Another Sight

Another Sight – Recensione

Lunar Great Wall Studios è uno studio italiano al suo debutto con Another Sight, un’avventura che potremmo definire sicuramente unica nel suo genere. L’idea è nata negli sviluppatori dopo aver partecipato all’esperienza Dialogo nel Buio all’Istituto Ciechi di Milano, che li ha messi nei panni di una persona non vedente. Scoprire come le persone affette da questa disabilità percepiscono l’ambiente che li circonda è stato di fondamentale importanza per lo sviluppo del gioco, che ha come protagonista una ragazzina di nome Kit la quale perde l’uso della vista proprio all’inizio dell’avventura.

In questo caso la sua capacità di “vedere” attraverso i suoni è in realtà un po’ romanzata, collegata ad uno strano potere che si trova nelle profondità del sottosuolo di Londra dal quale la ragazza è stranamente attratta. Di grande aiuto è sicuramente anche il misterioso gatto Hodge, un felino dalla incredibile intelligenza, che accompagnerà Kit nel suo viaggio passo dopo passo, “mostrandole” la strada. Un rapporto, quello tra i due, che andrà ad evolversi nel corso della storia mano a mano che la ragazza comincerà a scoprire strani dettagli sul conto del suo amico peloso.

Il viaggio si rivelerà ricco di sorprese: una città sotterranea, ispirata a quella del romanzo Nessun dove di Neil Gaiman, popolata dalle menti più brillanti del XIX secolo si nasconde sotto Londra e tra ambientazioni surreali, ma di rara bellezza, Kit potrà incontrarle, parlarci e imparare da loro. Non mancheranno però i guai, in arrivo direttamente dalla superficie sotto una forma decisamente inaspettata.

La storia di Another Sight ha inizio con la giovane Kit che, portata da suo padre ad esplorare degli scavi nell’area della metropolitana di Londra a cui egli sta lavorando in qualità di archeologo, è vittima di un incidente: una voragine si apre sotto i suoi piedi, facendola precipitare in un luogo decisamente… ultraterreno. A causa della caduta la ragazza perde la vista, ma in qualche modo ne sviluppa “un’altra” basata sui suoni. Subito incontra il gatto Hodge, il quale si dimostra stranamente amichevole e propenso a restarle al fianco per aiutarla e guidarla. Sì, perché il micio sembra conoscere molto bene la strada, cosa che lo rende ancora più misterioso. Insieme i due attraverseranno le fogne di Londra, trovando non solo una città abitata da geni come Monet, Tesla, Debussy e Verne, ma anche le rovine di chissà quale antica civiltà in un’avventura dai torni sovrannaturali, con un finale che però poteva essere gestito in modo migliore a nostro parere, soprattutto dopo la narrazione a cui il gioco ci abitua nel corso della storia.

I personaggi che Kit incontra lungo la strada sono davvero fantastici, ci siamo sinceramente innamorati di Debussy e della sua follia, e anche alcune delle ambientazioni che si ritrova ad attraversare riescono a instillare vera e propria meraviglia: il giardino di Monet con le sue splendide rafflesie e il magico mondo sottomarino di Verne sono di sicuro impatto e la scelta di lasciare i giocatori liberi di goderseli senza stare a pensare di risolvere puzzle, ma semplicemente camminando è una scelta che abbiamo apprezzato. La grafica è di certo uno dei punti di forza del gioco, che non si rispecchia solo nelle fasi di gameplay, ma anche nelle sequenze video, realizzate in uno stile “fumetto” davvero bello a vedersi.

I personaggi che Kit incontra lungo la strada sono davvero fantastici e alcune ambientazioni riescono a instillare vera e propria meraviglia

Ovviamente non tutti i luoghi che la ragazza visiterà sono così idilliaci, né tantomeno così semplici da attraversare. Kit infatti ha una “visione” estremamente limitata dello spazio che la circonda, dovendosi affidare ai suoni prodotti da Hodge o dall’ambiente (macchinari in funzione, acqua, l’erba che si muove con il vento), ma non solo: il level design è studiato in modo che lei e il gatto debbano collaborare per avanzare, azionando meccanismi che sblocchino la strada l’uno dell’altro. Il felino è ovviamente più agile e più piccolo, perciò può arrampicarsi qua e là e attraversare stretti passaggi per raggiungere luoghi inaccessibili alla ragazza. Dal canto suo, in quanto essere umano, Kit dispone di una forza maggiore e può quindi spostare oggetti pesanti (nei limiti di una ragazzina), aprire porte/sollevare botole e azionare macchinari complessi.

