News 18 Apr 2014

Trials Fusion – Recensione

Tre lustri e una rinascita in alta definizione non hanno minimamente scalfito la classe della serie Trials, che torna, debuttando persino su piattaforme next-gen, con un nuovo capitolo, Fusion, una commistione delle classiche ed adrenaliniche corse ad ostacoli, di fiammanti trick nuovi di zecca e di un timido saluto al mondo degli ATVun crocevia che poco osa, preferendo restare sul solco splendidamente tracciato dal precedente Evolution, capitolo che grazie anche e soprattutto al possente editor per tracciati è riuscito a ritagliarsi una community fedelissima e di tutto rispetto, pronta a tornare attiva e vitale anche in questo nuovo contesto, futuristico, demenziale come sempre e costellato di insidie ancor più estreme. “Squadra che vince non si cambia” è davvero una strategia così efficace?

Se c’è una cosa che ho sempre apprezzato della serie Trials è il suo perfetto bilanciamento di follia, fisica precisa e sempre pronta a bastonare le imprecisioni del giocatore, salti esagerati e calibrazioni da ingegnere aerospaziale. Con tutta la sua attitudine arcade, replicata da decine e decine di cloni con leggerezza e profonda banalità, i ragazzi di RedLynx si sono da subito ritagliati uno spazio nei cuori degli amanti degli sport estremi, delle evoluzioni a due ruote, ma anche dei platform particolarmente intricati, perché di questo si tratta: un “racing” in 2D (facciamo 2,5D) incentrato su ostacoli da superare, giri della morte, bombe a mano e anche qualche trick e track, con delicate inclinazioni da studiare, un acceleratore da dosare con estrema attenzione e un sapiente utilizzo della fisica di gioco, tanto maniacalmente realizzata quanto surreale. Il nome stesso del titolo può inevitabilmente trarre in inganno, almeno nelle primissime fasi: il duro mondo del Trial è pericoloso, al fulmicotone, in quanto ogni scelta va compiuta in pochi secondi, senza l’indubbia comodità del rapidissimo restart offerto ai giocatori del titolo di RedLynx, feature apprezzatissima ancora una volta in grado di smorzare qualsiasi frustrazione. In Fusion, soprattutto per i giocatori più esperti, una buona metà della “campagna” sarà infatti una splendida danza, fatta di delicati atterraggi, voli supersonici e grandi pacche sulle spalle a suon di medaglie d’oro, facilmente recuperabili almeno all’inizio, accompagnati da splendide location, un vivo mondo nello sfondo pronto anche ad interagire col nostro alter ego, e la consapevolezza di rischiare l’osso del collo soltanto in forma virtuale, comodamente spaparanzati sul divano.

Il portarsi a casa da una a tre medaglie in ogni gara (il bronzo non verrà negato praticamente a nessuno) garantirà l’accesso ai mondi successivi, composti oltre che dalle classiche piste da trial, anche da brevi ma utili tutorial e infarciti di tracciati con le modalità più svariate, decisamente più diluite rispetto all’apposita sezione del precedente Evolution, ma del bottino faranno parte anche punti esperienza (che aumenteranno il proprio livello) e denaro, entrambi fondamentali per la (risicata) personalizzazione dell’avatar (casco, giacca e pantaloni) e di uno dei 6 veicoli a disposizione, i quali verranno progressivamente sbloccati compatibilmente con l’aumento della difficoltà e delle tipologie di gare, che spazieranno dalle onnipresenti sezioni di trial a ben più astrusi esperimenti (nei quali il povero pilota dovrà essere sfruttato come un peso morto da lanciare, ad esempio), quest’ultimi preceduti dai tracciati FMX, piacevole novità in accoppiata con i trick eseguibili con la levetta sinistra (in stile Skate, per intenderci), intensi percorsi sui quali dar sfoggio della propria sconsideratezza, non senza la tipica esagerazione della serie, avara sinora di un elemento imprescindibile per il mondo delle moto da cross.

