Torniamo a visitare la Boemia del 1403 nei panni di Henry di Skalica
Eccoci pronti a riprendere la nostra avventura in quel di Boemia, dopo le prime impressioni di qualche settimana fa su Kingdom Come: Deliverance II (acquistabile da GameStop, a questo link). Avventura che, laddove nella prima parte non ha dato alcun tipo di problema salvo dei piccoli bug non invalidanti o fastidiosi, a questo giro ha scoperto molto più il fianco e per la quale occorre una premessa doverosa: per venire incontro alla nostra esperienza in fase di recensione, gli sviluppatori hanno fornito l’accesso alla patch D1 che andrà a rattoppare diversi aspetti.
Una mano tesa più che gradita, tuttavia la patch era ancora in fase di rifinitura e anziché risolvere si può dire che ha creato non poche difficoltà prima assenti sulla seconda mappa di gioco. Molti più bug che spesso hanno obbligato a chiudere il gioco e riavviarlo poiché il semplice caricamento del salvataggio non bastavano, hitbox ballerine più frequenti e uno strano conflitto che ogni tanto si veniva a creare con il pad per cui non c’era soluzione se non, appunto, riavviare.
Vedendo il lato positivo della questione, questi problemi non si sono mai riflessi (conflitto pad/tastiera escluso) sulla trama principale andando piuttosto a intaccare varie missioni secondarie – il che, se non altro, ci ha permesso di arrivare alle battute finali del gioco. Tutto questo per dire che, al netto dell’esperienza lodevole offerta da Kingdom Come: Deliverance II e dalle promesse degli sviluppatori in merito al fatto che la patch D1 arriverà nelle migliori condizioni, non possiamo esimerci dal tenere in conto le difficoltà riscontrate nella seconda metà dell’avventura, laddove, come anticipato, la prima non ha creato difficoltà nelle sue oltre quaranta ore. Confidiamo nell’impegno del team ma al tempo stesso non possiamo ignorare quanto tortuoso e a tratti frustrante sia stato proseguire.
Detto questo, riprendiamo le redini di Lenticchia da dove ci eravamo fermati e concludiamo il nostro viaggio nella Boemia devastata dal conflitto tra Sigismondo e i sostenitori di re Venceslao. In fase di anteprima non l’ho menzionato ma come avrete capito dalle precedenti righe, Kingdom Come: Deliverance II si compone di due mappe, Trosky e Kuttenberg, che vanno inoltre a definire le due metà di un’avventura in cui sono percettibili i passi avanti mossi da Warhorse Studios, sia in termini di scrittura sia di gameplay – sebbene quest’ultimo non sia stato stravolto nella sue fondamenta. Perfezionato qui e lì, ecco, pur soffrendo ancora di qualche imprecisione come hitbox non sempre efficienti e comportamento erratico dei PNG; su questo però dobbiamo aggiungere, per spezzare una lancia in favore della famosa patch D1, che nella mappa di Kuttenberg abbiamo notato molta meno casualità nelle loro reazioni rispetto a Trosky. Risultano decisamente più coerenti.
Un’avventura in cui sono percettibili i passi avanti mossi da Warhorse Studios
Se la prima mappa vi sembra grande, Kuttenberg lo è di più e presenta anche una grande quantità di attività, missioni secondarie e tutto quanto possa venirvi in mente. Chiaro, a patto di chiedere a locandieri e informatori quali sono le novità della zona, non è che gli incarichi o le situazioni piovono dal cielo (anche), ma se vi prendete l’impegno di curiosare anche negli angoli più nascosti non sarete delusi da quello che scoprirete; potreste, anzi, sentirvene sopraffatti, perché Warhorse non vi lascia mai con le mani in mano e trova sempre un sistema per impegnare il vostro tempo. Kingdom Come: Deliverance II è, se non si fosse capito in questi ultimi mesi, un gioco nettamente più grande del primo che pure non era contenuto. Si prosegue il viaggio di Henry da dove l’abbiamo lasciato anni fa e si prosegue lungo il sentiero di una vendetta che ancora lo tormenta. A cavallo o a piedi, dunque, la Boemia del 1403 si spalanca ancora una volta di fronte a noi, pronta a intrattenerci con i suoi racconti e i suoi personaggi, ciascuno memorabile a modo proprio. In base alle azioni compiute le persone si ricorderanno di noi, in modo più o meno favorevole e commenteranno o agiranno di conseguenza, rendendo così l’intero mondo di gioco vivo e reattivo nei nostri confronti.
