Di debutti del calibro di Apex Construct se ne vedono pochi in giro, soprattutto in ambito VR.
L’opera prima degli svedesi Fast Travel Games, per quanto minuta (per la prima run basteranno circa 5 ore) e non esente da difetti, anche di una certa importanza, si pone infatti come un titolo PSVR decisamente interessante (tra un mese arriverà anche su PC, ndr), in quanto offre alla Realtà Virtuale secondo Sony una vera e propria avventura con tutti i crismi, con una storia intrigante, livelli da esplorare ricchi di segreti, e persino una spruzzata di Metroidvania che non guasta mai, che estende la longevità ben oltre i soliti limiti entro i quali siamo abituati, almeno con un visore in testa (Skyrim VR è un caso a parte, ovviamente).
Al contrario di quelli che è possibile realizzare nel gioco con un po’ di pratica, non è però, come anticipato, un centro perfetto: soffre infatti di qualche errore di gioventù che intacca l’esperienza, ma nulla in grado di compromettere seriamente il divertimento, sia chiaro. Il suo vero merito è, più di ogni altra cosa, quello di ricordare che la VR, anche su console, anche adesso che se ne sente parlare sempre meno, è ancora viva e vegeta.
Due IA malvagie, Fathr, nostra unica guida spirituale in un mondo post-apocalittico, e Mothr, dotata di armate di robot pronti a sacrificare la propria cyber-vita per lei, che si scontrano in una lotta senza esclusione di colpi. E noi, ovviamente, siamo nel bel mezzo, incaricati dal primo, e guidati dalla sua voce, di esplorare in lungo e in largo il luogo in cui quelle stesse IA sono state create e sono sopravvissute ai loro creatori, la cui traccia ha la forma di computer ancora funzionanti e note scritte a mano che ci raccontano di noiose giornate di lavoro, di screzi con i capi, e quando serve, ci segnalano anche utili codici di accesso necessari per proseguire. Sono queste le premesse narrative di Apex Construct: nulla di leggendario, sia chiaro, ma bastano e avanzano per farci piacevolmente raggiungere i titoli di coda, complice anche il miscuglio di futuro e presente, ma anche di carne, erba e metallo che fa tanto Horizon: Zero Dawn, come è evidente soprattutto nel design dei nemici.
Quando tutto funziona, Apex Construct si rivela davvero piacevole e divertente
Questi ultimi, via via più evoluti e potenti, tra ragni, cagnacci e vere e proprie boss fight, si presenteranno per lo più in coppia, e faranno tutto ciò che è in loro potere per mandarci al tappeto e sottrarci i faticosi RP conquistati, necessari per acquistare potenziamenti per il proprio equipaggiamento, granate e bevande con cui ripristinare la salute: basta infatti morire e puff, si resta senza un pugno di mosche alla fine della missione. Che è indubbiamente tra i momenti più frustranti del gioco, nonostante, quando tutto fila liscio come l’olio, i combattimenti ne siano la parte tra le più interessanti e divertenti: l’anonimo protagonista impugna infatti un arco che, con la pressione di un tasto, diventa uno scudo, necessario per resistere ai proiettili di luce nemici, e i Move, imprescindibili per poter giocare, fanno egregiamente il loro lavoro, permettendo anche i tiri di fino, con un po’ di dimestichezza, facendo passare le frecce (di 3 tipi: normali – e infinite – elettriche ed esplosive – queste hanno invece un cooldown da attendere) entro minuscole fessure o aggirando gli ostacoli dietro cui l’IA si nasconde. Il problema è che il ritmo, a volte esageratamente forsennato, unito al sistema di movimento per forza di cose non proprio libero, porta sin troppo facilmente alla morte, e l’impossibilità di recuperare quanto faticosamente guadagnato (gli RP vengono depositati solamente tornando al “quartier generale” presso cui raccogliere i trofei e dedicarsi ai potenziamenti e agli acquisti) non fa che generare frustrazione.
C’è un tasto per girarsi di scatto a 180°, e anche un sistema di movimento basato sul teletrasporto, ma nel bel mezzo dello scontro, con un visore in testa, non è proprio semplice avere la prontezza necessaria a schivare molteplici colpi, e anche il movimento libero, regolato dal tasto centrale del Move per avanzare e dai sensori di movimento per spostarsi lateralmente, in fase di mira è inutilizzabile, rendendo complesse le schivate. Lo scudo, inoltre, non permette di proteggersi da troppi proiettili consecutivi, costringendo quindi a rinunciare a tattiche immobili e difensive, e l’aggressività dell’IA, quasi sempre sin troppo efficiente, non fa altro che complicare le cose, anche al livello di difficoltà Normale. È un vero peccato, perché con un ritmo di gioco più abbordabile, ogni singolo scontro sarebbe potuto essere davvero memorabile. Apex Construct è in grado però di regalare momenti piacevoli anche fuori dai combattimenti, seppur inficiati da limiti tecnici: le fasi esplorative richiedono infatti di risolvere piccoli enigmi via via più intricati, e di procacciarsi schede e codici di accesso nei modi più disparati, setacciando ogni anfratto, magari a caccia di segreti (come fonti extra di RP e collezionabili), spulciando tra le note lasciate dai dipendenti, aprendo porte e sportelli, o mettendo becco nei loro computer, con tanto di sistema operativo che ricorda il caro vecchio MS-DOS, da utilizzare proprio come ai vecchi tempi (digitando i classici comandi “dir”, “open”, e così via).
I limiti tecnici inficiano in parte l’esperienza di gioco
Peccato che degli evidenti problemi di clipping e dei controlli non sempre precisi vadano a spezzare l’immersione, o peggio, compromettano l’interazione con l’ambiente, tra sequenze di tasti mandate in malora da una errata pressione, sportelli irraggiungibili e oggetti sul terreno afferrati al quinto o sesto tentativo.
In compenso, Apex Construct recupera punti con la piacevole atmosfera che riesce a creare, e uno stile grafico intelligente che ha permesso al team di regalare alcuni scorci niente male nelle varie ambientazioni presenti, incatenate tra loro, senza per questo ambire al realismo rischiando così di appesantire l’esperienza di gioco. Salvo qualche sporadico calo, scorre fluido e veloce, soprattutto nei concitati scontri, e il level design si lascia apprezzare, alla luce della presenza di nicchie e aree segrete bloccate dietro porte da aprire con schede di accesso e oggetti, fattore che invoglia il giocatore a ritornare sui suoi passi e ripulire al 100% ogni location. E non è poco per un gioco in VR per console, dove si tende a ridurre al minimo l’esplorazione e l’interazione.
Al netto di inevitabili problemi di gioventù, Apex Construct è un più che buon debutto da parte di Fast Travel Games, che battezza il suo percorso all’insegna della VR con un’esperienza intrigante e divertente, almeno quando tutto funziona come dovrebbe. I problemi di natura tecnica (che il team conta di risolvere via patch), complice anche il limite stesso della console (siamo curiosi di vedere come sarà la più performante versione PC), rovinano in parte l’esperienza, è inutile negarlo, ma i bei momenti che sa regalare, a partire dai combattimenti, potrebbero tranquillamente giustificare i 29,98 euro richiesti, almeno a quegli estimatori della prima ora della VR che avranno tra le mani una vera e propria avventura a tutti gli effetti, con un suo senso, una sua trama, in grado persino di invogliare il giocatore ad esplorare e riesplorare il suo affascinante e decaduto mondo. |
Commenti