News 09 Feb 2016

Arslan: The Warriors of Legend – Recensione

I guerrieri della leggenda

Non è strano che nelle produzioni della storica coppia Koei Tecmo e Omega Force ci si imbatta in titoli che traggono ispirazione da storie e racconti nate dalla produzione letteraria della terra del Sol Levante, ivi comprese le letture un po’ più leggere come quelle dei manga (vedi One Piece, Fist of the North Star, etc.). Ne sono un esempio piuttosto conosciuto i titoli della serie Empires, spin-off della saga principale di Dynasty Warriors, che come forse ricorderete si rifanno a Cronache dei Tre Regni, testo scritto da Chen Shou che narra le vicende storiche dei regni di Shu, Wei e Wu dell’antica Cina.

In maniera similare, Arslan: The Warriors of Legend trae spunto da una light novel di Yoshiki Tanaka cominciata circa trent’anni fa, e che nel corso degli anni ha attirato sempre più estimatori al proprio seguito. Da questo piccolo romanzo, sono stati tratti vari anime e manga, tra cui non si può non citare la versione cartacea di Hiromu Arakawa, che sicuramente molti di voi conosceranno per essere l’autore di Fullmetal Alchemist (del resto la somiglianza tra i protagonisti è piuttosto palese), e che in qualche modo ha messo lo zampino dietro le quinte del titolo di cui vi andremo a parlare oggi.

Arslan: The Warriors of Legend

Piattaforma: PS4, PS3, Xbox One, PC

Genere: Hack and Slash

Sviluppatore: Omega Force

Publisher: Koei Tecmo

Giocatori: 1

Online: 2

Lingua: Testi in Inglese / Audio in Giapponese

Versione Testata: PS4

Il titolo, come si evince facilmente dal nome, narra appunto la storia di Arslan, il giovane principe del regno di Pars, che a soli quattordici anni si è ritrovato con addosso il peso di un’impresa terribilmente più grande di lui.
Tra il regno di Lusitania e quello governato dal padre di Arslan, Andragoras III, c’erano sempre state delle tensioni, e già altre volte i lusitani avevano provato a conquistare Pars. I loro tentativi però erano sempre andati a vuoto, finché un bel giorno non è sceso in campo al loro fianco un misterioso individuo chiamato Silvermask.

Con lui al comando delle truppe, i lusitani divennero più organizzati, più incisivi, più furbi, e soprattutto più preparati ad affrontare un terreno ed un esercito che in teoria non avrebbero dovuto conoscere. Il loro fu un piano astuto e studiato nei minimi dettagli, a cui contribuì anche Kharlan, che nel momento cruciale della battaglia tradì Re Andragoras e si schierò con i lusitani cercando di attentare alla vita del giovane principe.
Arslan riuscì comunque a sfuggire al suo attentatore grazie all’intervento di Daryun, ed insieme a lui, una volta al sicuro e lontano dalla battaglia, cominciò ad organizzare quello che sarà l’inizio della sua grande avventura. In poco tempo dovrà andare alla ricerca di alcuni compagni che lo aiutino nell’impresa, e con loro avrà un esercito da ricostruire, un regno da riconquistare, ed un popolo da far tornare libero.

La modalità Storia è composta da missioni molto più corte rispetto a quelle degli altri titoli, rendendo così l’esperienza di gioco nettamente più godibile e meno noiosa sulla breve distanza

Sappiamo quello che state pensando in questo momento: “un altro Dynasty Warriors, un altro titolo identico ai precedenti in cui devi solo crepare di mazzate i nemici”. Beh, avete ragione solo in parte…
Fin dalle prima battute, Arslan: The Warriors of Legend sembra discostarsi leggermente dal solito iter che abbiamo visto nei precedenti titoli della serie principale o anche negli spin-off. La trama principale infatti, sembra aver avuto una rilevanza un pochino maggiore questa volta, forse anche più che nei titoli come One Piece: Pirate Warriors, e questo ha inciso probabilmente anche su parte del gameplay. La modalità Storia infatti, proprio per dare una continuità migliore agli eventi, è composta da missioni molto più corte rispetto a quelle pressoché infinite degli altri titoli, rendendo così l’esperienza di gioco nettamente più godibile e meno noiosa sulla breve distanza.

Preparatevi però ad assistere ad un bel po’ di cutscene, ed a dover stare dietro a lunghissimi dialoghi, che tra l’altro non sono presenti esclusivamente negli intermezzi tra le varie missioni… Anche durante l’azione infatti, spesso i protagonisti della storia continueranno a parlare tra loro, e ciò potrebbe far perdere al giocatore qualche piccolo passaggio di trama per colpa di qualche involontaria disattenzione. Tra l’altro, per quello che riguarda la versione PlayStation 4, i dialoghi in gioco vengono diffusi sia dall’audio del televisore, che dal piccolo speaker contenuto nel controller, cosa che per quanto possa essere carina come feature, tende ad essere un elemento di disturbo (a meno di non conoscere il giapponese, ovviamente…).