Parlando della scrittura, senza ovviamente menzionare nulla di compromettente della trama, questo seguito non è soltanto molto più esteso ma anche più intrigante del precedente. La politica entra di prepotenza in Kingdom Come: Deliverance II, mettendoci spesso in situazioni dove la diplomazia, ma anche l’inganno, salgono sul palco pronti a mostrare la delicatezza di equilibri che è facile spezzare, a volte anche con la forza. I dialoghi risultano ben scritti, gli scambi non annoiano mai a prescindere che si tratti della storia o di attività con cui intrattenersi. Ogni personaggio emerge con forza per una o più caratteristiche e al netto di nomi magari non semplici da ricordare riesce ugualmente a imprimersi. Della narrativa, che poi va a legarsi al gameplay, abbiamo molto apprezzato la possibilità di risolvere una situazione in modi diversi e non per forza suggeriti dal gioco: tutte valide, interessanti da scoprire quando non vengono imbeccate dal sistema e capaci di portare a esiti inaspettati, forse anche a una risoluzione più rapida rispetto a opzioni “canoniche”.
Per fare un esempio pratico, non di trama e restando comunque sul più vago possibile: parlando con una persona ci è stato chiesto di aiutarla a risollevare il suo commercio di vino, carpendo il segreto di una particolare produzione il cui ingrediente segreto è, appunto, tale. L’idea principale era di parlare con una persona specifica, per far colpo sulla quale era tuttavia d’obbligo vestirsi da nobile, non esattamente lo stile che adottavamo abitualmente. Ciò comportava l’acquisto, o il furto, di abiti ad hoc con relativo dispendio di soldi, tempo ed eventuale reputazione qualora venissimo beccati. Se però si prenota una stanza per la notte nella locanda dove si trova l’uomo e “casualmente” si fa un giro nei dintorni è possibile trovare un registro al cui interno si trovano le informazioni necessarie.
Narrativamente, questo seguito non è soltanto molto più esteso ma anche più intrigante del precedente
Qual è il punto interessante di tutto questo? Non solo che ottenere il registro non era minimamente citato tra le opzioni possibili ma, una volta preso, non abbiamo alcun suggerimento in merito: siamo noi a dover considerare l’ipotesi di consegnarlo al committente. Il nostro compito era carpire il segreto e sì, ci veniva suggerito un modo ma ciò non comportava che fosse necessariamente l’unico. Questo è uno dei tanti esempi di situazioni simili che possono occorrere, nonché la prova di come la scrittura di Kingdom Come: Deliverance II abbia fatto passi avanti assieme al gameplay e alla possibilità di gestire missioni secondarie più o meno complesse.
In tal senso, Warhorse Studios ha svolto un lavoro innegabilmente interessante, dove peraltro ogni possibile opzione si incastra bene nella scrittura complessiva della missione in oggetto. Questo significa che la narrazione sia esente da difetti? No, ci sono, anche durante la trama principale, dei momenti che stridono e di cui è difficile non accorgersi, tuttavia vista l’estensione della storia è plausibile che qualcosa vada meno liscio di quanto ci si aspetti.
Nel complesso, l’impianto narrativo messo in piedi dagli sviluppatori funziona: non è una storia originale, anche perché deve mescolarsi a fatti realmente accaduti e mantenere tutto con i piedi per terra (il cosiddetto Dungeons senza Dragons), ma non è obbligata a esserlo. Ciò che conta è la qualità della scrittura e su questo non c’è alcun dubbio: si nota la maturazione rispetto al precedente e quanto questi anni siano serviti a Warhorse Studios per offrire un seguito assolutamente meritevole, intenso e in continuo crescendo fino a un finale che considererà tante cose. Più di quante pensate.
Senza discostarci troppo da questo aspetto, passiamo al gameplay. Come nel primo capitolo, Henry può fare conto sulle proprie capacità e conoscenze per uscire da una discussione in modo a lui favorevole. Tutto dipende su quali avete scelto di investire, quanto le usate così che aumentino di livello e, in casi come l’Erudizione ma anche lo stesso Dialogo, quanto vi informate sul mondo attorno e parlate con le persone. Ci sono quindi azioni che potreste considerare poco utili e invece hanno un impatto notevole, seppur nascosto, su alcune delle abilità di Henry. Ancora una volta, Kingdom Come: Deliverance punta sull’essere poco telefonato in merito a come migliorare le proprie abilità, soprattutto oratorie e in generale di conoscenza: se da un lato vale sempre il concetto per il quale la pratica rende perfetti, dall’altro l’interazione con il mondo circostante e la curiosità nei suoi confronti sono essenziali per perfezionare Henry.
