News 16 Apr 2014

Sniper Elite III – Hands On

Dagli ingombranti cabinati da sala giochi ai più recenti utilizzi impropri del no-scope, i videogiocatori hanno sempre dimostrato una certa inclinazione all’utilizzo delle armi da fuoco a lunga gittata. Poter assassinare silenziosamente da un riparo sicuro è un po il sogno di ogni guerrafondaio che si rispetti, quanto l’incubo di ogni soldato in prima linea. D’altronde si sa: in amore e in guerra tutto è lecito, e se un solo uomo può cambiare le sorti della battaglia, la questione etica finisce direttamente fuori dalla finestra. In bilico tra gloria e infamia quindi, la figura del cecchino ha da sempre stimolato l’immaginario collettivo e quelli di Rebellion sono decisi a continuare a celebrarne ogni sfumatura nell’acclamata serie Sniper Elite. Negli uffici di Halifax abbiamo potuto toccare con mano il codice alfa next-gen del terzo capitolo della serie che, sebbene ancora tecnicamente acerbo, ci ha permesso di provare le numerose nuove “feature” e i diversi miglioramenti apportati.

Dal freddo al caldo

Sniper Elite V2 ci aveva lasciati in una gelida Berlino diroccata, fatta di palazzi in rovina, vicoli angusti e toni cupi. Quest’ambientazione, per quanto suggestiva, portava il level design ad una linearità dell’azione e una buona dose di ripetitività delle situazioni. La strategia ideale prevedeva la pulizia silenziosa di un edificio da ogni sua forma di vita, per riuscire a conquistarsi una posizione elevata da cui iniziare comodamente la decimazione delle truppe naziste. In Sniper Elite 3 il paradigma cambia radicalmente: il gelo architettonico tedesco lascia spazio alle afose conformazioni rocciose africane. Questa coraggiosa scelta non solo apre a nuove meccaniche e potenzialità di gameplay, ma va anche a esplorare un contesto alquanto inusuale per la seconda guerra mondiale. Dove il nostro alter ego Karl, macchina da guerra americana trapiantata dietro le trincee nemiche, si occuperà di far saltare le cervella tedesche e, nostro malgrado, avrà anche noi italiani sulla lista nera. A livello di trama quindi, quelli di Rebellion hanno fatto tutti i compiti, inventando una situazione di fantasia e inserendola accuratamente in pezzo di storia riprodotto fedelmente. Dai ranghi delle truppe all’arsenale a nostra disposizione, tutto è stato passato al setaccio degli esperti, perfino i perk sbloccabili con i punti esperienza non esulano dallo spettro del realistico.

Esplorare l’Halfaya Pass, l’unico livello messo a nostra disposizione, è stato un piacere per gli occhi. L’attenzione minuziosa al dettaglio riesce a creare un valore aggiunto per l’immedesimazione nel personaggio e lo studio inglese è davvero riuscito a far vibrare l’Africa di colori e situazioni, ricreando una perfetta simbiosi tra gli artefatti umani e l’arida ambientazione. Questo nuovo contesto ha permesso agli sviluppatori di migliorare notevolmente l’estensione e la varietà delle mappe, da una parte moltiplicando i possibili percorsi che conducono agli obiettivi e dall’altra espandendo fino a 5 volte il terreno calpestabile visto nel predecessore. In questo modo ogni giocatore potrà scegliere l’approccio più congeniale al suo stile e solo la sopravvivenza decreterà la validità della tattica. Nella fase di pianificazione tuttavia, saremo costretti ad escludere il cosiddetto “run and gun“, che consiste nell’imbracciare l’arma da fuoco più potente a disposizione e correre eroicamente verso i nemici. Questa brillante idea non solo vi farà crivellare di colpi prima ancora di poter dire “rambo”, ma vi lascerà anche senza munizioni dopo poche e brevi raffiche. Per incentivare l’azione ragionata infatti, sono stati limitati i colpi delle armi secondarie (rispetto al fucile di precisione) di modo tale da poter essere utilizzate solo come ultima risorsa quando avremo le spalle al muro.