A fare da contorno allo Story Mode però, questa volta non troveremo tutte le altre modalità a cui siamo abituati dalle serie Warriors, bensì ci dovremo accontentare solo del Free Mode, della modalità Online e dell’Encyclopedia.
Per spendere due parole per le modalità accessorie sopra citate, possiamo dirvi semplicemente che il Free Mode, com’è facilmente intuibile dal nome, non è altro che la possibilità di rigiocare le varie missioni della storia utilizzando qualsiasi personaggio sbloccato che sia in nostro possesso, mentre la modalità online permette a due giocatori di completare le varie missioni di gioco in coop multiplayer.

Interessante infine l’Encyclopedia, che nonostante non sia effettivamente una modalità di gioco vera e propria, è in realtà un ricco repository di informazioni storiche e generali sui personaggi e sugli avvenimenti della trama, che alla fin fine è un ottimo modo per comprendere più a fondo quanto sta accadendo intorno ai regni di Pars e di Lusitania, e a conoscere meglio chi siano gli attori di questa insana guerra.
Restando quindi un po’ controcorrente se confrontato con i “parenti più stretti”, Arslan: The Warriors of Legend non spicca nella sua abilità di fornire una quantità incalcolabile di contenuti, ma punta più che altro a fare leva sulla qualità della storia, che in questo caso è sicuramente di un certo livello.

Restando quindi un po’ controcorrente se confrontato con i “parenti più stretti”, Arslan: The Warriors of Legend non spicca nella sua abilità di fornire una quantità incalcolabile di contenuti, ma punta più che altro a fare leva sulla qualità della storia

Entrando nel vivo dell’azione, c’è da ammettere che le meccaniche di base del titolo sono e restano sempre quelle di un classico Musou, genere di cui i titoli Koei Tecmo sono praticamente da sempre l’emblema più prestigioso. Per questa ragione, giocandoci, è normale prima o poi avere quella classica sensazione di déjà-vu di quando si è al centro di centinaia di nemici che provano vanamente a farci la bua…
Quello che differenzia Arslan dagli altri è da ricercare quindi nelle particolari features offerte in battaglia, e tra queste, quella più importante non può che essere il Mardān Rush. Ispirata alle movenze viste nel lontano cuginoBladestorm, atipico musou strategico ambientato nella Guerra dei Cento Anni, il Mardān Rush è una particolare carica effettuata con un intero esercito a partire da punti della mappa ben determianti. In base alle situazioni di gioco, essa può essere portata con la cavalleria, con la fanteria, o con colpi a distanza da un battaglione di arcieri, e di solito viene utilizzata per sgominare un numero eccessivamente nutrito di avversari, per sfondare delle difese particolarmente solide, o semplicemente per distruggere degli obiettivi cruciali sul campo di battaglia.

Questa però non è da considerarsi l’unica novità, in quanto i vari personaggi che potremo utilizzare all’interno del gioco, non si limiteranno all’uso di una singola arma, ma potranno utilizzarne fino a tre cambiandole a piacimento in azione con un semplice comando. Questa possibilità aumenta le quantità di combo a disposizione dei nostri guerrieri, ed aumenta di conseguenza anche la spettacolarità dei combattimenti che andremo ad affrontare.
Utilizzando le armi, ed aumentando la maestria in esse, sarà possibile sbloccare le Weapon Arts, una sorta di “bonus” elementale applicato alle armi, che unito alle Chain Strike (il cambio d’arma in azione accennato prima), renderà gli attacchi inferti ancora più letali e dirompenti.

A margine dei combattimenti, ma non con meno importanza, ci sono Recipes e Skill Cards. Le prime, trovano utilità esclusivamente nel Free Mode, anche se possono essere recuperate e scoperte nello Story. Consistono effettivamente in ricette che Elam può cucinare, e che donano particolari bonus o boost ai personaggi prima di cominciare una nuova missione. Anche le seconde, le Skill Cards, possiedono bene o male la stessa funzionalità, e migliorano caratteristiche ed abilità in maniera più o meno efficace in base al livello posseduto. Se ne possono equipaggiare tre alla volta, vengono droppate dai nemici in battaglia insieme all’oro, e possono essere chiaramente vendute o fuse per crearne di migliori.

