Quanto e come può invecchiare un gioco nell’arco di vent’anni? In una generazione di console e hardware dominata dall’ossessione per il passato e per le riproposizioni, vuoi per abbattere i costi di sviluppo, vuoi per rispondere all’inesauribile nostalgia dell’utenza dei bei tempi andati, la risposta a questa domanda l’abbiamo avuta a più riprese, seguendo un andamento tutt’altro che lineare o scontato.
Remake come quello di MediEvil hanno evidenziato l’intransigenza del tempo, restituendoci un’epopea godibile praticamente solo ai fan della prima ora, per quanto artisticamente ancora ispiratissima. Riadattamenti come quello di Shadow of the Colossus, dal canto loro, hanno ribadito l’avanguardismo di alcune opere, tutt’ora cariche di rara poesia. Rifacimenti come Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy, infine, sono l’empirica dimostrazione di come certe produzioni fatichino ad invecchiare, dimostrandosi divertenti e attuali oggi come ieri.
Age of Empires II rientra certamente nel gruppo degli eterni ragazzini, giochi praticamente insensibili al susseguirsi delle ere tecnologiche, anche e soprattutto perché pilastri attorno ai quali interi generi si sono poi sviluppati, dettando trend e meccaniche ludiche perseguite da innumerevoli successori, figli di game designer influenzati dalle soluzioni adottate dalle fonti d’ispirazione.
Da vecchi giocatori quali siamo, ritrovarci nuovamente al comando delle truppe di El Chid, guidare ancora una volta la resistenza di Aztechi e Maya contro la furia devastatrice dei Conquistadores spagnoli, non ci ha certo ridonato il vigore d’un tempo, ma ci ha tremendamente commossi, permettendoci un’ultima volta di sentirci scalpitanti studenti del liceo, più inclini a studiare la storia tra una campagna e l’altra, piuttosto che sui i libri di scuola.
Il feeling, senza troppi giri di parole, è rimasto assolutamente identico, tanto nel bene, quanto nel male, ovviamente. Sebbene il tempo sia stato assolutamente indulgente con il capolavoro che fu originariamente realizzato da Ensemble Studios, inevitabilmente qua e là si ravvisa qualche cedimento.
Non ci sono cut-scene degne di questo nome che fungano da collante tra i livelli, quanto schermate fisse con un narratore che ragguaglia sul da farsi, esplicitando il contesto storico nel quale vi ritroverete. A conti fatti la varietà dei livelli che compongono le campagne è tutt’altro che elevata. Inoltre, nonostante questa Definitive Edition vanti ben trentacinque civiltà diverse, esteticamente si assomigliano un po’ tutte e anche le unità che possono schierare sul campo di battaglia non differiscono particolarmente.
La Definitive Edition apporta numerosi e graditi upgrade
Piccoli difetti, a ben vedere, già annotati all’epoca, che non possono che palesarsi con maggior intensità oggi, vent’anni ed innumerevoli congeneri dopo, lasso di tempo e produzioni sempre più raffinate che in molti aspetti hanno finito per superare, come era ovvio che fosse, l’illustre ed indiscutibile maestro.
Eppure, dal canto suo, il vetusto Age of Empires II continua a spiegarla, forte di una classe inscalfibile. Sviluppare il proprio centro città, progredire attraverso le ere, creare un immenso esercito e guidarlo alla distruzione totale dell’avversario, regala tutt’ora un piacere indescrivibile, alimentando le mai sopite smanie d’onnipotenza adolescenziali di cui soffre ogni videogiocatore che si rispetti.
La Definitive Edition, inoltre, apporta numerosi e graditi upgrade. La grafica, tanto per cominciare, ha beneficiato di una netta svecchiata. Al di là della risoluzione, sono state programmate da zero nuove animazioni, come quelle relative alla distruzione degli edifici, e sono stati rimodernati gli effetti delle ombre che donano più profondità alla mappa. Nulla di avveniristico, beninteso, ma Age of Empires II non è mai stato così bello.
Anche l’interfaccia è stata lievemente rivista. Se l’HUD è sostanzialmente rimasta la stessa di sempre, ora potrete comodamente tenere sotto controllo ogni power-up in sviluppo e ogni unità in formazione, tramite pratiche icone che, pur non affollando lo schermo, offrono informazioni extra all’utente, utilissime soprattutto nelle fasi più concitate della partita.
Rivista anche l’I.A. nemica, più reattiva che in passato, capace di adattarsi all’andamento della partita.
Non mancano inoltre sfide nuove di zecca, un vero e proprio tutorial riservato agli esperti, composto da una serie di livelli fini a sé stessi, che vi aiuteranno a conoscere più affondo le meccaniche che gestiscono il gioco.
Infine, sono state aggiunte tre nuove campagne ed altrettante civiltà. Sebbene anche in questo caso non siamo di fronte a livelli particolarmente originali, il ritmo d’azione è certamente più alto, con aggiornamenti di missione e cambi di schieramento che rendono la battaglia più intensa ed imprevedibile che mai.
Age of Empires II: Definitive Edition è un RTS assolutamente divertente, graficamente discreto, impreziosito da una longevità incredibile. Le ventisette campagne di cui si compone, propongono oltre un centinaio di ore di intrattenimento. Inoltre, le sfide e il multiplayer, più vivo che mai grazie ad una community di irriducibili, promettono un divertimento virtualmente infinito. Qualche crepa, lasciata dal tempo, si intravede, soprattutto per chi pretende da un RTS anche una trama coinvolgente. Tuttavia le piccole novità introdotte da Forgotten Empires mettono ben più che una pezza. Le nuove campagne spiccano grazie al ritmo. Gli upgrade grafici non fanno sfigurare il gioco. L’aggiornamento di interfaccia e I.A. soddisferanno i bisogni degli appassionati più intransigenti. Age of Empires II: Definitive Edition potrebbe essere un ottimo RTS consigliato a tutti, sopratutto ai fan. Invece è un titolo pubblicato per la prima volta vent’anni fa, che non dimostra affatto la sua età. Eterno, bellissimo, ancora attuale. |
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