Boom headshot

Escluso dall’equazione l’approccio a testa alta, cosa ci rimane? Il nostro fidato fucile da cecchino ovviamente, e un vasto arsenale di gadget ed esplosivi perfettamente sinergici con la sua strategia. Il mantra del protagonista è rimasto il medesimo dei capitoli precedenti: osserva, pianifica, esegui, adattati. I livelli brulicano di nemici, possono esserci fino a 30 IA attive in simultanea, e basta uno sparo per far partire la caccia all’uomo. Per questo motivo ad inizio missione il nostro migliore amico sarà il binocolo, con il quale potremo memorizzare le vie d’accesso e di fuga, oltre che “taggare” i nemici in modo da renderli sempre visibili. Fatto ciò non è ancora il momento di premere il grilletto: l’esercito ci ha fornito un equipaggiamento niente male e vale la pena sfruttarlo. Possiamo posizionare mine e trappole esplosive nei punti di passaggio 0 accendere un piccolo fuoco come diversivo, tutto pur di passare da preda a predatore. Una volta preparata la festa possiamo finalmente passare all’esecuzione (in entrambi i sensi del termine). Prendendo la mira sul primo malcapitato è possibile trattenere il fiato per qualche secondo, in modo tale da rallentare leggermente lo scorrere del tempo e, nelle difficoltà più basse, avere un’idea della balistica del proiettile. Se riuscirete a centrare il bersaglio, verrete premiati col marchio di fabbrica della serie: la killcam. Vedrete il vostro proiettile frantumare ossa e tessuti con macabro dettaglio, fino ad apprezzare addirittura il danneggiamento degli organi interni e delle fibre muscolari. Questa feature è stata estesa anche ai veicoli, che a livello dei radiatori e dei serbatoi saranno sensibili ad un singolo colpo.

Una volta scatenato l’inferno è il momento di adattarsi. L’interfaccia ci mostrerà una sagoma trasparente nell’ultimo punto in cui i nemici ci hanno individuato. Le opzioni sono fondamentalmente due: o rimaniamo in zona e confidiamo che le nostre trappole sfoltiscano le schiere nemiche fino ad un numero ragionevole, magari con l’ausilio di qualche granata, oppure ce la diamo a gambe levate, spostandoci giusto quei metri necessari per entrare nella “ghost mode” e sparire tra le ombre fino alla prossima uccisione. A complicare le cose avremo sempre sott’occhio una traccia del nostro ritmo cardiaco: trattenere troppo a lungo il fiato o scattare per lunghe distanze manderà l’indicatore in zona rossa, intorno ai 90 battiti al minuto, e finché non prenderemo qualche secondo per rilassarci, verremo preclusi dall’utilizzo del bullet time e dello sprint. Hanno davvero fatto di tutto pur di farci sentire davvero un cecchino, silenzioso e letale, riflessivo in tutte le sue azioni. Ad ulteriore conferma di questa scelta, verremo premiati con un punteggio maggiore se effettueremo dei takedown silenziosi, avvicinandosi silenziosamente alle spalle delle ronde e attivando la modalità CQC. Insomma sarete degli esperti sia della lunga gittata, sia del corpo a corpo, ma mai dello scontro a fuoco, anche perché le ferite del vostro personaggio non si rimargineranno automaticamente, ma sarete voi a dover trovare il tempo e le risorse per medicarvi a dovere.

One man army

Essere letali in Sniper Elite 3 non basta, bisogna farlo con stile. Le strategie più spettacolari vi faranno guadagnare tonnellate di punti esperienza da spendere in talenti del personaggio oppure miglioramenti delle vostre armi preferite. La scheda di personalizzazione dell’equipaggiamento vi permetterà di scegliere autonomamente ogni singolo elemento del vostro arsenale: potrete riempirvi di garze e medkit manco foste una crocerossina, oppure diventare una mina vagante piena di granate, mine anti-uomo e tripwire. Tutte le armi sono fedelmente caratterizzate secondo i parametri di danno, gittata e cadenza di fuoco, e possono essere cambiate tra una missione e l’altra nel caso in cui sorga la necessità di un approccio diverso. Il grado di difficoltà, inoltre, è un fattore importante sotto questo aspetto: le difficoltà più accessibili vedranno una balistica dei proiettili castrata, se non assente, e delle agevolazioni in fase di puntamento. Inutile dire quindi che se volete la vera esperienza del cecchino, e se un titolo del genere è proprio quello che cercate, allora vi conviene giocare alla difficoltà più elevata, anche perché fare la gavetta nella modalità campagna, che a detta degli sviluppatori godrà di una durata variabile dalle 12 alle 24 ore, vi permetterà di arrivare preparati nelle nuove modalità multiplayer. Sebbene non ci sia stato possibile provarle nella versione alfa, saranno presenti 5 modalità online di cui 3 cooperative: le altre due sono ancora un mistero, ma è lecito aspettarsi una componente versus.


Questo terzo capitolo della serie Sniper Elite vuole accontentare tutti insomma, in quanto potranno gustarlo sia i giocatori old-gen, sia i pionieri di Xbox One e Playstation 4. Ah, ovviamente anche i pcisti grazie a Steam. Se state scalpitando per una nuova missione nel secondo conflitto mondiale, o volete solo far saltare qualche testa, preparate i condizionatori perché sarà un estate molto calda.

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