Los Angeles – Saranno anche degli indipendenti, ma i ragazzi di THREE ONE ZERO non sono certo degli sprovveduti. Del resto, non ci si inventa mica a caso un nuovo genere di intrattenimento videoludico, che il team con base a Santa Monica ha fieramente ribattezzato FPX: First Person Experience. E a ben vedere non possiamo trovare definizione migliore per questo ADR1FT, il titolo d’esordio di questa squadra di appassionati: un’esperienza immersiva da levare il fiato in quel che resta di una base spaziale in orbita, immersi in una solitudine totale a gravità zero dove il poco ossigeno rimasto finisce per diventare l’unico sottile confine tra la vita e la morte. Un’avventura in prima persona, resa ancor più “prima persona” dalla compatibilità al visore di OculusVR, di un perfetto sconosciuto che si risveglia inconsapevole in un teatrino sull’orlo del tracollo, dove nessuno può sentirti gridare e dove, a migliaia di chilometri dalla Terra, ogni minimo errore può costare caro.
L’idea alla base di ADR1FT, un miscuglio ben bilanciato di terrore fantascientifico preso a piene mani dalla cinematografia Hollywoodiana (qualcuno ha detto Gravity?), è semplicemente geniale. In un mercato videoludico sempre più proteso alla realtà virtuale, sogno bagnato di molti giocatori solo cinque anni fa e oggi già pronta a saturare il mercato con una serie di apparecchi uno più prodigioso dell’altro, THREE ONE ZERO compie la classica mossa vincente, colmando quanto più possibile il dazio legato all’immancabile inesperienza con un prodotto che ruota interamente attorno al concetto di immersione.
Pur essendo disponibile anche in versione “tradizionale” (quindi senza caschetti o altre diavolerie simili), ADR1FT nasce con la realtà virtuale stampata in fronte: e lo fa con cognizione di causa, con la consapevolezza che non servono armi futuristiche, mostri enormi o esplosioni alla Micheal Bay per intrattenere in questa nuova dimensione di gioco. Basta un silenzio assordante, interrotto da qualche suono sporadico di uno sportello elettronico che si apre, e una stazione orbitante misteriosamente svuotata in procinto di collassare, asettica, accecante tanto a tratti è luminosa. E, già che ci siamo, aggiungeteci pure una passeggiata nello spazio facendosi strada tra satelliti in fiamme e rottami alla deriva. Fidatevi, non serve altro per perdere completamente il contatto con la realtà.
Sulla storia di ADR1FT, in realtà, non sappiamo molto più di quanto vi abbiamo detto nelle righe precedenti. Nei panni di un misterioso cosmonauta, ci risvegliamo in una base orbitante pericolosamente vicina al tracollo. Chi siamo, perché siamo lì e, soprattutto, perché non ci sia anima viva in tutta questa desolazione è un mistero. E toccherà a noi trovare tutte queste risposte, cercando tra le varie cose di sopravvivere e riportare la pellaccia a terra. Il che non sarà affatto cosa semplice, visto lo stato della struttura e i milioni di inconvenienti che, da un’istante all’altro, possono verificarsi nello spazio aperto.
Partiamo dalle cose più importanti: nonostante la struttura in prima persona, ADR1FT non è uno sparatutto. La demo che abbiamo provato presso la Permanent Room di 505 Games è solo un assaggio del gioco completo, che tuttavia non prevede l’utilizzo di armi da fuoco nel modo “tradizionale”. A ben vedere, non sappiamo nemmeno se in tutto il playthrough incontreremo altri esseri viventi al di fuori del nostro alter ego, al che un approccio “combat” del genere è completamente assurdo. Piuttosto, quello di THREE ONE ZERO è un’avventura nel vero senso del termine, focalizzata quasi interamente sull’esplorazione degli scenari meravigliosi (interni e soprattutto esterni) di cui si compone il titolo e sulla risoluzione di puzzle ambientali di matrice prettamente fisica.
Qualcosa dell’ordine di aprire una porta bloccata riattivandone i circuiti elettrici interrotti, di riparare parti di un satellite per ripristinare (almeno in teoria) una qualche comunicazione o di abbattere ostacoli e detriti che impediscono di procedere in una determinata area. Le casistiche possibili di ADR1FT sono ragionevolmente varie, e derivano da un level design non solo sontuoso agli occhi, tanta è la cura a ricreare la dimensione spaziale in cui ci muoviamo, ma anche architettato a tavolino dallo sviluppatore per rendere difficilissima la vita a chi gioca.
Perdersi all’interno dei vari moduli, almeno nelle battute di gioco iniziali, sarà la norma. Aggiungiamoci la difficoltà nel manovrare il nostro alter ego a gravità zero (specie nella variante in VR) e le rotazioni che il suo corpo subisce non appena viene in contatto con un altro corpo e capirete da soliperchè, inizialmente, vi sentirete davvero al limite dell’inerme. A tal riguardo, la fisica di gioco è esemplare: non solo perchè ricrea alla perfezione il comportamento di un corpo rigido all’interno di uno spazio antigravitazionale, ma – e soprattutto – perchè calcola in real time un’elaborata serie di formule matematiche tutto tranne che basilari, in modo da dipingere su schermo un modello verosimile oltre ogni previsione.
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