I due si trovano quindi spesso separati, in un ambiente che potremmo definire in 2.5D in cui i singoli personaggi possono prendere un solo percorso “orrizontale”, che però è spesso sfalsato da quello del compagno. Alle volte è necessaria invece una collaborazione a più stretto contatto, infatti i movimenti di Hodge o ancora meglio i suoi miagolii sono in grado di espandere le percezioni di Kit, rendendola per esempio in grado di saltare un ostacolo: capite infatti bene che una persona non vedente non salterà mai. non essendo sicura di dove andranno a finire i suoi piedi.

Another Sight è un’avventura che scorre abbastanza linearmente, ed è raro restare per molto fermi in un punto per motivi di difficoltà di ragionamento. Del resto bisogna solo cercare dei meccanismi ed attivarli, non è che sia richiesta chissà quale intelligenza (se ci riesce un gatto…); ciò che a volte fa invece interrompere in modo frustrante sono i controlli estremamente legnosi. Hodge è ufficialmente il gatto meno aggraziato ed agile sulla faccia del pianeta, ed è quello a cui più abbiamo urlato contro nella nostra vita (e ne abbiamo avuti un bel po’ di gatti, eh!): lasciando passare la tremenda animazione del salto verticale che va contro ogni legge della fisica, e pure contro diversi istinti biologici dei felini, la sua precisione nei salti è tutt’altro che paragonabile a quella di un gatto reale e purtroppo in alcune zone è necessario portarlo attraverso piattaforme molto vicine tra loro. Fortuna che la forza nelle zampe non gli manca: abbiamo trovato più semplice fargli saltare direttamente le piattaforme a due a due che centrare quella più vicina.

Anche Kit si unisce alla squadra in quanto a movimenti imprecisi, certo lei almeno ha la scusante di non “vedere” dove mette i piedi, però bisogna essere proprio crudeli nel disegnare dei livelli in cui una ragazzina cieca arriva a malapena da una parte all’altra di un precipizio con il suo salto più potente. Ma i problemi più grossi li dà quando deve attraversare zone pericolose in stile “pressa che ti rende una sottiletta”, classico espediente dei platform che mette in fila tanti meccanismi a tempo in grado di ucciderti con un piccolo spazio tra l’uno e l’altro… neanche a dirlo, ma farla stare in quello spazio è dannatamente difficile: già non ci vede, poi la precisione in quello che possiamo chiamare “hit box” è discutibile, così come quella dei suoi passi.

Hodge è ufficialmente il gatto meno aggraziato ed agile sulla faccia del pianeta

Un punto a favore va invece alla colonna sonora dai toni suggestivi, che sottolinea in modo egregio i momenti più importanti del gioco: la giovanissima Orchestra Sinfonica di Salerno ha fatto un gran lavoro nel rendere l’aria malinconica di Another Sight e la melodia ben si sposa con i temi del titolo.

Conclusioni

Another Sight è un’avventura affascinante, che porta i giocatori in un mondo magico ricco di luoghi suggestivi e personaggi geniali. La storia scorre piacevolmente ed è arricchita da sequenze a fumetto davvero belle da vedere. Purtroppo non abbiamo trovato il finale all’altezza del resto della narrazione, apparendoci un po’ tirato via.

Kit e Hodge sono una bella squadra: il mondo “visto” dalla ragazza cieca è alle volte più affascinante di quello reale, ma per superare gli ostacoli non guasta avere l’aiuto di un gatto che ci vede davvero. Il gatto funge anche da perfetto ascoltatore, mentre Kit esprime i suoi dubbi nel corso dell’avventura.

La direzione artistica del gioco è sicuramente il suo punto forte, purtroppo lo stesso non si può dire del lato tecnico: i controlli sono legnosi, le animazioni lo stesso e quanto di buono può venire dalla fruizione della storia viene rovinato dalla frustrazione nel non riuscire a progredire per colpa di un salto che non dovrebbe essere così difficile da compiere.

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