News 14 Ago 2014

Until Dawn – Anteprima – gamescom 2014

Colonia – In occasione della conferenza Sony è stato ufficialmente annunciato Until Dawn, un nome già sulla bocca di molti da un bel po’ di tempo. Durante un evento speciale tenutosi alla gamescom 2014, abbiamo potuto assistere ad una presentazione di questo gioco dallo sviluppo particolarmente articolato. Due ragazzi della Supermassive Games ci hanno accolto ed hanno scherzato con noi sull’hype generato dalla procrastinazione di questo titolo misteriosamente sparito dalla scena per lungo tempo e poi ricomparso all’improvviso il mese scorso. Ma cos’è Until Dawn alla fine? Gli sviluppatori, oltre a fornire dei maggiori dettagli sul loro prodotto, ci hanno mostrato una breve demo che metteva in risalto i punti di forza di quest’ultima produzione marchiata Sony.

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Prima di illustrarci la demo, siamo stati introdotti brevemente al concetto retrostante Until Dawn: la paura più profonda. Come spiegato da uno degli sviluppatori, esistono fondamentalmente tre tipi differenti di paura, ovvero il terrore, l’orrore ed il disgusto. Se il terrore è la costante sensazione che qualcosa potrebbe sfuggire al nostro controllo, l’orrore è sicuramente il risultato della constatazione di quanto certi elementi non possano affatto essere controllati. Il titolo dei Supermassive Games si pone l’obiettivo di creare il giusto bilancio tra questi tre tipi di paura al fine di restituire un’esperienza di gioco il più possibile ansiogena e terrificante. Eppure, riuscire in una simile impresa non è affatto facile quando ci sono titoli concorrenti che son stati capaci di far piangere anche il più duro dei macho-men. Affermare che Until Dawn possa essere davvero il gioco più spaventoso in assoluto può suonare presuntuoso, ma questa IP non si limita a portare in campo esclusivamente la paura, poiché sa mettere in gioco delle caratteristiche davvero interessanti che non molti altri titoli horror possiedono. Innanzitutto, Until Dawn non è esclusivamente un titolo in cui ci troveremo ad essere braccati da un’entità sconosciuta, perché durante la trama si svilupperanno relazioni tra i protagonisti e non sarà tutto vero ciò che penseremo di vedere. In più, non saremo mai necessariamente costretti a seguire un corridoio prestabilito in quanto ogni nostra scelta porterà ad un esito sempre differente, di volta in volta.

Ma andiamo con ordine e partiamo dicendo che in Until Dawn incontreremo un gruppo di amici che, durante un’importante evenienza annuale, vivranno una notte davvero speciale per le loro vite. Ogni personaggio è modellato sulle fattezze di un cast decisamente hollywoodiano che annovera nomi come Hayden Panettiere e Brett Dalton. Bisogna dire che lo stesso motore grafico di Killzone Shadowfall compie il suo lavoro in modo magistrale, specialmente per quanto riguarda gli effetti di illuminazione e le animazioni dei volti che paiono quasi fotorealistici. Ad ogni modo, questi otto ragazzi si troveranno in una cabina in mezzo ad un fitto bosco e dovranno scoprire cosa c’è dietro alle oscure presenze che percepiscono all’interno della casa, senza tirare le cuoia prima del mattino successivo. Fin ora nulla di nuovo, direte, in quanto un simile setting narrativo è comune a tutte le produzioni horror cinematografiche degli anni ’80 e ’90, ma Supermassive di certo non nasconde la riverenza nei confronti di quel genere di film e li reinterpreta con una sua chiave di decodifica.

