Una regina del videogioco torna in azione: ecco la sua storia!
L’arrivo di Mai Shiranui in Street Fighter 6 (acquistabile da GameStop, a questo link), forse ancor più di quello di Terry Bogard, è da vivere come una festa: Capcom e SNK da tempo hanno sotterrato l’ascia di guerra e possono dedicarsi ai crossover nelle loro produzioni, cosa che rappresenta è una vittoria per tutti noi.
Allo stesso tempo però è anche l’ennesima occasione per rendersi conto di come il tempo stia passando, inesorabile, e di quante generazioni abbiamo attraversato dagli esordi della provocante kunoichi in rosso. Già, ben prima della genesi di Lara Croft e del consolidamento di Samus, le figure femminili più rilevanti nel gaming erano da ritrovarsi in personaggi dall’enorme carisma come poteva essere Terra di Final Fantasy VI oppure, più semplicemente, tra le protagoniste dei picchiaduro.
Chun Li in casa Capcom e Mai Shiranui per SNK hanno mostrato le due facce di una stessa medaglia, conquistando i giocatori grazie alle loro abilità (e le loro grazie) per arrivare a oggi nelle loro incarnazioni più moderne e apprezzabili. Ma qual è la storia di Mai, almeno a livello videoludico? Ripercorriamola insieme nelle sue apparizioni più importanti!
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All’inizio degli anni 90 il genere dei picchiaduro 2D era saldamente nelle mani di Capcom e del suo Street Fighter II, talmente ben riuscito e apprezzato dal pubblico che non solo continuava a ripresentarsi con nuove edizioni aggiornate, ma riusciva anche a generare un numero spropositato di imitatori e competitor.
Molti li abbiamo visto sul Neo Geo, la pirotecnica “console da sala giochi” su cui è nato Fatal Fury, la prima avventura dell’ormai leggendario Terry Bogard. Il discreto successo del gioco portò inevitabilmente a un sequel, in cui il team provò a dare un tocco di colore trasformando in corsa un personaggio maschile in una versione decisamente più “ammiccante” verso il pubblico.
Mai Shiranui nasce così, per la volontà di avere in Fatal Fury 2 un personaggio che potesse “ricordare una idol” e conquistare il pubblico che fino a quel momento si era trovato di fronte solo una selezione di nerboruti maschioni. La cosa ha funzionato? Beh, se ne stiamo parlando oggi, pare proprio di sì! Unica nota negativa: non sapremo mai cosa avevano in mente gli sviluppatori per il loro “ninja Shiranui”… ciao, piccolo ancielo!
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La crescita del genere dei picchiaduro a incontri venne presa molto sul serio in casa SNK, la quale si fece artefice di una produzione di titoli di spessore che fece da traino al genere su Neo Geo. La competizione si faceva serrata nelle sale giochi e il mercato sembrava volesse crescere all’infinito (almeno nella prima metà del decennio) e ciò portò a una mossa curiosa nonché potenzialmente autodistruttiva: creare un gioco crossover tra i propri titoli e farlo diventare il titolo principale per l’azienda.
The King of Fighters era proprio questo: prendeva i personaggi di Fatal Fury e Art of Fighting (i maggiori successi di SNK, ma comunque lontani dai risultati di Street Fighter) per inserirli in un universo allargato e in un nuovo contesto narrativo, molto più graffiante ed esagerato, con nuovi protagonisti e antagonisti che si sfidavano in team di 3 contro 3. Fu un successo clamoroso, che resiste tutt’ora nel tempo proponendo sempre nuovi capitoli
Tra gli esponenti “storici” non poteva mancare Mai Shiranui, rappresentante del Team Inghilterra, composto da sole donne. Sicuramente più conosciuta delle due compagne (King e Yuri di Art of Fighting), la kunoichi divenne estremamente celebre per le sue intro decisamente sensuali e le animazioni… ipnotiche. Vero, oggi siamo abituati a ben di peggio, ma stiamo parlando degli anni 90 e di un genere che vedeva maggiore partecipazione nelle sale piuttosto che sulle home console. Mai divenne un vero mito, scalzando abbastanza facilmente Chun Li dal trono di combattente “simbolo” del genere.
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Sebbene il successo della serie The King of Fighters tra i picchiaduro 2D presenti nelle sale era innegabile, allo stesso però era impossibile far finta di non vedere l’enorme crescita dei titoli in 3D, guidati già negli anni 90 dai pionieristici tentativi di SEGA (Virtua Fighter) e Namco (Tekken), con Capcom che si trovava nell’atipico ruolo di “inseguitore” con le sue produzioni collaterali (Rival Schools, ad esempio) e faticava a trovare il giusto momento per trasportare Street Fighter nella terza dimensione.