Peccato però che oltre ad un’estrema padronanza delle tecniche, sarà necessaria ben più di qualche preghiera a misteriose divinità mediorientali, a causa di controlli poco precisi e approssimativi , frutto forse di un inserimento poco ponderato/testato di tale meccanica, che rende faticosa e frustrante anche  la realizzazione di “figure” basilari (ed estremamente difficoltoso l’ottenimento di medaglie d’oro negli appositi tracciati), oltre a rivelarsi fine a se stessa nel corso delle altre gare, sfruttata unicamente all’interno di qualche sfida, altra piacevole novità mal implementata nell’economia generale. Tre per ogni pista, spazieranno dal semplice eseguire un certo trick in un punto specifico, a compiti ben più assurdi e complessi, molti dei quali richiederanno un elevato numero di tentativi, una gran caparbietà ed una perspicacia da detective, disseminati sapientemente come sono all’interno degli splendidi tracciati creati da RedLynx e contrassegnati da segnali nascosti, criptiche descrizioni o elementi talmente assurdi da insospettire i giocatori che, costantemente stimolati, almeno quelli più completisti, torneranno senza troppo pensarci sui tracciati già ampiamente dominati alla ricerca di complicate “warp-zone”, di partite a tennis (!?), fino a sfere da portare fino alla fine del tracciato o a un preciso numero di capovolte da eseguire. Purtroppo oltre ad achievement appositi e punti esperienza extra, superflui per via del non fornitissimo negozio in game, è solo la passione stessa del giocatore a spingerlo a fare, per davvero, i salti mortali, rappresentando nella stragrande maggioranza delle volte un qualcosa troppo lontano dagli standard dei giocatori “en passant”, favoriti da un’altra novità come l’ATV (più semplice da guidare ma utilizzabile in pochissime occasioni), ai quali segnaliamo l’estrema difficoltà della seconda parte della “campagna”, fatta di centinaia di tentativi, salti di una precisione inumana e dosaggio dell’acceleratore ai limiti dello scientifico, in un turbine di frustrazione, appagamento nell’essere finalmente riusciti a superare uno dei numerosissimi ed ostici passaggi (inframmezzati da numerosi checkpoint, ancore di salvezza psicologica) e quella sensazione di “questo tracciato non voglio più vederlo neanche col binocolo” che vi accompagnerà inevitabilmente nella fase finale.

Ad ammorbidire la situazione ci pensa però il Track Central, l’anima “online” del titolo: l’unico multiplayer a disposizione, almeno per il momento, è infatti quello in locale, grazie al quale è possibile sfidare fino a quattro giocatori sulla stessa console in appositi circuiti, ma il contatto con la vasta community sarà comunque costante, tramite le classifiche mondiali, il confronto diretto con i tempi ottenuti dai nostri amici e soprattuto i tracciati “fatti in casa”. Al momento di scrivere, almeno per quanto riguarda la versione PS4, sono 212 le gare disponibili interamente create dai giocatori grazie all’editor di gioco, potenziato e migliorato ma ancora un po’ ostico da digerire e padroneggiare, in grado però di sfornare divertentissime e folli creazioni da scaricare in pochi secondi, giocare e valutare, rendendo potenzialmente infinita una longevità altrimenti poco esaltante. Difficilmente sarà possibile emulare l’estrema cura e il sofisticato design raggiunto dagli sviluppatori, comunque, i quali sono riusciti a mescolare sapientemente elementi futuristici, foreste, templi, zone cittadine e altre ben più fredde e polari con una classe davvero invidiabile, tra dettagli curatissimi, esplosioni, assurde scenette post-gara (peccato però per le pessime animazioni), morfologia del tracciato in continuo cambiamento ma anche semplicissimi momenti mozzafiato, magari durante un super-salto effettuato al tramonto, con il Sole ed un’acrobazia ben riuscita pronti a scaldarvi il cuore. Una piacevole sensazione corroborata da un impatto visivo di tutto rispetto e da una fluidità costante, sensazione minata solo da un sistematico e sgradevole fenomeno di pop-in delle texture, presente ad ogni riavvio del tracciato o ripartenza dall’ultimo checkpoint, così come da sbavature grafiche non troppo rare. Menzione a parte infine per le buffe intelligenze artificiali della Samsara WorldWide Company che accompagneranno con la loro voce il nostro pilota, dispensando utili consigli nei tutorial, battute e frecciatine tra di loro e assurde richieste, un tributo di “portaliana” memoria che rappresenta l’unico elemento vagamente narrativo in un contesto così dannatamente caricaturale, esagerato e spensierato, così come l’unico tratto di personalità “sonora” tra gli anonimi brani di sottofondo, coronati dal quel tripudio kitsch della canzone principale.

In conclusione…

A conti fatti, squadra che vince non è stata cambiata, ma questo non deve essere necessariamente un male. Trials Fusion apporta poche novità alla serie, e purtroppo in maniera non efficace, con le sfide estremamente divertenti e folli ma poco utili all’economia di gioco, i trick mal implementati e l’anonimo (seppur piacevole da guidare) ATV. Ma la divisione più organica dei tracciati, la più fresca atmosfera futuristica, il “solito” editor, la “solita” customizzazione di pilota e veicolo e il “solito” divertimento, pur non presentando chissà quale rivoluzione, fanno il loro lavoro in maniera più che egregia, tra salti, corse e complesse evoluzioni. L’unico vero ostacolo, per gli utenti meno pazienti ed esperti, riguarda l’estrema difficoltà di buona parte dei tracciati, davvero proibitivi e frutto di menti sadiche, che smorzano le esaltanti acrobazie della fase iniziale e quella sensazione di quasi immortalità che accompagnerà ogni salto riuscito, offrendovi un reality check spesso frustrante ma appagante. Se non è il rimboccarvi le maniche a spaventarvi, preparatevi ad un’ondata di piste create dagli utenti (già impressionante il numero a così breve distanza dal lancio), ad un tripudio di adrenalina e ad un titolo che poco rinnova, ma che diverte dannatamente come sempre.

Voto: 7,5/10

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