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News 01 Ott 2015

Animal Crossing: Happy Home Designer – Recensione

All’epoca del primo The Sims ricordo come uno degli aspetti più magnetici del gioco fosse quello legato alla costruzione delle case. Proprio non riuscivo a trovare interesse nel dover assecondare i bisogno psicosomatici di quell’omino virtuale che con insistenza continuava a chiedere “mangiareamicibagnolavoro”. È già così difficile dover vivere una vita reale, figurarsi poi doverne portare avanti anche una virtuale. Allo stesso tempo, però, la possibilità di poter perdere ore e ore a costruire in piena libertà (sempre siano lodate le password) la casa dei propri sogni, o semplicemente la più strana che fosse possibile concepire, era uno degli aspetti più intriganti e magnetici che il titolo avesse da offrire. Avevo sbagliato gioco? Probabilmente si, ma di fatto lo trovavo l’aspetto migliore del gioco seppur privo di un qualsivoglia scopo o riscontro ludico. Cosa c’entra tutto questo preambolo con Animal Crossing: Happy Home Designer? Mettetevi comodi e continuate a leggere…


 

Per essere una serie con importantissimi numeri alle spalle, quella di Animal Crossing è comunque una serie relativamente dedicata a una nicchia. Il “communication game” di Nintendo ha fatto molte conquiste nel tempo dal suo esordio ad oggi, ma di fatto rimane un prodotto indirizzato a un pubblico di affezionati ben conscio di cosa andrà ad acquistare di uscita in uscita. In tutto ciò, Animal Crossing: Happy Home Designer rappresenta il primo e vero spin-off della serie, un episodio collaterale interamente incentrato su uno solo dei tanti aspetti che hanno famosa reso la serie: L’arredamento.

Conservando un ritmo tutto pacato e tipico della serie, Animal Crossing: Happy Home Designer vede il protagonista di turno impegnato come Interior Designer presso l’Immobil Nook, l’azienda immobiliare dell’infame Tom Nook che chi ha giocato i passati episodi non tarderà a riconoscere (e forse odiare). Nei panni non più di semplice cittadino ma di un vero e proprio cacciatore d’affari, spariscono dunque tutti quei compiti che avevamo imparato ad apprezzare con gli anni. Niente più pesca, raccolta di frutta, fossili o quant’altro. Scordatevi anche il mutuo da pagare, a quello ci penseranno gli animaletti a cui presterete i vostri servizi, qui l’imperativo è solo uno: fare felice il cliene (e di riflesso, arricchire il procione, ancora una volta).


 

Stilo alla mano, entrare nell’ottica del nuovo lavoro è in realtà piuttosto semplice e questo anche grazie agli innumerevoli consigli che i colleghi e i clienti stessi non tarderanno di fornire costantemente. Lo scopo del gioco, se di scopo si può parlare, è infatti quello di dare libero sfogo alla propria vena architettonica di cui si parlava in apertura e, se possibile, cercare di farlo soddisfacendo anche le richieste del committente. Non che quest’ultima clausola sia limitante ai fini della progressione, ma se dobbiamo giocare, tanto vale farlo al meglio.

Partendo dal basso e con un inventario ridotto, i primi compiti svolgono come da consuetudine il ruolo del classico tutorial. Diversamente dai precedenti capitoli dove era il nostro personaggio a muovere i mobili, in Animal Crossing: Happy Home Designer anche il trasporto dei mobili più pesanti appare ora più snello grazie all’utilizzo intensivo ed estensivo dell’inventario tattile: scegliere, trascinare, ruotare e altre operazioni analoghe non fanno rimpiangere anni e anni di gestionali punta e clicca trascorsi su PC e questo grazie anche alla possibilità inedita di duplicare e spostare gruppi di oggetti, appunto, in pieno stile The Sims.


Fra una casa da arredare coi cuoricini e una con la frutta, i primi compiti volano via piuttosto velocemente anche grazie a una nuova gestione delle giornate, non più legate al tempo che trascorre in funzione dell’orologio interno ma scandite in incarichi lavorativi. Un cambiamento spiazzante per tutti coloro che erano abituati al classico ciclo di giorno e notte ma che di fatto permette di poter meglio tracciare l’andamento dei propri compiti e tenere traccia di quelli passati magari per rientrare in contatto con un vecchio cliente. Persino il cambio stagionale, vero e proprio marchio di fabbrica della serie, è relegato in Animal Crossing: Happy Home Designer ad alcuni lotti di terreno a tema ben specifici.