SNK, la quale aveva appena vissuto una pesante ristrutturazione interna da cui è nata SNK Playmore, dava l’impressione di essere la più in difficoltà, rimasta ancorata al calore delle produzioni bidimensionali e ormai fuori dalla corsa hardware che aveva abbandonato i confini delle sale giochi per approdare nelle case dei giocatori, principalmente grazie all’avvento di PlayStation. Prima o poi il passaggio tecnologico sarebbe dovuto avvenire… ma come sarebbe andata?
King of Fighters: Maximum Impact segna l’esordio della serie nel mondo 3D, presentandoci nuovi (discutibili) protagonisti e alcuni dei personaggi più amati dai fan in nuove e stranianti interpretazioni tridimensionali. Tra queste anche Mai Shiranui, per la prima volta, diventa “solida”, che sfoggia il suo classico vestito rosso e presenta anche un costume alternativo, decisamente diverso dall’originale. Risultato complessivo? Non entusiasmante, per non dire estremamente deludente, ma quantomeno era un inizio!
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Niente da fare: l’esperimento 3D di The King of Fighters non è andato per il verso giusto, lasciando uno spiacevole retrogusto ai giocatori e convincendo la (nuova) SNK a fare marcia indietro per tentare una rivoluzione nel bidimensionale. Un drastico taglio col passato porta The King of Fighters XII ad abbandonare tutti i vecchi sprite, ridisegnati a mano e realizzati con dimensioni e definizioni estremamente generose, 4-5 volte superiori alla media per il genere.
Si tratta di un balzo tecnico estremo ma in una direzione opposta al mercato: sarà quella giusta? Di certo non lo è per MaiShiranui, incomprensibilmente lasciata fuori dal gioco e che tornerà solo nel capitolo successivo, anche questo realizzato in 2D. Scelte curiose a parte, non c’è nulla da dire: Mai è tornata ed è splendida!
Oggi possiamo rivivere questo titolo così peculiare con The King of Fighters XIII Global Match, re-release dell’originale per piattaforme moderne.
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Il discreto successo degli ultimi due The King of Fighters in 2D non è però sufficiente a ritardare ancora una volta l’avvento nelle tre dimensioni: il mercato console è maturo, i tempi sono cambiati e non è più possibile affidarsi alle sale giochi. SNK non può sbagliare e riversa nel nuovo The King of Fighters tutto il suo impegno per dare finalmente vita a una versione 3D del gioco che renda giustizia al gameplay originale e non tradisca l’iconica estetica del personaggi.
Ma non solo: SNK ha capito che può capitalizzare anche al di fuori dei suoi giochi e Mai diventa così graditissima ospite nelle adrenaliniche sfide di casa Koei Tecmo, partecipando come guest star sia in Dead or Alive 5 che in Dead or Alive 6. Pur subendo un restyle in linea con la serie creata dal Team Ninja, che la snatura un po’ agli occhi dei fan, la trasposizione da sprite a modello poligonale risulta ottima.
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È nel 2016 che assistiamo all’esordio ufficiale (e numerato) della serie The King of Fighters nel 3D: con The King of Fighters XIV si è infatti finalmente dato inizio a una nuova era per la serie, che pare ormai essersi comodamente riposizionata al fianco degli storici competitor. Certo, l’impegno tecnico è distante da quello che si può trovare in un Tekken o in uno Street Fighter, ma l’efficacia con cui l’immaginario degli anni 90 è stato riportato in Unreal Engine 4, utilizzato anche nel 15° capitolo, è davvero innegabile!
Menzione speciale per SNK Heroines: Tag Team Frenzy, il colorato picchiaduro il cui roster comprendeva solo personaggi di sesso femminile (compresa una cringissima versione genderbent di Terry Bogard), tra cui anche Mai Shiranui. Ovviamente.
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Arriviamo finalmente ai giorni nostri con l’attesissima collaborazione in casa Capcom: dopo aver titubato a inserire dei guest characters per generazioni, finalmente con il sesto capitolo della storica saga avviene lo “scontro tra mondi” tanto atteso!
Dopo Terry Bogard, che è entrato nel mondo di Ryu e Ken a settembre, è proprio la nostra kunoichi preferita a prendersi la scena: a partire dal 5 febbraio infatti Mai Shiranui è disponibile in Street Fighter 6 per tutti i possessori del pass personaggi dell’anno 2.
Come se la caverà in questo nuovo mondo? Chi avrà la meglio nella storica sfida contro Chun Li? È tempo di scoprirlo!
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