Si nota la maturazione rispetto al precedente
Un difetto, se vogliamo, che abbiamo riscontrato in questo sistema non riguarda tanto la sua applicazione per sé quanto un talento a esso legato e sbloccabile tra i vari possibili: a un certo punto potrete scegliere se mostrare la difficoltà di successo delle risposte a vostra disposizione, un sistema che però abbiamo trovato più fuorviante che utile perché rischia di intimorire i giocatori, tenendoli alla larga da risposte etichettate come “molto difficile” quando invece è più che possibile superarle perché il talento è molto sviluppato. Non sappiamo se sia una scelta voluta o qualche conflitto che la patch D1 andrà a risolvere ma, avendolo attivato, confermiamo che il suo effetto è più deleterio che di effettivo aiuto. Sarà disponibile dopo decine di ore di gioco, a patto di aver coltivato il talento relativo, dunque quando ormai sarete pratici dell’equilibrio tra successo e fallimento, ciononostante va a tirare il freno a mano lì dove meno servirebbe lasciando un po’ confusi.
Fatta questa precisazione, il gameplay segue le orme del precedente ma va a smussare alcuni spigoli. Il combattimento è anzitutto molto più gestibile, tanto che pur non giocando a Kingdom Come: Deliverance da diversi anni siamo riusciti a padroneggiarlo già nel tutorial ed è, lentamente, andato a perfezionarsi sempre di più. Lascia davvero la sensazione di sentirsi immersi in uno scontro, con tutte le varie difficoltà che comporta affrontare più di un avversario alla volta – per quanto bravi possiate essere, già tre rappresentano una sfida molto ardua. Le diverse combo e i colpi da maestro da imparare qua e là lungo la Boemia rendono le battaglie più accattivanti perché per eseguirli occorre prestare attenzione alla posizione dell’avversario ed essere reattivi nell’adeguarci.
Ad esempio, nel nostro caso siamo abbonati al colpo da maestro con spada a una mano, tuttavia non è raro che il cambio di posizione del nemico subito seguito da un suo attacco non ci dia il tempo di adeguarci e nel giro di una frazione di secondo dobbiamo sapere di non utilizzare l’attacco ma la difesa, frapponendo lo scudo o la spada stessa, per evitare di esser feriti. Nettamente migliore anche l’utilizzo dell’arco, una delle croci del gioco originale, sebbene l’implementazione della balestra come nuova arma lo faccia presto passare in secondo piano a favore di questa per una maggiore chiarezza nella mira. Lo schioppo, inedito a sua volta, è parecchio impreciso ma d’altronde non è nemmeno quell’arma che si utilizza per fare le cose di fino, perciò ha senso che sia complicato prendere bene la mira e colpire il bersaglio da lontano.
Di quality of life Kingdom Come: Deliverance II non è parco, così come di migliorie a elementi già esistenti
Lo stesso menu dell’equipaggiamento, con la possibilità di portare con sé più di un’arma e dunque passare velocemente da una all’altra in campo aperto, è una manna dal cielo che va a snellire moltissimo il gameplay soprattutto quando si tratta di passare dal corpo a corpo a un eventuale scontro a distanza – o anche solo se si vuole portare una spada a due mani e a una mano, con tanto di scudo, per meglio adeguarsi a determinate situazioni. Nulla ci impedisce, in fase di combattimento, di entrare nel menu e comunque cambiare arma, tuttavia tornando poi al gioco è difficile capire se l’arma nuova va estratta oppure no e in generale si creano degli ostacoli che vanno a svantaggio nostro. Con questa opzione si gestisce tutto al meglio. Sulla falsariga abbiamo lo stealth, che beneficia delle icone con i conigli per sapere l’eventuale stato di allerta dei nemici: semplice, in tema e pratico.