Passando al comparto puramente estetico, è immediatamente visibile che il titolo faccia uso della tecnica del cel-shading, ed anche se non possiamo negare che l’impatto grafico sia gradevole e cromaticamente ben calibrato sulla media distanza, dobbiamo ammettere che nei primi piani i modelli poligonali dei protagonisti si rivelano essere non proprio perfetti. Il risultato finale però è abbastanza pulito e fluido, e la qualità visiva affianca circa quella già piuttosto alta che abbiamo visto nel terzo titolo dedicato a Rufy Cappello di Paglia e alla sua ciurma di pirati. Apprezzabilissimi inoltre i passaggi dalle cutscene in stile anime alla grafica di gioco.

Il comparto sonoro, come di consueto per questi titoli che definiremmo un po’ di “nicchia”, non ci stupisce più del dovuto. Certo, la qualità è decisamente buona, ma il nostro “disappunto” (se così possiam chiamarlo), più che per una questione di qualità, esiste per una questione pratica. Sulla colonna sonora non c’è nulla da dire, le musiche sono perfettamente in linea con l’opera anime/manga a cui si ispira il titolo, e sono al tempo stesso abbastanza epiche da “fomentare” le nostre azioni sul campo di battaglia, ma i dialoghi sono tutt’altra storia… Il titolo infatti, non è localizzato nella nostra lingua, i testi sono in inglese ed il doppiaggio in giapponese, e se non si mastica almeno una delle due lingue, tutta la godibilità della trama se ne va ben presto a farsi benedire. È comprensibile che titoli di questo tipo siano destinati ad un target di mercato particolare, ma localizzare solo alcune produzioni perché più famose di altre (vedi il One Piece più volte citato), rischia di allontanare gli utenti meno fedeli a causa di pseudo barriere linguistiche.

Non si può negare che l’impatto grafico sia gradevole e cromaticamente ben calibrato sulla media distanza

Si dice che non c’è rosa senza spine, ed Arslan: The Warriors of Legend non è da meno se per spine intendiamo le problematiche tecniche. Fortunatamente però, queste non sono poi tantissime, e si limitano a due categorie principali, ovvero le compenetrazioni dei corpi ed i rallentamenti del frame rate.
Per le prime, cosa dire… Sono da sempre il tallone di Achille di ogni produzione, e raramente si incontrano titoli che non ne soffrono, ed ovviamente Arslan non fa eccezione. Gli episodi più evidenti avvengono principalmente quando ci avviciniamo troppo alle mura presenti nelle ambientazioni, che sembrano non essere dei veri e propri ostacoli per le nostre armi, che sia durante gli attacchi che nei semplici movimenti, li attraversano senza fare troppi complimenti.

I rallentamenti sono sporadici, in numero decisamente esiguo se paragonati al tempo di gioco, ma quando sopraggiungono sono piuttosto visibili; sia il video che l’audio cominciano ad andare a tratti, ma fortunatamente hanno una durata di pochissimi secondi.
Nomination al photo finish anche per la telecamera, che come sempre soffre le angolature troppo vicine ai muri delle costruzioni, o perde il filo del discorso quando ci sono cambi repentini della direzione di attacco.
Si deduce quindi che almeno in campo tecnico l’esperienza di Omega Force sia piuttosto forte, e lo si nota anche dal fatto che il titolo è indubbiamente solido e con poche “sfumature di errore”.

In conclusione…

Se dovessimo giudicare Arslan: The Warriors of Legend solo dal mero numero dei contenuti di gioco proposti, il nostro voto finale non sarebbe di certo molto alto, ma già tenendo conto della sua durata complessiva e delle modalità a disposizione le cose cambiano e non di poco.
Esteticamente molto gradevole, il titolo porta un’inattesa ventata di novità nelle meccaniche dei classici Musou, che probabilmente in questo modo possono essere apprezzati anche da chi non è proprio un accanito fan del genere. Peccato per la mancata traduzione dei testi e per la presenza di quelle immancabili problematiche tecniche (che onestamente sarebbe anche ora di eliminare in maniera definitiva).

I fan del manga del maestro Arakawa di certo non resteranno delusi del risultato finale di questa piccola trasposizione digitale de La leggenda di Arslan, e potranno trovare in esso un bel po’ di ore di intrattenimento all’insegna della loro light novel preferita. Stessa cosa dicasi per i veterani della saga Warriors, che potranno divertirsi con un titolo leggermente diverso dal solito, a tratti più leggero ma senza dubbio altrettanto divertente. Ottime notizie infine per i giocatori ancora “vergini” a questo genere di giochi, che potranno finalmente superare il proprio battesimo del fuoco con un titolo decisamente superiore alla media della propria categoria.

Voto: 8/10

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