Caccia grossa…
Ossessione, Cinema: termini strettamente connessi. Complementari.
La nuova pellicola di Kathryn Bigelow (Oscar – meritato – per The Hurt Locker) narra la fiaba nera di una donna che proprio grazie ad una divorante ossessione pone fine alla caccia all’uomo più famigerata della storia contemporanea, ma soprattutto ad un desiderio personalissimo e soverchiante.
L’ossessione distilla il meglio ed il peggio di – e da – un uomo, senza distinzione.
Si radica come un virus, e come un virus distrugge.
Zero Dark Thirty ha almeno due volti: quello storico, realistico e limato nei minimi dettagli (luoghi, date, nomi, divise, armi, mezzi), e quello introspettivo, complesso, denso, discreto ma potente.
Jessica Chastain interpreta un’agente CIA gettata nella mischia senza sconti né censure, forgiata dal dolore sarà pronta a dedicare la vita per guardare – finalmente – negli occhi chi ne è la causa prima: Osama bin Laden. Dead or alive.
Problemone: come si cattura un fantasma?
Tolta la sovrastruttura, ci troviamo di fronte ad un ottimo thriller capace di generare dubbio e tensione senza ricorrere ad espedienti “fracassoni” o improbabili, il fuoco è alimentato da dialoghi serrati e nervosa attesa, dalle prime sequenze fino ad arrivare al “cardiopalmatico” assalto dei S.E.A.L.s alla casa-fortezza.
Sarà il pagliaio giusto in cui cercare l’ago? Supponiamo di aver vissuto fuori dal mondo per un paio d’annetti a questa parte e troveremo risposta nelle concitate sequenze finali.
Una donna , un’ossessione: il resto è Storia, e forse conta meno.
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A noi ricorda…
Splinter Cell: la saga stealth nata dalla prolifica penna di Tom Clancy presenta evidenti analogie con il film della Bigelow, a partire dalla “cornice” fanta-politica entro cui ogni capitolo si sviluppa fino alle ambientazioni, alle tematiche, alla cura per i particolari ed al crudo realismo.
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