Di quality of life Kingdom Come: Deliverance II non è parco, così come di migliorie a elementi già esistenti. Prendiamo ad esempio la routine dei personaggi e il sistema di crimine/punizione: in questo sequel i PNG sono meno propensi ad avervi tra i piedi, che sia notte o voi vi troviate in zone private, perciò se vi vedranno vi diranno di andarvene e continueranno a seguirvi finché non sarete lontani dalla loro proprietà. In caso di insistenza da parte vostra potranno o chiamare le guardie o, nella quasi totalità delle situazioni, dare la possibilità di fare ammenda in qualche modo: qui potrete vedere voi se pagare, utilizzare la vostra dialettica, reagire o accettare l’eventuale punizione che segue. I crimini compiuti non macchiano solo la vostra coscienza, che potrete mondare con un pellegrinaggio oppure offrendo del denaro sonante alla cassa delle indulgenze, ma anche la vostra reputazione che a sua volta influenzerà come sarete visti nel villaggio o cittadina di riferimento. Inoltre, se siete ricercati in un posto tali resterete finché in qualche modo non ne verrete a capo: le guardie hanno un’ottima memoria. Le punizioni, se per qualsivoglia motivo non avete altro modo di cavarvela, sono in crescendo e vanno dalla semplice gogna fino alla marchiatura a fuoco e, nel caso di un ulteriore crimine, all’esecuzione pubblica.
Potremmo stare qui ancora paragrafi su paragrafi a descrivere ogni singolo aspetto che è stato migliorato in Kingdom Come: Deliverance II e come questo vada a impattare sul gameplay in modo più evidente o meno. A carattere generale il lavoro svolto da Warhorse Studios è ancora una volta imponente, che punta in alto e pur non raggiungendo forse le vette sperate mostra l’evoluzione e l’esperienza accumulata in questi anni. Non è scevro da difetti o, a volte, ingenuità, ma nemmeno si possono chiudere gli occhi sull’esperienza offerta nella sua scrittura ed intensità. Gli sviluppatori hanno voluto fare tanto e in questo tanto non sono venuti a mancare degli inciampi, al tempo stesso però non siamo al punto del proverbiale troppo che stroppia.
Le farraginosità ludiche che hanno reso controverso l’originale sono state aggiustate, soprattutto scassinamento e borseggio, andando in questo a creare maggiore omogeneità tra narrativa, estetica e gameplay. Permane invece un’intelligenza artificiale discutibile che mostra momenti di coerente reattività ad altri di stupidità totale, sebbene in maniera meno marcate del precedente. Kingdom Come: Deliverance II è ancora quel gioco ambizioso e un po’ controverso degli esordi, tuttavia si è reso più conto dei propri limiti e cerca di adattarvisi senza remare loro contro, riuscendovi nella maggior parte dei casi e dando prova del proprio percorso evolutivo. Resta la curiosità di vedere come saranno le espansioni annunciate dal team e quanto valore aggiunto porteranno in futuro all’esperienza.
Conclusioni
Kingdom Come: Deliverance II può essere visto come il capitolo originale sotto steroidi: ampliato sotto il profilo narrativo, con una storia dove l’intreccio politico si fa molto prominente e solo occasionalmente espone il fianco a qualche ingenuità, rivisto nel gameplay per migliorare là dove il primo gioco risultava troppo farraginoso, è la dimostrazione che questi anni sono serviti a Warhorse Studios per fare tesoro dell’esperienza accumulata e metterla a frutto. Ci sono ancora degli aspetti migliorabili, come l’intelligenza artificiale, tuttavia nel complesso siamo di fronte a un ottimo seguito che saprà intrattenervi quanto e più del precedente.
Come detto in apertura della recensione, la patch D1 che è stata offerta in anteprima ha portato a difficoltà e problemi che forse non sarebbero occorsi in sua assenza: ciononostante, pur riconoscendo gli ostacoli a cui ci ha messo di fronte questa patch, vogliamo dare fiducia al team di sviluppo che ha promesso di far avere, al lancio, una patch rifinita a dovere. Da qui un voto che vuole sia premiare l’innegabile lavoro svolto e i suoi esiti, sia riconoscere l’impegno preso dagli sviluppatori nei confronti di questi problemi.
Good
+Scrittura sempre molto valida+Mappe ricche di attività e incarichi+Gameplay migliorato sotto tanti aspetti+Le missioni hanno molteplici approcci, anche nascostiBad
-Leggere inconsistenze narrative-Qualche bug di troppo da risolvere-Intelligenza artificiale migliorabile
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