Quando i suoi sviluppatori lo definirono “un action-platformer in stile Metroidvania diverso da qualunque altro gioco abbiate provato finora“, divenne subito chiaro che la posta messa sul piatto da Aegis Defenders era alta. GUTS Department aveva l’ambizione dalla sua e sebbene la descrizione lasciasse l’idea che non ci fossero né ci sarebbero stati compromessi, che fosse insomma un “prendere o lasciare” senza via di mezzo, il titolo in sviluppo da parte dello studio californiano era già accattivante fin dalle premesse: annunciato nel 2014 attraverso una campagna Kickstarter, Aegis Defenders intraprese una delle due strade che nella maggior parte dei casi portano come risultato un gioco interessante – scelse cioè di fondere assieme meccaniche e concetti separati per dar vita a un nuovo ibrido in pixel art visivamente bellissimo. Era un chiaro omaggio all’era dei 16-bit ma nel suo saluto alla memoria prometteva di ritagliarsi un proprio spazio, soprattutto grazie a una trama e un’ambientazione ispirati a “Nausicaä della Valle del Vento” ma deviati poi verso un’interpretazione personale di un mondo in rovina, antiche civiltà e uomini che ambiscono a sfidare gli dei stessi, se non addirittura a prenderne il posto.
Inizialmente pensato per PC, Mac e iOS, l’incredibile risposta del pubblico ha portato a raccogliere più del doppio della cifra richiesta, consentendo agli sviluppatori di implementare i trofei, una modalità orda e, cosa ancora più importante, di raggiungere console come PlayStation 4 e Nintendo Switch. Abbiamo abbracciato con particolare entusiasmo questa recensione perché Aegis Defender ha preso una decisione coraggiosa – un tratto comune nelle produzioni indipendenti – evitando di seguire i trend di mercato per proporre un mix di generi e riuscire a farlo funzionare. Sì, perché il gioco è un piccolo gioiello, grezzo sotto alcuni aspetti, ma perfettamente lavorato nel complesso.
Partiamo dall’elemento sul quale abbiamo sempre avuto meno informazioni e proprio per questo aveva fatto sorgere qualche perplessità: la storia. Sappiamo che l’umanità è precipitata in un periodo buio a seguito di una terribile calamità ma di un’era prospera e tecnologicamente sono rimaste le vestigia, sotto forma di reliquie il cui controllo porta a ottenere un enorme potere e dunque prevalere sulle altre nazioni. Non sorprende dunque la brama di possederle e in una realtà perennemente sull’orlo del conflitto, dove alcuni uomini venerano robot umanoidi come fossero divinità mentre altri le affrontano apertamente dichiarando che non sono invincibili come sembrano, il Relichunter Bart e sua nipote Clu apprendono dell’esistenza di Aegis, la più potente arma conosciuta in grado di uccidere persino un dio. Gli scopi di Aegis sono ignoti ma questo non ha importanza per l’Impero, che ricalcando un classico piuttosto diffuso negli RPG rappresenta il nemico principale della storia. I due avventurieri si trovano così coinvolti in qualcosa di più grande di una semplice incursione nel territorio per recuperare qualcosa di valore da vendere e incroceranno il loro cammino con altri due personaggi, Kaiim e Zula, ciascuno con le rispettive abilità. Già da queste premesse inizia a intravedersi una trama più complessa di quella che sarebbe potuta sembrare finora ma l’abilità di GUTS Department sta nel distribuire sapientemente la narrazione lungo tutto il corso del gioco: i filmati disegnati a mano all’inizio di ogni capitolo ci svelano un pezzetto in più delle vicende che hanno portato alla situazione attuale, dosando le informazioni per stuzzicare la nostra curiosità, mentre i dialoghi fra i personaggi concorrono ad approfondire sia loro stessi sia l’intero contesto nel quale si muovono.
Proprio nella narrazione, inoltre, troviamo la prima delle tante ispirazioni in cui Aegis Defenders affonda le proprie radici: lungi dall’essere semplici conversazioni da scorrere, i dialoghi fra i protagonisti sono spesso punteggiati da scelte multiple in base alle quali guadagneremo un certo numero di Relichunter Points (di cui parleremo a breve). Nelle intenzioni degli sviluppatori questo sistema di ramificazione, che si basa sulla famosa serie Persona prodotta da Atlus, vuole avvicinare quelle due tipologie di giocatori che rispettivamente adorano leggere ogni singolo aneddoto a disposizione oppure preferiscono testi più brevi e concisi per passare subito all’azione. Così facendo, soprattutto legando a questa meccanica un guadagno tangibile e utile, sono riusciti secondo noi a offrire dialoghi un po’ più lunghi senza risultare eccessivi, dinamici perché cambiano in base alla risposta data e persino divertenti se si sceglie un approccio “stupido” alla conversazione – spesso addirittura necessario per guadagnare maggiori Relichunter Points. Trattare al ribasso con un mercante occasionale, per esempio, non è mai stato tanto divertente.
