Ant-Man and the Wasp
News 19 Lug 2018

Ant-Man and the Wasp – Recensione

Il Marvel Cinematic Universe va avanti oramai da dieci anni. Una decade carica di eventi, di esperimenti, di progetti cinematografici di successo. Nel bene e nel male, Marvel ha creato qualcosa che non aveva un vero e proprio precedente cinematografico, plasmando un universo oramai onnipresente nel quotidiano e scolpito nella coscienza collettiva: certo, non sempre i prodotti del MCU si sono rivelati all’altezza delle aspettative, anzi. Tuttavia qualche pellicola interessante è uscita fuori in questa decade di supereroi, proprio come il primo Ant-Man. Ogni superhero movie sfornato negli ultimi dieci anni infatti si frammenta in piccoli sottogeneri che lo identificano e lo differenziano dagli altri: la pellicola dedicata a Scott Lang e Hank Pym era una sorta di heist movie ben riuscito, che mischiava i superpoteri con le classiche vicende di questo particolare genere.

Dopo tre anni Ant-Man è tornato sul grande schermo, stavolta coinvolgendo in prima persona il suo partner femminile: l’agile e letale Wasp, alias Hope Van Dyne, figlia di Hank e della scienziata scomparsa Janet Van Dyne. Prima di cominciare la recensione, devo dirvelo subito: se pensate che questo film vi darà una panoramica del Marvel Cinematic Universe post-Thanos, state sbagliando. La storia narrata dal regista Peyton Reed inizia poco dopo Captain America: Civil War, arrivando solo nelle ultimissime (-issime -issime) battute ad accostarsi a quell’immenso crossover che è Avengers: Infinity War.

Ant Man and the Wasp

Ant-Man and The Wasp va a esplorare più in profondità tre grossi rapporti familiari che fungono da perno per tutte le vicende narrate: la relazione fra Hank (Michael Douglas) e Hope (Evangeline Lilly), alla ricerca della perduta moglie/madre Janet; il complesso rapporto fra Scott (Paul Rudd), agli arresti domiciliari per gli avvenimenti legati a Civil War, e sua figlia; infine, la relazione fra il Fantasma (Hannah John-Kamen), più antieroe che vero villain, e il suo “padre” adottivo.

Le vicende narrate in Ant-Man and the Wasp abbandonano completamente i toni da fine del mondo degli ultimi film Marvel, Avengers e Black Panther compresi. Non c’è nessuna rivoluzione, nessuna minaccia all’esistenza dell’umanità, ma solo poche persone che vogliono rivedere i propri cari e sopravvivere in questo mondo gettato nel caos dai supereroi e dai supercattivi. Il film inizia con una prevedibile scoperta da parte di Hank Pym, il quale in base alle esperienze vissute da Scott nel primo Ant-Man deduce che sua moglie Janet possa essere ancora viva e smarrita nel vuoto quantico (la parola “quantico” verrà usata migliaia di volte durante il film), e pertanto decide di costruire una sorta di tunnel dimensionale che gli permetta di ritrovare la sua compagna smarrita.

Non c’è nessuna minaccia all’esistenza dell’umanità, solo poche persone che vogliono rivedere i propri cari

A mettergli i bastoni fra le ruote interverranno diverse fazioni, per scopi differenti: ci sono alcuni loschi figuri del mercato nero, i quali vogliono il laboratorio di Pym per diventare ricchi; c’è l’FBI, che vuole catturare Hank e Hope, ricercati per aver fornito la tecnologia di Ant-Man a Scott Lang durante gli eventi di Civil War; c’è il Fantasma, che vuole la ricerca di Pym (e sua moglie) per riuscire a tornare sostanzialmente umana. Scott rimane coinvolto nuovamente nelle vite di Hank e Hope, che hanno bisogno di lui e del suo legame con il mondo quantico per poter localizzare nuovamente Janet; comincia quindi una rocambolesca serie di eventi fatti di azione, battute, inseguimenti in auto con annessi ingrandimenti, rimpicciolimenti e combattimenti rapidi e coreografici, esattamente come mamma Marvel ci ha abituato da dieci anni a questa parte.

Ant-Man and the Wasp

Il film si abbandona a raccontare una storia fatta di speranza e famiglia, con gli stessi toni leggeri che hanno caratterizzato il primo film, senza tuttavia arrivare alle (tristi) bassezze comiche viste in Thor Ragnarok. L’humor è sempre ben mescolato alle scene di azione, oltre che essere ben dosato e funzionale alla storia. Nonostante i toni leggeri, Ant-Man and the Wasp riesce a portare a schermo una storia decente, che pur non brillando di creatività o originalità riesce a intrattenere in toto lo spettatore, dall’inizio alla fine. Inoltre, introduce l’importantissimo personaggio di Janet Van Dyne, la Wasp originale, interpretata da una Michelle Pfeiffer in ottima forma.

Ingrandimenti, rimpicciolimenti e combattimenti rapidi e coreografici

A proposito di quest’ultima, c’è da fare un plauso agli effetti speciali che hanno riprodotto perfettamente le fattezze della Pfeiffer (e di Douglas) da giovani. L’Industrial Light and Magic, l’azienda che cura la maggior parte degli effetti visivi del MCU, ha fatto in generale un lavoro eccelso, dando credibilità ad ogni scena nonostante le sequenze avessero spesso dell’assurdo: inseguimenti con veicoli miniaturizzati, saliere giganti e una scena spettacolare in mare. Anche l’audio è godibile e piacevole, anche se è inspiegabile lo scarso utilizzo del tema principale di Ant-Man, centellinato e misteriosamente rimaneggiato, che ha perso parte della sua epicità.

Un po’ sottotono il villan della situazione, un antieroe all’inizio molto interessante che scade poi nel prevedibile nella seconda metà del film. Un plauso invece va a Michael Peña, che riporta a grande schermo il suo divertentissimo Luis, che serve spesso ad alleggerire le situazioni più pesanti del film. Pur non raggiungendo la stessa qualità del primo film, Ant-Man and the Wasp di Peyton Reed riesce ad essere una piacevole distrazione dalla seriosità del Marvel Cinematic Universe post-Infinity War. Certo, la storia è un po’ più frivola e la scienza è sempre più un Deus Ex Machina utilizzato (male) per giustificare situazioni inspiegabili, ma in un mondo di supereroi e supercattivi in fondo va bene così.


 

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