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Age of Empires IV – Recensione

Non è facile parlare (e scrivere) di Age of Empires IV senza farsi travolgere dai sentimenti, dalla nostalgia, dall’emozione. Molto più che con il diretto prequel, ambientato in un periodo storico completamente diverso, senza nemmeno il bisogno di tirare in ballo i vari spin-off (di cui vale comunque la pena citare il riuscitissimo Star Wars: Galactic Battlegrounds), con questo capitolo Microsoft ha optato per una strategia estremamente pericolosa che, almeno sulla carta, non ammette mezze misure.

Del resto, decidere di tirare in ballo nuovamente il Medioevo, l’età dei re per l’appunto, per forza di cose pone questo capitolo sullo stesso piano dell’indimenticato Age of Empires II, tutt’ora il punto di riferimento non solo per il brand, ma in generale per l’intero panorama degli strategici in tempo reale. Il paragone, insomma, è stato certamente efficace in termini comunicativi per far drizzare le orecchie a tutti i fan, ma all’atto pratico si compone come un’ulteriore variabile estremamente determinante ai fini valutativi della produzione.

Inutile girarci intorno. Per quanto non sia quasi mai sensato tracciare linee di congiunzione tra due giochi temporalmente, e concettualmente, così distanti tra loro, la questione, per molti, non può che essere una soltanto: Age of Empires IV è meglio di Age of Empires II? O quantomeno, riesce a riproporne il mood, il feeling, quell’inspiegabile ed inestinguibile atmosfera che rese e rende ancora oggi il prequel un gioco tanto magnetico ed ipnotico?

Tagliando la testa al toro, senza farla troppo lunga, si potrebbe rispondere con un secco, e sulle prime sconsolante, no. Ci sono almeno un paio di motivi che rendono questo episodio irrimediabilmente diverso dalla fonte d’ispirazione, come è giusto che sia, del resto, visto che si tratta di una produzione che ha anche il compito di parlare con un pubblico lievemente differente, da quello che si affacciava al mondo dei videogiochi nel 1999. Difficile dire che faccia di meglio, su quello ci sono pochi dubbi, eppure al tempo stesso ci troviamo innegabilmente di fronte ad un grande strategico in tempo reale, che ha molto più diritto di sedersi affianco all’illustrissimo avo di quanto non lo meritassero Age of Empires III e Age of Mythology.

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Relic Entertainment, software house piuttosto preparata nel genere, chiamata al difficile compito di succedere alla compianta Ensemble Studios, ha saputo lavorare d’esperienza, riproponendo la maggior parte degli elementi che hanno fatto la fortuna dell’IP, cercando al contempo di proporre qualche piccola novità, volta soprattutto a ribilanciare, e quindi inspessire, alcune parti costituenti del gameplay.

A primo impatto, poco o nulla è cambiato rispetto al già citato Age of Empires II. Si raccolgono risorse grazie agli abitanti del villaggio; si costruiscono strutture tramite le quali ottenere bonus, power-up e con cui creare unità adatte alla guerra; in base agli obiettivi della missione si struttura una florida economia o, più spesso, si tenta di mettere a ferro e fuoco l’avamposto nemico.

Il primo stress test, in questo senso, è rappresentato dall’incontro-scontro con l’art design. Il confronto con lo stile estremamente peculiare del punto di riferimento, ma anche con quello anch’esso immortale del capostipite, non può che sfavorire Age of Empires IV che, dal canto suo, ostenta modelli poligonali e un mondo di gioco dettagliati, ma al tempo stesso relativamente anonimi. Ce ne si rende conto soprattutto non appena si gettano le fondamenta dei primi edifici che, per quanto ben riprodotti, sono tutt’altro che caratterizzati come le strutture degli episodi passati, con il risultato che sulle prime si fatica a distinguerli tra loro.

Ci si fa l’occhio, certo, ma è inevitabile ripensare all’art design, anch’esso non riuscitissimo, già sfoggiato da Empire Earth, altro strategico in tempo reale dal discreto passato, o a quello, tutt’altro che indimenticabile di Age of Mythology, che almeno dalla sua poteva contare su creature mitiche uniche nel loro genere.

Relic Entertainment ha condotto con un successo un ribilanciamento globale tra le unità in gioco, a tutto vantaggio della fanteria

Quantomeno, tecnicamente, c’è poco da recriminare al lavoro di Relic Entertainment. Anche su PC tutt’altro che di ultima generazione, si può godere di una grafica di buon livello, senza rallentamenti di alcun tipo. Per gli hardware più performanti, è previsto il supporto all’HDR e il 4K. Nelle nostre prove, inoltre, non siamo mai incappati in bug di nessun genere, eventualità tutt’altro che scontata visti i tempi. Manca lo stile, insomma, ma quanto a tecnica c’è poco da eccepire.

In termini di gameplay, se a grandi linee nulla e cambiato, Age of Empires IV offre diverse novità rispetto all’illustre predecessore.

Per quanto riguarda l’aspetto economico, costruire fattorie entro l’area di influenza di un mulino renderà la raccolta di cibo più efficace, oltre a donare a cadenza regolare un certo quantitativo di oro. Per passare da un’età all’altra è necessario costruire un edificio specifico per ogni popolazione, scegliendo di volta in volta tra due alternative, struttura che donerà particolari bonus e che per forza di cose dovrà essere piazzato in un punto strategico dell’avamposto.