La narrazione di Aegis Defenders è sapientemente distribuita
Dal lato gameplay siamo di fronte a una commistione di generi che dona al tutto una profondità insospettabile. Ci sono come dicevamo quattro personaggi, dotati di armi e abilità diverse, nessuno dei quali può essere ignorato se vogliamo proseguire: si tratta di un serrato gioco di squadra sia durante la fase esplorativa sia durante quella difensiva. A ogni eroe corrisponde un colore, lo stesso che caratterizzerà alcuni mostri rendendoli affini e dunque più deboli a determinati attacchi. Fucili, mine, bastoni, pale, torrette automatiche, ce n’è per tutti i gusti in Aegis Defender e ciascuno di questi aspetti può essere migliorato in due modi: per quanto riguarda le abilità servono i Relichunter Points di cui abbiamo accennato prima e si ottengono attraverso le conversazioni, trovando i collezionabili oppure completando gli obiettivi di ogni livello; per le armi si acquistano invece le versioni migliorate spendendo la valuta di gioco dal mercante stazionario al campo base. Più avanti nell’avventura si potranno comprare anche dei potenziamenti condivisi fra tutti i personaggi parlando con Kaiim. La questione dei colori differenziati, elemento fondamentale in tutte le fasi di gioco, è la seconda grossa ispirazione degli sviluppatori: i fan Nintendo non mancheranno di notare la somiglianza con Pikmin, che a sua volta utilizzava un sistema cromatico per suggerire al giocatore come agire per superare i puzzle ambientali. Il gioco permetteva anche di cambiare rapidamente da un personaggio all’altro per sfruttarne le potenzialità, ma questo è un aspetto minore, riscontrabile con più facilità in giochi quali Overcooked dove la collaborazione fra giocatori era fondamentale per realizzare le diverse pietanze. In Aegis Defenders si esplora e si combatte, non si cucina, ma il principio è lo stesso.
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Nello specifico prende il nome di Fusion System, che permette al giocatore di combinare fra loro i materiali dei personaggi per dare vita a sistemi di difesa originali e spesso più letali rispetto a quelli propri di ciascuno. Assieme al Color-Coded Armor System di cui sopra, ovvero la correlazione fra il colore dei nemici e quello dei personaggi per infliggere danni maggiori, rappresenta il punto di forza di Aegis Defenders ed entrambi funzionano nel mettere in relazione fra loro i diversi generi su cui si fonda il gioco. I livelli sono infatti pieni di puzzle da risolvere, sempre più ingegnosi e complessi mano a mano che si avanza nell’avventura, per i quali sarà necessaria una stretta collaborazione fra le parti: alcune aree ad esempio potrebbero essere accessibili solo a uno dei quattro personaggi, che da una distanza spesso notevole controlleranno l’ambiente in modo tale da aiutare gli altri a passare oltre. A volte ognuno prenderà strade differenti solo per ritrovarsi poi tutti assieme nello stesso punto, inaccessibile altrimenti. Il gioco segue questo ritmo anche durante la fase difensiva, che rappresenta la fine del livello e si compone di almeno cinque ondate di nemici, ogni volta più numerose, che cercheranno in ogni modo di raggiungere l’obiettivo per distruggerlo. Prima di ogni ondata avremo del tempo a disposizione per raccogliere le varie risorse e piazzare le difese nei punti chiave scegliendole in base al colore dei nemici, di cui ci sarà data un’anteprima.
A tutto questo si aggiunge un’ottima diversificazione dei nemici: non c’è solo il binomio umano/animale ma una vera e propria diversità in termini di grandezza, peso, velocità e tipo di spostamento. Laddove le creature mireranno testardamente all’obiettivo da difendere senza aggredirci direttamente, i soldati o i banditi che incroceremo lungo il percorso risponderanno ai nostri attacchi obbligandoci a concentrare la nostra attenzione su di loro con il rischio di far passare ospiti indesiderati nelle difese. Insomma, se cercate un gioco frenetico, strategico, in grado di combinare con successo fra loro più generi, Aegis Defenders fa assolutamente al caso vostro. È un titolo che nella sua apparente semplicità si distingue, incurante abbastanza delle leggi non scritte che regolano il mercato videoludico, da tentare un’impresa coraggiosa e superarla con successo. Per i giocatori più esigenti, inoltre, ci sono anche alcuni minigiochi interessanti (la vera anima degli omaggi ai vecchi 16-bit) che garantiscono diverse ricompense tra i quali costumi speciali per i personaggi. In qualunque momento è possibile ripercorrere livelli già completati, magari per guadagnare soldi e Relichunter Points da spendere in potenziamenti se capiamo di non riuscire a proseguire facilmente con la storia.
Aegis Defenders è esattamente ciò che prometteva di essere: un titolo affascinante e coinvolgente, che ha saputo fare luci sui punti rimasti fino adesso in ombra. La componente tower defense si sposa alla perfezione con la fase esplorativa e assieme trovano il loro spazio all’interno di una narrazione ben distribuita, che lascia sempre il giocatore con il fiato sospeso e aggiunge quel tocco di profondità grazie a un’occasionale ramificazione dei dialoghi – a sua volta legata all’elemento più RPG del gioco, l’acquisizione di punti e il conseguente acquisto di upgrade. Arricchito da tanti elementi secondari come collezionabili e minigiochi, ugualmente volti all’acquisizione di risorse da spendere per migliorarsi, i soli difetti che possiamo imputare a Aegis Defenders sono una leggera ripetitività nelle parti difensive e un possibile senso di frustrazione che accompagna i momenti più elaborati dell’avventura, per i quali è necessario provare a fallire più volte prima di comprenderne la meccanica. Al di là di questo ci troviamo di fronte a un prodotto senza dubbio pregevole che riesce a rendere la stessa estetica rétro molto piacevole, nonostante l’uso forse esagerato che se ne sta facendo nell’ultimo periodo. I ragazzi di GUTS Department meritano senza dubbio il vostro tempo e la vostra attenzione, a maggior ragione se cercate un titolo cooperativo: Aegis Defenders non si fa mancare nemmeno questo. |
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