Los Angeles – Definito “science-fantasy” da Electronic Arts e Bioware,Anthem è finalmente pronto a mostrarsi come si deve, sotto gli occhi (parecchio curiosi, devo ammetterlo) della stampa internazionale. Il nuovo gioco dei creatori di Mass Effect ha una storia fatta di luci ed ombre, di mistero e scoperta; annunciato ben quattro anni fa ma mostrato per la prima volta solamente lo scorso anno, Anthem propone un universo fantasy con elementi fantascientifici, come le incredibili tute Javelin (Strali), le indiscusse protagoniste del gioco, ancora di più dei personaggi giocanti.
Anthem è un gioco d’azione a mondo condiviso, che avrà elementi single player e altrettanti multigiocatore. Nel vasto mondo creato da Bioware dovremo mettere su una squadra di amici (fino a quattro) per creare un manipolo di eroi chiamati “freelancers”, che altro non sono che mercenari pronti a qualsiasi avventura. Il titolo promette una libertà estrema, un’elevata giocabilità verticale e molta cooperazione fra giocatori. Tuttavia, quello che rende interessante Anthem non è solo il suo settings e la profondità del gameplay, che sono due fattori che abbiamo comunque apprezzato. Siamo decisamente curiosi di saperne di più dell’apporto che Drew Karpyshyn, creatore di due titani del mondo videoludico come Star Wars: Knight of the Old Republic e Mass Effect 1 e 2, ha infuso nel progetto; questo potrebbe rivelarsi il vero e proprio asso nella manica di Anthem. Per saperne di più su Anthem siamo andati all’evento EA Play, che anche quest’anno si tiene presso il gigantesco Hollywood Palladium di Los Angeles: non perdiamoci in ulteriori indugi e diamo un’occhiata più ravvicinata alla nuova fatica di Bioware.
Vogliamo mettere in chiaro immediatamente una cosa: Anthem è un gioco spettacolare, nel senso letterale del termine. Le ambientazioni sono vaste e incredibilmente dettagliate; Bioware pare aver infuso estrema creatività nel level design, che è così bello da risultare quasi ipnotico. Il mondo di Anthem è vivo, con le sue creature, le sue piante, ed il suo lore. Tutto è così sapientemente mescolato da risultare credibile e tremendamente affascinante, come la sua storia. Gli dèi hanno creato il pianeta dove Anthem è ambientato, abbandonando a metà la loro creazione. Il risultato è un mondo incompiuto, con gli “attrezzi” usati durante la creazione (ancora pericolosamente funzionanti) abbandonati nelle verdi lande. All’interno di questo mondo decadente e lussureggiante interpreteremo un membro dei Freelancers (gli Specialisti in italiano), un soldato d’élite in grado di manovrare le exotute chiamate Strali, creazioni di antichi dei oramai scomparsi dal pianeta. Questi strumenti di morte sono un altro punto di forza di Anthem; il giocatore potrà scegliere fra quattro tute diverse, ognuna delle quali rappresenta sostanzialmente una classe: il Ranger, il più versatile e adatto agli assalti; il Colossus, un’enorme armatura più lenta ma più potente (che ricorda una specie di hulkbuster); lo Storm, sfuggevole e potente “mago da battaglia” tech-based; infine l’Interceptor, più veloce e adatto agli scontri a distanza.
Non esiste l’armatura migliore o quella definitiva: tutto si basa sulla cooperazione fra giocatori e sulla loro prontezza nello sfruttare al massimo le capacità della tuta. Equipaggiare il Colossus con un mortaio ci permetterà di creare uno sbarramento letale a lunga distanza mentre i nostri compagni colpiscono i nemici attirandoli lontano. Salta subito all’occhio, ovviamente, la verticalità del gameplay, con i nostri Strali che si muovono velocemente e (pare) senza alcun limite in un mondo che sembra esplorabile al 100%, senza limiti di altezza o di profondità: possiamo volare sul punto più alto o immergerci nell’abisso più profondo, potendo così pianificare gli attacchi con maggior accuratezza oppure fuggire rapidamente da un nemico troppo forte. Ovviamente ogni nemico abbattuto rilascerà punti esperienza, salute e, con un po’ di fortuna, loot. Quest’ultimo avrà un ruolo abbastanza importante nel gioco, perché droppare un equipaggiamento “leggendario” avrà un diretto impatto sulla nostra performance e sulla squadra stesso. Una cosa è chiara: Anthem ha un modo affascinante di attrarre e colpire il giocare, e si vede dai primi minuti di giocato fino all’epico scontro con lo Swarm Tyrant, un gargantuesco boss-insetto che necessità della cooperazione di tutto il party per essere abbattuto.
La natura ibrida di Anthem lascia ancora molte cose avvolte nel mistero, come il passaggio fra i contenuti prettamente “single player” (come la storia principale) e quelli esclusivamente multigiocatore. Pare siano compartimentali anche lo status del pilota e quello della sua tuta: il primo crescerebbe con abilità sue che influenzeranno la sua capacità di adattamento con uno dei quattro Strali disponibili, mentre per le tute stesse dovremo semplicemente utilizzarle al meglio per migliorarle singolarmente. Ci sono ancora molte ombre che Bioware deve ancora dissipare: l’intelligenza artificiale dei nemici ci è parsa poco reattiva e decisamente statica, con avversari rallentati e spesso un po’ stupidi, che non facevano altro che caricare a testa bassa i giocatori (spesso rimanendo confusi nel decidere il bersaglio) o ancora peggio rimanevano immobili a sparare; questo difetto è particolarmente accentuato negli avversari “minori”, che si ritrovano spesso impalati a tentare di colpire il gruppo senza grandi risultati. Analizzando un po’ le tute inoltre è impossibile non fare un paragone con Destiny, lo sparatutto online di Bungie dal quale la casa di Montreal sembra aver preso in prestito il design di questi Strali.
Anthem è senza dubbio il titolo più interessante di Electronic Arts, con un gameplay vario, esaltante e tamarro al punto giusto in un mondo assurdamente complesso e dettagliato. La verticalità e l’esplorazione sembrano farla da padrone nel nuovo titolo di Bioware, e la casa di Montreal lo sa bene. Quello che è stato mostrato esalta le movenze e la possibilità d’ingaggio offerte dagli Strali, ma dice ancora ben poco sulla storia che dovrebbe far muovere un mondo così complesso. La mappa di gioco pare immensa, ma le attività viste ricordano la classica modalità “search and destroy” che riecheggia da migliaia di altri giochi prima. Tuttavia tutto viene oscurato dalla bellezza del mondo di gioco e dalla giocabilità verticale, che pur avendo un gunplay ancora da rivedere dona ad Anthem un fascino praticamente irresistibile. Chi vi scrive è rimasto stregato dall’ultimo lavoro di Bioware, e non vede l’ora di poterci mettere le mani sopra, nonostante tutte le riserve del caso.