Maggiormente complesso il discorso sul fronte militare, dove si notano cambi di direzione ben più netti. Molto più che in passato, castelli e fortificazioni giocheranno un ruolo primario nei conflitti. Se non si toccano i picchi raggiunti da Stronghold, come è giusto che sia, solo munendosi di mura e torri si può sperare di sopravvivere agli assalti nemici, tanto più che mai come ora le unità, qualsiasi tipo di unità, godono di un’efficacia impensabile nella distruzione degli edifici.

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D’altra parte, l’estrema efficacia dei trabucchi, bastano tre colpi per abbattere un muro, rende tremendamente fondamentale il tempismo con cui si conduce il contrattacco. Piazzare arcieri lungo la cinta muraria è vitale per scacciare la fanteria e tenere a bada la cavalleria, ma solo schierando l’esercito all’esterno, preoccupandosi di mandare in prima linea le unità più efficaci contro quelle del nemico, si può sperare di uscirne senza le ossa rotte.

Al tempo stesso, Relic Entertainment ha condotto con un successo un ribilanciamento globale tra le unità in gioco, a tutto vantaggio della fanteria che, a differenza di Age of Empires II, in questo capitolo giocherà spesso e volentieri un ruolo fondamentale. Non solo i picchieri ora sono estremamente efficaci contro i cavalieri, molto più di quanto non lo fossero già in passato, ma ora i soldati potranno costruire in qualsiasi luogo, e in qualsiasi momento, un ariete, macchina d’assedio particolarmente efficace per abbattere le mura. Gli stessi arcieri, attivando lo specifico power-up, possono innalzare delle palizzate di legno che rendono meno letale la carica della cavalleria. Non ultimo, vale pena citare anche il netto depotenziamento del sacerdote, impossibilitato a convertire, Imam della Dinastia Abbaside esclusi, salvo se muniti di reliquia.

Age of Empires IV resta uno strategico che potremmo definire arcade, ma se ne apprezza l’insospettabile spessore tattico delle battaglie

Relic Entertainment, in questo senso, ha certamente svolto un lavoro egregio, studiando i (pochi) punti deboli di Age of Empires II e lavorando affinché non ci fossero unità chiaramente ed evidentemente più efficienti di altre, a tutto vantaggio di una profondità che ben si evince durante gli assedi alle fortificazioni, dove una vittoria può sfumare per un singolo errore tattico. Age of Empires IV resta uno strategico che potremmo comunque definire arcade, non fosse altro per il ritmo d’azione relativamente sostenuto, ma mai come in questo episodio se ne apprezza l’insospettabile spessore tattico delle battaglie.

Ciò, sicuramente, è dovuto anche al perfetto bilanciamento delle otto civiltà presenti. Poche se paragonate ai capitoli precedenti, non c’è dubbio, ma ciascuna ben distinta da tecnologie e unità esclusive, che rendono ancora più incerte e imprevedibili le battaglie.

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A rendere ancor più speciale ed intrigante Age of Empires IV ci pensano anche i numerosi documentari che intervallano le 35 missioni delle quattro campagne attualmente disponibili, o che si rendono visionabili dopo averli sbloccati avendo portato a termine alcuni compiti specifici. Se una parte di essi sono direttamente collegati al livello di turno, mescolando animazioni in computer grafica con riprese in live action, moltissimi fanno luce su eventi e sullo stile di vita che si conduceva nel Medioevo. Si tratta certamente di un plus, che farà gola ai tanti amanti della storia, che si avvicinano alla saga anche per la sua componente educativa, che mai come in questo episodio è stata curata e potenziata.

A rendere ancor più speciale ed intrigante Age of Empires IV ci pensano anche i numerosi documentari che intervallano le 35 missioni delle quattro campagne attualmente disponibili

Oltre alle campagne, che vi porteranno via almeno una ventina di ore per essere completate, ad aumentare la longevità del titolo ci pensano alcune missioni tutorial, in cui in base alla prestazione sfoderata verrete premiati da una medaglia di diverso valore; da una serie scenari dalle condizioni di vittoria preimpostate; e dalle immancabili e virtualmente infinite schermaglie, partite in cui settare diverse opzioni per sfidare sia la CPU che altri utenti online.

Conclusioni

È evidente che Age of Empires IV attraverserà un periodo di rodaggio. Lo si evince non solo dal numero relativamente contenuto di popolazioni disponibili al lancio, solo otto, ma anche dall’esiguo numero di campagne, quattro, che pur tuttavia garantiscono almeno venti ore di gioco. Esattamente come per i predecessori, tra espansioni e upgrade, è certo che contenutisticamente parlando stiamo attualmente esplorando solo la superficie di uno strategico che certamente conoscerà anche modifiche in termini di gameplay, non appena i videogiocatori più smaliziati andranno a comporne il meta, con tutti i pro e i contro che ciò comporta.

Di sicuro, Relic Entertainment è stata sufficientemente abile da fornirci uno strategico in tempo reale bilanciato e tecnicamente ineccepibile sin dal day one. Praticamente privo di bug, il gioco scorre bene grazie ad un gameplay che ha ridato valore alla fanteria e che fonda buona parte del suo fascino sulla costruzione e sull’assedio di avamposti altamente fortificati.

Si fa a botte con le barre di salute delle singole unità, inspiegabilmente non visualizzabili nonostante si attivi l’opzione relativa; l’art design è più anonimo di quanto sperato; qualche civiltà in più non avrebbe guastato, ma pur in assenza di chissà quali novità, è bello riabbracciare Age of Empires. Dopo un terzo capitolo controverso e qualche spin-off dimenticabile, il brand di Microsoft è finalmente ritornato sulla retta via, pronto a far divertire gli amanti del genere e gli appassionati di storia.

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