News 23 Mag 2013

I videogiochi non formano criminali: genetica e ambiente sociale sì

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Quando la scienza è dalla nostra parte. Uno studio conferma la ragionevolezza: il videogioco da solo non può influenzare comportamenti criminali in età adulta.

Il Dottor Christopher J. Ferguson, professore associato dell’università del Texas, A&M International University, ha condotto una ricerca per studiare il fenomeno della criminalità, nello specifico, i fattori che durante l’infanzia possono condurre a comportamenti criminali in età adulta. Uno studio del genere ai giorni nostri non poteva escludere, per ovvie ragioni, un attento esame dell’influenza dei media di intrattenimento (in parole povere: videogiochi), sempre molto discussi e accusati, più di una volta, di essere la principale influenza negativa sulla forma mentis degli adolescenti.

Lo studio ha portato ad affermare che il fattore genetico contribuisce considerevolmente nei soggetti che compiono atti criminali, questo aspetto è però seguito immediatamente dal contesto sociale in cui si cresce.

“Fondamentalmente abbiamo scoperto che la genetica e alcuni problemi sociali combinati tra loro possono predire gli arresti in età adultà […] nonostante i timori frequenti sull’influenza dei media, l’esposizione ad essi non sembra funzionare come un fattore di rischio per la criminalità adulta“.

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Sempre secondo i risultati degli studi:

“La genetica da sola non sembra far scattare il comportamento criminale, ma in combinazione con una severa educazione si possono riscontrare risultati negativi”.

Secondo J. Ferguson, la vicinanza della madre può ridurre l’impatto della predisposizione genetica alla criminalità in età adulta. Il professore sottolinea che certi comportamenti criminali non possono scaturire da un unico fattore ma dalla combinazione più o meno complessa di tanti di essi, come l’ambiente in cui un bambino cresce, la famiglia, i coetanei e lo status socioeconomico, tutti fattori che possono incidere su un futuro comportamento criminale.

“Le persone possono opporsi moralmente ad alcuni dei contenuti che esistono nei media, ma la questione è se questi possono lasciar prevedere comportamenti criminali. La risposta sembra essere no”.

Parole che ben riassumono l’aspetto della ricerca che più può interessare la community di videogiocatori, una categoria i cui confini, nella società moderna in cui tutti si sono interfacciati con un videogioco di qualsiasi tipo almeno una volta, sono ormai sempre più labili e incerti, o almeno questo è quanto augurarsi per il futuro.

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Fonte: Ricerca di J. Ferguson A&M International University, Texas

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