’esperienza più immediata sono disponibili tre preset grafici (Basso, Medio e Alto), che permettono di adattare il gioco a diverse configurazioni hardware senza dover perdere tempo a smanettare nei menu. Tuttavia, un aspetto fondamentale è l’SSD: senza di esso, il gioco rischia di soffrire di tempi di caricamento molto più lunghi, dato che il mondo di Final Fantasy VII Rebirth è ricco di dettagli e in continuo caricamento. Con un SSD di buona qualità, invece, il gioco scorre in maniera impeccabile, offrendo tempi di caricamento sensibilmente migliori rispetto alla versione PS5.
Conclusioni
Se non avete ancora giocato a Final Fantasy VII Rebirth, questa è senza dubbio la versione definitiva e la piattaforma migliore per goderselo al massimo delle sue potenzialità. Se invece avete già completato il gioco su PlayStation 5, potrebbe non esserci una motivazione abbastanza forte per acquistarlo nuovamente, se non il semplice desiderio di rivivere l’avventura con una resa grafica superiore e un framerate più stabile.
Ma diciamocelo: un gioco così bello e spettacolare, forse, merita davvero una seconda run solo per il piacere di perdersi di nuovo nel suo mondo.
Good
+Comparto grafico spettacolare+Il DLSS di NVIDIA fa miracoli+Ben ottimizzato e fluidoBad
-Mancanza di contenuti esclusivi PC
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