Essere ricordate da molti e assurgere a metro di paragone per le generazioni future è un privilegio che spetta soltanto alle grandi imprese. E siano esse un film, un libro o un semplice videogioco, non c’è distinzione che tenga: l’Olimpo è proprio dei migliori. E nell’Olimpo dei videogiochi, il trono su cui siede The Last of Us è uno di quelli che in pochissimi possono vantare.
Con la struggente e drammatica battaglia per la sopravvivenza di Joel e Ellie, Naughty Dog riuscì non solo a consolidare una posizione da assoluto protagonista nel panorama degli sviluppatori first party di Sony, ma al contempo di regalare ai possessori di PlayStation 3 un titolo definitivo, epocale, una commistione inedita di sceneggiatura di altissimo livello, di grafica sbalorditiva e di giocabilità. The Last of Us, apparso nella precedente ammiraglia Sony poco più di un anno fa, venne consacrato a pieno diritto come il canto del cigno della console, capace di spremere PS3 in ogni singolo registro e di tirar fuori da quel cilindro magico un’opera completa a trecentosessanta gradi, un’esperienza così matura e intensa il cui eco difficilmente si sarebbe affievolito. L’acclamazione totale ricevuta dal fandom Sony e l’esaltazione della critica specialistica per l’operato di Naughty Dog, il cui giudizio oscilla prepotentemente tra il 9.5 e il 10, non potevano non culminare in una miriade di premi e riconoscimenti (oltre 200): l’ennesima, forse ripetitiva dimostrazione della bontà di un’esclusiva di lusso, tanto lodata quanto invidiata dai possessori di Xbox 360 e Wii U.
A poco più di tredici mesi dall”uscita di questo capolavoro, Naughty Dog sembra cogliere al balzo l’assist offerto dalla nuova PlayStation 4 rivolgendosi direttamente a tutti quei giocatori che, nel passato ciclo di console, hanno preferito l’hardware di casa Microsoft o Nintendo a quello marchiato Sony. The Last of Us Remastered rappresenta dunque la possibilità di redenzione per chiunque, per un motivo o per l’altro, si sia limitato sino ad oggi a guardare da lontano questa pluripremiata IP: una scelta astuta da parte dello sviluppatore, che mira ad estendere capillarmente la diffusione del proprio prodotto di punta, quasi macchiavellica da parte di Sony, che “sfruttando” il meritato successo di The Last of Us mira a rendere ulteriormente evidente il distacco di vendite sui diretti inseguitori.
Trattandosi di una riedizione “in senso stretto” del termine, troverete gran parte delle cose che dovete sapere di The Last of Us nella nostra esaustiva recensione. Vale invece la pena focalizzarsi sulle differenze principali di questa transizione next-generation del titolo, soltanto all’apparenza di matrice tecnologica. Già in termini di contenuti, TLoU Remastered parte con il piede giusto: ad un prezzo a dir poco interessante (50€ circa), dimostrazione di come lo sviluppatore abbia rivolto le orecchie verso i suggerimenti dei propri giocatori, questa nuova versione offre l’intero set di contenuti rilasciati ad oggi. Stiamo parlando di Left Behind, indimenticabile espansione/prequel che getta uno sguardo amaro sul passato della giovane protagonista, del DLC Territori Abbandonati – che contiene una decina di mappe multigiocatore – e del recente bundle Realismo. A questo vanno aggiunti il Making of del titolo, impreziosito dai commenti di producer e sviluppatori, e una modalità fotografica analoga a quella di Infamous Second Son, “sbloccata” all’avvio del gioco previa patch digitale.
Poco è cambiato in termini giocabilità, come lecito aspettarsi: ma proprio come il buon vino, anche The Last of Us invecchia in modo ineccepibile, offrendo ancora una volta un gameplay dalle chiare vocazioni cinematografiche (un DNA testimoniato dalla continuità delle cut scene con l’ingame vero e proprio), che non ha paura di colpire il giocatore in pieno volto mostrandogli le verità più cupe dell’animo umano, le conseguenze estreme della disperazione e della volontà di sopravvivere ad ogni costo. Come il suo predecessore, TLoU Remastered è spietato, violento ma allo stesso tempo toccante. Inutile ricordare ancora una volta come la sceneggiatura faccia la parte del leone nel titolo Naughty Dog, lasciando alla giocabilità vera e propria un ruolo da comprimario: un comprimario che però calca il palcoscenico con una dignità e un’autocoscienza degne di far scuola nell’industria del videogioco. Nelle quindici ore che ci separano dai credits, diciotto considerando anche il playthrough di Left Behind, correremo, combatteremo, scapperemo ed esploreremo scenari mozzafiato, megalopoli decadenti abbandonate all’erba e al pattugliamento degli infetti.
Non c’è nulla di nuovo, di così trascendentale se contestualizzato nell’ottica dell’action in terza persona: ma la cura con cui è realizzato, la ricerca della perfezione di ogni singola animazione rendono l’esperienza di gioco, al pari di quella originale, autentica poesia. Non mancano certo alcune piccole novità: l’introduzione di un nuovo livello di difficoltà, Realismo, capace di mettere a durissima prova anche i giocatori più esperti (che dovranno fare a meno delle informazioni sulla salute, proiettili e stato delle armi bianche) e il rimappaggio di alcune funzionalità (inventario e menù crafting in primis) nel nuovo DualShock 4. Il control schema ci è sembrato più reattivo in questa transizione su PS4, macchiata però dai medesimi difetti che hanno afflitto la nostra avventura lo scorso anno: l’intelligenza artificiale, tanto quella di Ellie quanto (e soprattutto) quella nemica, non è sempre all’altezza. Ma di fronte a tanta magnificenza, possiamo ancora una volta chiudere un occhio e scivolare silenziosi dietro alle spalle del Clicker.
