Tornare a solcare i cieli con Ace Combat ha risvegliato in noi antiche emozioni mai completamente sopite. Dopo qualche anno di pausa, l’apprezzatissima saga di Bandai Namco è tornata ad allietarci con un capitolo classico nella struttura, ma coinvolgente e divertente come i più illustri predecessori. Come abbiamo avuto modo di sottolineare nella nostra recensione, oltre ad una campagna piuttosto longeva ed impreziosita da un level design all’altezza della situazione, Skies Unknown ci ha piacevolmente spiazzati con alcune strepitose missioni da giocare indossando il PlayStation VR e un comparto multiplayer strutturalmente esile, ma a suo modo stuzzicante.
A qualche giorno dall’apertura dei server, ora che si sono riempiti di temibili avversari forgiati dal fuoco dei numerosi capitoli di Ace Combat completati con successo nel corso degli anni, ci è sembrato doveroso fornirvi una panoramica più dettagliata su come si componga l’esperienza a più giocatori architettata da Project Aces.
La nota dolente, sostanzialmente l’unica a ben vedere, si lega indissolubilmente alla sovrastruttura del multiplayer, una debolezza a monte che si palesa in due sole modalità di gioco disponibili, un quantitativo inaccettabile, per non dire anacronistico, in un mercato in cui le sorti di un prodotto dipendono sempre più, purtroppo e per fortuna, dalle potenzialità online sfoggiate.
Classiche sino al midollo, Deathmatch a Squadre e Battle Royale, si limitano al compitino, nel mettere in contrasto due team di quattro membri, nel primo caso, o nel classico tutti contro tutti, nel secondo, restituendo l’antico e originario significato ad una definizione che da PlayerUnknown’s Battlegrounds in poi ha subito una pesante rilettura.
Fondamentale, prima di ogni partita, una visita al proprio Hangar, menù dove potrete compilare diversi loadout, tra cui scegliere quello più indicato all’avvio del match vero e proprio. L’albero degli aerei è condiviso con la Campagna, ma arricchito di alcuni potenziamenti esclusivi per il multiplayer. Va da sé che aver già accumulato un bel gruzzoletto di punti, nel single player, vi permetterà di partire avvantaggiati rispetto alla concorrenza, potendo eventualmente contare su armamenti e velivoli piuttosto potenti, anche senza aver effettuato un singolo abbattimento online.
L’albero degli aerei è condiviso con la campagna, ma arricchito di alcuni potenziamenti esclusivi per il multiplayer
Si tratta di una scelta certamente criticabile, eppure condivisibile, persino democratica. Laddove in altre produzioni, i neofiti faticano molto ad impossessarsi del miglior equipaggiamento (pensate per esempio a cosa accade normalmente in un qualsiasi Call of Duty) questo sistema viene incontro ai meno avvezzi al multiplayer, permettendogli, se non di avere vita facile una volta tra le nuvole, quantomeno di potersi sbizzarrire nell’arsenale a propria disposizione.
Esattamente come nella Campagna, dovrete innanzitutto selezionare il jet. La scelta è si ampia, ma sostanzialmente limitata ai soli caccia abili nei dogfight. Non essendoci bersagli a terra da colpire, difatti, ritrovarsi ai comandi di un mezzo poco agile, capace di virate a bassa velocità, è assolutamente inutile. La scelta dei pezzi da montare, invece, resta vasta, una delle tante discriminanti tra il giocatore occasionale e l’asso dei cieli, che con piglio tattico saprà optare per i bonus più vantaggiosi e che meglio si sposano al proprio stile di gioco. Livree ed emblemi da applicare sulle varie parti del proprio aereo, infine, completano il ventaglio di personalizzazioni offerte dall’Hangar.
Una volta nel vivo dell’azione, vi accorgerete di quanto sia estremamente più complesso abbattere jet supersonici quando controllati da altri utenti umani e non dalla CPU. Ogni scontro è un’autentica battaglia di nervi, in cui è richiesta tremenda precisione per restare attaccati alla coda dell’avversario, ad una distanza tale da permettere ai missili a ricerca di centrare il bersaglio.
Anche per questo motivo, la mitragliatrice è tutt’altro che un’arma di secondaria importanza. Soprattutto a breve distanza, vi accorgerete come mettere a segno un paio di proiettili possa fare la differenza in termini di punti e danni inferti al nemico.
Se la Battle Royale, ad ogni modo, vive di lunghi attimi di stallo, soprattutto quando i caccia iniziano ad inseguirsi, componendo una fila indiana pronta a scomporsi e ricomporsi ad ogni missile lanciato, il Deathmatch a Squadre si svela enormemente più interessante e profondo. Soprattutto con un gruppo di amici affiatati, accordandosi anche sul loadout più indicato da selezionare all’inizio della partita, si può imbastire qualche tattica utile per tendere mortali trappole ai danni dei nemici.
In questo senso, torna utile utilizzare gli agenti atmosferici a proprio vantaggio: volare tra le nuvole è il modo migliore per sbarazzarsi di un missile o per confondere un avversario, mentre il vento può vanificare una manovra eseguita alla perfezione; effettuare acrobazie tra i crepacci può liberarci di un inseguitore poco attento.
Volare tra le nuvole è il modo migliore per sbarazzarsi di un missile o per confondere un avversario
In tutto questo, va fatto un plauso alla qualità del servizio offerto da Bandai Namco. Sebbene il matchmaking preveda sempre la creazione o l’unione ad una stanza, il netcode è quanto più stabile si possa immaginare e basta una manciata di secondi per trovare gli avversari con cui darsi battaglia.
Anche la quantità di opzioni disponibili per creare la partita adatta alle proprie esigenze è una prova della cura profusa dagli sviluppatori nella realizzazione del comparto online.
Ace Combat 7: Skies Unknown, tra i suoi molti pregi, può anche vantare un multiplayer divertente e convincente. Manca un pizzico di profondità. Inoltre, avremmo certamente gradito un maggior numero di modalità, ma non è detto che un futuro aggiornamento non possa ovviare a questa pecca.
Commenti