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In Until Dawn tutti possono sopravvivere e tutti possono morire, sfociando così in un finale game over e ce ne siamo accorti guardando la sessione di gioco. I Supermassive hanno sviluppato un sistema di progressione della storia battezzato col nome di Butterfly Effect basato sulla teoria del caos secondo la quale ogni azione può corrispondere ad un esito determinato dall’interazione di una moltitudine di variabili concatenate. E proprio questo principio determina la trama del gioco: al termine di ogni capitolo si aprirà un pannello raffigurante una sorta di farfalla congelata su cui compaiono miriadi di piccole venuzze; ogni venuzza rappresenta un certo determinato percorso del racconto e ne segue che intraprendendo una via non si può tornare indietro. A detta degli sviluppatori, ci saranno migliaia di decisioni da prendere ed un ampissimo numero di finali plausibili, per cui ogni giocatore avrà una sua personale storia e sarà difficile incontrare giocatori che hanno seguito la stessa via.

Tutto dipende dalle scelte che facciamo, così come in quei film horror in cui gridiamo “No! Ma cosa fai, torna indietro e non aprire quella porta!“. Pur avendo visto solo due personaggi in azione, si può supporre come l’uso degli archetipi fissi dei film horror sia voluto proprio per far immedesimare meglio il giocatore con i protagonisti. Quanti di noi hanno immaginato di essere in quella scena in cui dire “Me ne vado, quello è pazzo e mi ammazza“? Ora, con Until Dawn, l’occasione è quella giusta per poter scrivere una propria storia dell’orrore. La familiarità ispirata da quei tipici personaggi dell’immaginario horror funge da ottimo pretesto per coinvolgere il giocatore al meglio in una spirale di terrore dove ogni decisione può comportare la morte del compagno sbagliato.

Addentrandosi nel livello composto da una cantina umida ed una serie di tetri macchinari appesi al muro, il presentatore ci ha inoltre mostrato come, per evitare di interrompere le atmosfere cinematografiche e l’immedesimazione, gli sviluppatori abbiano scelto di rendere poco invadenti le hint o le icone che mostrano le interazioni con gli oggetti. Il tutto si fonde in modo raffinato e sottile e le cose con cui poter interagire vengono indicate solo se si è in loro prossimità. Una volta premuto un apposito pulsante, potremo vedere gli oggetti più da vicino per controllare se essi contengono o meno degli indizi fondamentali per capire ciò che sta accadendo e svelare così l’orribile mistero. Per controllare gli ambienti circostanti possiamo anche ricorrere all’ausilio delle capacità del DualShock 4: muovendone gli assi, il giocatore potrà guardarsi intorno e spostare, per esempio, la torcia contenuta nella sua mano. L’influenza del DualShock 4 nei controlli è molto forte anche perché ogni piccolo movimento corrisponderà ad un movimento del volto del personaggio che stiamo comandando in quel momento.

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Traendo le somme sulla paura trasmessa dal titolo, c’è da dire che certe cose son sembrate abbastanza macchiettistiche, tipo la crisi isterica del personaggio femminile o lo spettro che appare all’improvviso per spaventare lo spettatore. In effetti, certe cose le si possono vedere in un qualsiasi video di Youtube e da un videogioco horror ci si aspetta ancora di più.

 Until Dawn si presenta come un’alternativa raffinata nel panorama del genere horror.

La genialità di Until Dawn risiede più che altro nelle innumerevoli possibilità di prosecuzione della trama offerte al giocatore, ma in merito al terrore abbiamo potuto vedere troppo poco per essere esaustivi ed offrire un parere definitivo. Sicuramente le atmosfere hanno fatto sussultare più di un giornalista in sala, eppure riuscirà questo gioco Sony a superare i nervi saldi di chi si aspetta di scoppiare a piangere dallo spavento?

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Until Dawn si presenta come un’alternativa raffinata nel panorama del genere horror. Pur mantenendo alto il contenuto di paura provata, il titolo punta soprattutto ad offrire al giocatore una esperienza unica, dettata da tutte quelle scelte compiute lungo l’arco della storia. Grazie al butterfly effect, chiunque si approcci ad Until Dawn vivrà un suo gioco horror basato sul proprio modo di giocare e sulle proprie decisioni. Il bisogno di effettuare delle scelte aumenta il carico ansiogeno e contribuisce ad approfondire il terrore percepito. Insomma, se siete delle persone incapaci di scegliere alla svelta, Until Dawn potrebbe farvi crollare i nervi in pochi istanti.

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