È probabilmente la notizia che non avremo mai voluto leggere: il sensei Akira Toriyama, il papà di Dragon Ball e Dr. Slump & Arale, ci ha lasciato all’età di 68 anni. Una notizia che ha fatto il giro del mondo e che ha lasciato tutti senza parole, travolti come un fiume in piena.
Non vi nascondo la mia commozione mentre scrivo queste poche righe che mi riportano indietro nel tempo quando, ancora bambino, acquistai il mio primissimo manga di Dragon Ball (facendo molta fatica a racimolare la bellezza di 3200 lire). Così come è successo a tanti appassionati, il manga di Toriyama mi ha fatto avvicinare a questo meraviglioso universo: il suo stile così sopraffino, con tratti dei personaggi “cartooneschi”, riuscì a incantare quel bambino che fino ad allora aveva letto solo Topolino.
Una storia come tante dopotutto, ma che ci fa riflettere sull’influenza e sulla formazione che Akira Toriyama Sensei ha avuto sull’inizio di una passione che, per molti, è diventata gigantesca. E non solo, tanti sono quei mangaka che si sono ispirati ai suoi lavori: uno di loro è Eiichirō Oda, autore di One Piece, che ha sempre aspirato a diventare un artista di manga seguendo il suo esempio. Per non parlare del suo diretto allievo, Toyotarō, scelto come successore proprio da Toriyama stesso: da brividi il suo post su X.
鳥山先生にほめられたくて漫画描いてました。僕のすべてでした
— とよたろう (@TOYOTARO_Vjump) March 8, 2024
Toyotaro: Disegnavo manga perché volevo essere lodato da Toriyama-sensei. Era tutto per me.
La prima opera di Toriyama fu Wonder Island con protagonista un sergente dell’aviazione imperiale giapponese: una storia “fuori di testa” con cui non solo si è aggiudicato un premio ma che gli ha permesso di farsi conoscere come artista a tutto tondo.
Il successo arriva con la serie comica Dr. Slump & Arale Chan, serializzata dal 1979 al 1984 in 18 tankobon (ovvero volumi). Arale è stata trasmessa negli anni ’80 e ’90 su diverse emittenti regionali italiane, permettendo a tanti piccoli appassionati di cartoni animati di entrare in un magico mondo caratterizzato da situazioni a dir poco surreali.
E qui che viene fuori il genio di Akira Toriyama, che riesce a unire in modo perfettamente coerente umani con buffi animali antropomorfi, tra cui anche versioni caricaturali di celebri personaggi della fantascienza giapponese e internazionale.
E poi, poi… arrivò Dragon Ball!
Un’opera magistrale, un battle shonen che ha raggiunto dei traguardi capaci di sorprendere il sensei stesso, un vero e proprio capolavoro contemporaneo. Dopo aver debuttato nel numero 51 della nota rivista Shonen Jump, le avventure di Goku e compagni diventano così popolari da spingere il maestro a lavorarci ben 11 anni per concluderlo (1984-1995).
Qui sulle pagine di GameSoul ve ne ho parlato tantissimo in questi anni, e riassumere una serie così “immortale” è molto difficile per me. Ci basti pensare quante trasposizione ha avuto nel corso degli anni: serie televisive, OAV, speciali, videogiochi e molto altro che ha influenzato la cultura pop negli anni a venire.
La poliedricità era immensa tanto da curare anche la componente grafica di diversi videogiochi, a partire da Dragon Quest per NES nel 1986 (grafica mantenuta costante anche per gli altri capitoli della saga) e l’indimenticabile Chrono Trigger del 1995.
Riassumere una carriera così brillante è pressoché impossibile: parliamo di un uomo così brillante che è stato capace, con il massimo riserbo (come buona parte del popolo giapponese) e umiltà, di influenzare positivamente il mondo dei manga e dell’intrattenimento in generale.
Ci mancherà, ci mancherà molto…
Ma papà Toriyama ci sarà sempre, ci sarà in ogni momento, ogni volta che vedremo il sorriso di Goku pronto ad affrontare la prossima sfida.
Mi piace vederlo che veglia su di noi in “sella” alla nuvola d’oro, mentre sorride vedendoci appassionare alla sua opera madre come il primo giorno.
GRAZIE MAESTRO!
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