Ma veniamo al punto che tutti attendevano, il comparto grafico. L’evoluzione tecnologica di The Last of Us Remastered è anche ad un occhio non troppo pratico: i 1080p donano profondità agli scenari, rendendoli più vibranti e intensi rispetto al titolo originale, già portabandiera di un livello qualitativo comunque esemplare. Ogni città, radura, bosco visitati appaiono più vivi e incantevoli, affinati per l’occasione con l’introduzione di specifici filtri per la gestione degli specchi d’acqua o delle superfici ghiacciate. Un panorama decadente e depresso, in cui difficilmente non finirete per perdervi per interi minuti. Così come per le location, anche la modellazione dei personaggi principali è esemplare: Ellie, Joel, Tess, Marlene o persino la piccola Sara sono più espressivi che mai, abili nei veicolare emozioni forti (paura, disperazione, rassegnazione) tramite un parco di animazioni facciali rinnovato e mai come ora efficace.
The Last of Us Remastered gira a 60 frame al secondo, con una stabilità al limite del granitico dall’inizio alla fine dell’avventura. Il risultato finale merita sicuramente il nostro plauso, tanto non sfigura nemmeno se paragonato a produzioni più recenti esclusive per PlayStation 4. Per venire incontro alle richieste dei fan più esigenti, spaventati dal fatto che l’introduzione di una refresh rate di 60 cicli al secondo potesse inficiare in qualche modo il taglio cinematografico di The Last of Us, Naughty Dog ha introdotto la possibilità di ancorare il frame rate a 30 fps, sfruttando al contempo le risorse hardware lasciate libere per ottimizzare ulteriormente un sistema di ombre dinamico già interessante. Tralasciando ogni possibile disquisizione sulla natura soggettiva che porta a prediligere una scelta piuttosto dell’altra, bisogna riconoscere che ambo le soluzioni offerte dal team di sviluppo presentano degli spunti interessanti. Dovessimo proprio sceglierne una, la preferenza andrebbe (di misura) alla seconda: la limitazione del frame rate a 30 fps dona una patina più autentica e realistica, sacrificata parzialmente dai 60 frame che, tuttavia, garantiscono una fluidità davvero di prim’ordine. Che poi, ad essere davvero onesti, non sarà certo la quantità di frame a video a renderci spettatori attivi dell’Odissea spirituale di Ellie e Joel.
Il lavoro di rifinitura tecnologica ha inoltre investito i tempi di caricamento, nettamente inferiori se confrontati a quelli dell’episodio PS3: la velocità si paga in termini di occupazione dell’hard disk, che si aggira pericolosamente intorno ai 50 GB, ma il risultato finale giustifica ampiamente l’investimento. Per quanto riguarda l’impianto audio, non abbiamo rilevato particolari differenze. La colonna sonora firmata Gustavo Santaolalla (che, tanto per ricordare, ha una statuetta dell’Academy in salotto) non lascia adito al minimo dubbio, tanto è sublime e perfetta nello sposarsi al dramma della narrazione. Lo stesso vale per il set di effetti sonori, valorizzati appieno da un sistema surround (il 5.1 utilizzato nel corso della prova ci ha regalato piacevoli sorprese) ma già notevoli anche per un più tradizionale impianto stereo. I possessori di un buon hardware non faticheranno a cogliere una maggior qualità dei vari campionamenti, che ora godono di un bilanciamento spaziale migliore di quello originale. Non si tratta di una Remastered mica per caso.
In Conclusione…
Non è mai facile parlare del dramma umano, della disperazione, della vita e della morte. Ancor più difficile è raccontare la storia dell’ultima ragazzina innocente in un mondo devastato e corrotto, dove la minaccia rappresentata da mostruose creature infette e assetate di corpi ancora sani ne nasconde una più infida e malata. L’uomo solo a se stesso, la vittima non più innocente della volontà di sopravvivere costi quel che costi. Canis canem edit, dicevano una volta a Roma, e in un pianeta i cui pochi superstiti sono pronti a trasformarti in un ammasso di carne inerme senza il minimo scrupolo, l’unica cosa da fare è combattere. Con la vigliaccheria e l’inganno degli squadroni che si nascondono in quel che resta delle città, oppure con la dignità di Joel e Ellie, metafora vivente della speranza di una nuova era. The Last of Us Remastered è The Last of Us, ne più ne meno: un prodigio narrativo che attinge a piene mani dalla letteratura di The Road, che incanta e fa riflettere, alle volte fa scendere qualche copiosa lacrima tanto è diretto. Il titolo Naughty Dog, anche in questa versione rimasterizzata per PlayStation 4, è un centro perfetto, l’occasione di vivere una storia struggente e delirante da cui è impossibile non imparare qualcosa.
Trattandosi di un prodotto di qualità assoluta, difficile non consigliarne una seconda run anche a chi su PlayStation 3 ha rischiato di fondere il Blu Ray. Per tutti gli altri, il consiglio non può essere altrimenti: fatevi un favore e recuperatene una copia quanto prima. Potrete anche bollarlo (erroneamente) come un semplicistico restyle grafico di un successo della precedente annata, potrete lamentare la mancanza di un pizzico di coraggio in più da parte di Naughty Dog, che ha comunque svolto il proprio lavoro alla perfezione. Ma difficilmente troverete qualcosa su console next gen capace di logorarvi i nervi, gelarvi il sangue nelle vene e farvi rabbrividire mentre racconta la perfidia dell’essere umano come The Last of Us. Sia esso Remastered o no.
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