Per quanto fumoso e privo di risvolti in termini di progressione “canonica” all’interno del gioco, portare a termine un lavoro piuttosto che un altro permette comunque di mettere le mani su una serie di ricompense nella forma di una crescente fornitura di mobili e accessori legati ai personaggi a cui abbiamo prestato servizio. Sebbene infatti tutto ciò possa apparire piuttosto blando e privo di mordente rispetto alle precedenti soddisfazioni derivate dal completamento del mutuo piuttosto che del museo, la possibilità di poter personalizzare le case future con gli elementi conquistati in precedenza contribuisce a donare al gioco quel tocco tipico “zen” che non guasta mai. Non tutto insomma si fa con uno scopo quando viene fatto per appagare il proprio gusto artistico. E poco importa se il tricheco in questione desiderasse solo un banalissimo appartamento a tema invernale quando quella lampada solare al centro della stanza è in grado di donare all’ambiente un senso di contrasto davvero niente male.


 

Ma non si campa di soli interni in Animal Crossing: Happy Home Designer. Al progredire della nostra sfavillante carriera nel mondo dell’immobile, infatti, corrisponde anche una progressione in termini di possibilità e opportunità. Non ci vorrà molto infatti prima di poter personalizzare anche giardini, mura esterne e persino opere pubbliche come scuole, bar e negozi per conto della petulante Fuffi. Anche queste ultime, per quanto dalle regole più rigide, godono/soffrono delle stesse libertà concesse dalle abitazioni private. Una scuola, ad esempio, è tale quando ha al suo interno almeno 4 banchi e una lavagna, il resto spetta al giocatore: che si tratti di costruire una scuola di periferia italiana o una novella Hogwarts il risultato in termini ludici è uguale, il divertimento nel crearla, realizzarla e perfezionarla ovviamente no.

Arrivati a questo punto dovrebbe essere palese che Animal Crossing: Happy Home Designer è uno spin-off dedicato a un’ancora più ristretta cerchia di giocatori o a un pubblico di giovanissimi creativi. L’assenza di una qualsivoglia sfida e/o riconoscimento da parte del giocatore è quindi il maggiore discriminante del gioco, capace di spaziare dall’infinito al monotono in base alla vostra predisposizione nei confronti degli editor di questo tipo. Paradossalmente, il più grande difetto di Animal Crossing: Happy Home Designer è proprio il suo più grande pregio: La libertà di lasciare quasi totalmente carta bianca al giocatore.


 

Un’ultima nota infine sulle possibilità offerte dalle nuovissime carte amiibo che saranno disponibili contemporaneamente all’uscita del gioco nei negozi. Grazie al sensore NFC del New Nintendo 3DS o all’apposito lettore compatibile con i vecchi modelli (acquistabile separatamente o in bundle con il gioco), Animal Crossing: Happy Home Designer permette di entrare in contatto con il cliente raffigurato sulla carta scansionata in modo da poterne risolvere i crucci immobiliari e conquistarne i set di d’arredamento.

Sebbene sia possibile conoscere la maggior parte degli animaletti anche giocando normalmente, grazie a questa simpatica introduzione è possibile entrare in contatto con alcuni volti “storici” della serie come K.K. o Mr. Resetti. L’unico problema in questo senso è legato al fatto che tali personaggi siano relegati alle carte più “rare”, ed essendo queste ultime assortite casualmente all’interno dei pacchetti (con più di 50 carte in totale), il rischio che questa aggiunta si dimostri marginale ai fini del gameplay è notevole. Ma tant’è, si tratta comunque di una caratteristica in più che sarà sicuramente molto apprezzata dai più piccoli collezionisti di figurine e carte. Un po’ meno dalle mamme forse…


 

In conclusione…

Giudicare un prodotto così anomalo come Animal Crossing: Happy Home Designer è un’impresa ardua. La decisione di puntare tutto su un solo aspetto della comunque vincente formula dell’originale Animal Crossing è sicuramente limitante ma la qualità tipica delle produzioni Nintendo più curate è indiscutibile. Si tratta solo di capire quanto tale scelta di focalizzarsi esclusivamente sulla componente d’arredo sia affine ai vostri standard di divertimento.

Qualora la risposta fosse positiva, preparatevi a prendervi cura di questo vostro nuovo giardinetto Zen portatile a lungo, possibilmente a piccole ma costanti dosi. In caso contrario, il consiglio è quello di aspettare per una prossima iterazione regolare della serie, sperando che nel frattempo essa possa integrare tutte le piccole conquiste che Animal Crossing: Happy Home Designer ha introdotto nella serie.

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