Focus Home Interactive negli ultimi anni si è data molto da fare nella pubblicazione e sviluppo di produzioni di team medio-grandi. Un segno, forse, che anche senza budget stellari si possono ancora fare grandi giochi, magari scendendo a compromessi su alcuni aspetti secondari. A Plague Tale: Innocence nasce secondo questi presupposti da un team con un’esperienza decennale che tenta ora di creare qualcosa di personale e unico.
Asobo Studio è un nome che probabilmente ora non vi suggerisce nulla, ma fidatevi di me quando vi dico che inizieremo a sentirlo più spesso da oggi. A Plague Tale: Innocence è un titolo strano, una sorpresa che arriva un po’ dal nulla: come la pandemia che viene raccontata nel gioco, spero vivamente che questo titolo possa fare da spartiacque per la loro carriera e per altre esperienze simili in futuro. Vi starete chiedendo: sì, ma perché questo entusiasmo? Scopriamolo insieme.
Ambientato durante durante i primi momenti della Guerra dei 100 anni in Francia e la pandemia di peste nera, A Plague Tale: Innocence racconta la storia di una nobile casata e dei suoi due eredi: Amicia e Hugo, sorella maggiore e fratello minore che loro malgrado si ritroveranno con una bella gatta da pelare. Anzi topi, i gatti non mi sembra di averne visti.
La loro storia inizia con l’arrivo della peste nera, il morbo mortale che nel 14° secolo decimò un terzo della popolazione mondiale e che imperversava nella Francia di quel periodo, piegata da conflitti di ogni tipo. La famiglia De Rune non viene risparmiata da questo turbinio di eventi, ed è così che questo tetro e deprimente viaggio ha inizio. Il piccolo Hugo è malato e i suoi colpi di tosse ci accompagneranno per tutto il gioco, nell’arco dei suoi sedici capitoli.
A Plague Tale: Innocence mi ha emozionato
A Plague Tale: Innocence non è un gioco breve, anzi, nelle sue dieci e più ore di gioco (considerando anche obiettivi e collezionabili) riesce a raccontare tanto. A sorprendere però è il ritmo che mantiene per tutta la sua durata: un’esperienza intensa, pesante, ben pensata per non lasciare mai il giocatore lontano dalla sua morsa; o dai morsi di quei topi che imperversano per il mondo di gioco, seminando malattia e morte. Una storia intensa tra due fratelli, in un rapporto complesso fatto di silenzi, risate e momenti di sconforto che lasciano spazio a dolcissimi dialoghi.
Amicia e Hugo sono personaggi vividi, le loro parole portano significato e un peso nella narrazione e si scontrano con la peste nera e la presenza dell’Inquisizione in un intreccio inaspettato, che viaggia a più riprese tra l’horror e il thriller storico. A Plague Tale: Innocence mi ha emozionato, fatto sudare e mi ha ricordato quanto il mondo possa far paura quando ci spinge senza sosta nell’angolo più buio della stanza.
Buio che è componente fondamentale del gameplay costruito da Asobo Studio, un game design estremamente semplice ma applicato in modo così convincente e intelligente da rendere ogni capitolo un’esperienza nuova, sempre più complessa ed emozionante. Si parte con una fionda, l’unica arma a nostra disposizione, e ci si fa strada tra i nemici in modo silenzioso: li si distrae, facendo ben attenzione a tenere sempre stretta la mano del piccolo Hugo, che potrebbe spaventarsi se lasciato da solo. Amicia è una ragazza forte e tenace, ma la sua fragile presenza fisica nulla può con i soldati dell’Inquisizione.
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La morte in A Plague Tale: Innocence è certa e immediata, ed è per questo che ogni situazione va calcolata e gestita con perizia. Essere silenziosi è imperativo, anche quando il nostro arsenale si arricchirà con elementi alchemici. Questi ultimi sono i veri protagonisti e rendono l’esperienza complessa e intrigante ora dopo ora. In un mondo piagato dalla peste nera, i topi sono i veri nemici. La deriva thriller e horror del gioco è palese fin dal primo momento in cui i roditori scuri si fanno largo tra le strade che separano Amicia e Hugo dalla libertà. Loro sono imbattibili, la luce sarà infatti il nostro unico mezzo per farci strada ed evitare una morte istantanea e orribile.
Si compone così il level design di A Plague Tale: Innocence, un gioco di testa dove utilizzare tutte le fonti di luci possibili per superare indenni le orde di topi. Farlo richiede spirito di osservazione, soprattutto nei capitoli più avanzati, dove le possibilità sono maggiori e i modi per giungere all’obiettivo molteplici: ci sono preparati alchemici, da creare raccogliendo i materiali sparsi qua e là, per spegnere fonti di luce, magari per attirare i topi verso un nemico indesiderato; o anche per accendere potenti fiamme in grado non solo di accendere focolari, ma di eliminare per breve tempo un gruppo ristretto di topi dal terreno.
Un game design estremamente semplice ma applicato in modo così convincente da rendere ogni capitolo un’esperienza nuova
Preparati alchemici per attirare topi verso punti precisi o verso i nemici, pietre per colpire i nemici o per fare rumore: A Plague Tale è un gioco semplice da raccontare, con le sue ambientazioni lineari e meccaniche stealth semplici, ma allo stesso tempo è complesso e non stanca mai, i suoi ingranaggi sono piccini ma si incastrano perfettamente. Amicia potrà anche potenziare il suo equipaggiamento, attenuando il rumore della fionda o migliorando la capacità dell’inventario.
Questi elementi di creazione e miglioramento dell’equipaggiamento non minano però uno degli aspetti più belli dell’esperienza: la morte incombente e la sua ineluttabilità. Le risorse sono scarse e vanno sempre gestite con sapienza, siano essi soldati od orde di topi. Questa atmosfera, perfettamente restituita dai giochi di luce e dalle macabre e putride ambientazioni, rende ogni passo di Amicia e Hugo importante, guadagnato con il sudore e l’intelligenza.
A Plague Tale: Innocence non fa paura, ma non smette mai di trasmettere al giocatore tensione per ciò che potrebbe succedere. Come il peso in petto dopo un incubo, resta lì per tutto il tempo in cui controlleremo i due sfortunati fratelli. Poco importa quindi se la componente tecnologica non è eccelsa (qualche problema di tearing su PS4) e le animazioni tradiscono una produzione dal budget limitato: l’avventura di Asobo Studio riesce nel suo intento, e lo fa con ogni suo mezzo a disposizione. Dall’ottimo doppiaggio inglese (sottitolato in italiano) alle inquietanti musiche che scandiscono i nostri passi nelle lunghe notti francesi.
A Plague Tale: Innocence mi ha ricordato quanto il mondo possa far paura, mentre ci spinge senza sosta nell’angolo più buio della stanza. Mi ha anche mostrato però che per sconfiggere quella paura a volte basta stringere la mano di qualcuno, e quell’angolo stretto può diventare una finestra spalancata. Amicia e Hugo sono due bellissimi protagonisti che cresceranno durante il viaggio, mentre morte dopo morte troveranno il tempo di raccogliere fiori da mettere tra i capelli. Intenso e appagante da giocare, con le sue meccaniche stealth e un sistema di crafting di pozioni e materiali, l’esperienza creata da Asobo Studios può definirsi completa e soddisfacente al netto dei suoi compromessi tecnici. Un difetto? Il finale si mostra in parte sbrigativo, quasi a voler suggerire un possibile seguito. Ma se questi sono i presupposti, ben venga. |
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