Omaggio a Robin Williams - Gamesoul- Popcorn Time

In seguito alla doccia gelata dello scorso 11 agosto mi pare doveroso sospendere – per questo venerdì – la consueta attività di recensione per rendere omaggio al grande, immenso personaggio che ci ha appena detto addio. Eterno Peter Pan, attore, videogiocatore accanito (tanto da chiamare la figlia Zelda): potremmo osservare il diamante che era Robin Williams da mille angolazioni diverse senza smettere di scoprirne facce e sfaccettature. Uno degli aspetti che mi ha sempre colpito nel vederlo recitare è senza dubbio l’estrema, naturale facilità con la quale riusciva a “scagliare” ogni tipo di emozione attraverso le lenti della telecamera. Dal sorriso di Mrs. Doubtfire al pianto de L’Attimo Fuggente fino alla rabbia di One Hour Photo, non esiste ruolo che Williams non abbia letteralmente indossato più che interpretato. Forte di un’espressività così potente da essere a malapena imbrigliata dai quattro lati di uno schermo, aveva il potere quasi magico di muovere e commuovere gli spettatori come fossero marionette nelle mani di un consumato burattinaio, ma soprattutto riusciva immancabilmente a trasformare ogni pellicola in un tassello del grande puzzle del Cinema da salvare e ricordare. Quando cala il sipario su uno spettacolo memorabile il fragore dell’applauso è inversamente proporzionale alle note di nostalgia che deve nascondere, in questo caso la regola è più valida che mai e si fa fatica a scindere (pur costretti) l’immagine del comico che si arrampicava su una cattedra per insegnarci a cogliere l’attimo da quella dell’uomo che ci risale per uccidersi. L’amore incondizionato per la vita che ha sempre cercato di imprimere nelle coscienze – fotogramma per fotogramma – non viene però sminuito dal gesto estremo di qualche giorno fa, grandi sensibilità e fantasia amplificano le crisi così come riescono a regalare gioie sconosciute ai più: ciò che possiamo fare per ringraziarlo è continuare a sognare, giocare, andare al cinema e nutrire di sano, coraggioso stupore il bambino che – in fondo – saremo sempre.

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