Halo Infinite Halo 5 speciale
Speciale 26 Nov 2021

Aspettando Halo Infinite, riscopriamo Halo 5

Halo Infinite è uno dei titoli più attesi della stagione. Lo è per svariati motivi, molti dei quali hanno a che fare con la sfortunata parabola discendente di Halo 5: Guardians. Il titolo che 6 anni fa arrivò su Xbox One ha molto da farsi perdonare, così come 343 Industries tutta. Un team solido, ma in evidente difficoltà, come dimostrato dal rinvio del capitolo in uscita a breve, avvenuto lo scorso anno. Halo Infinite non era pronto, ed è con grande dispiacere che gli appassionati hanno rimandato la festa per il ritorno di una delle saghe storiche del marchio Xbox, ma anche del genere dei first person shooter.

Con ormai poche settimane che ci separano dal lancio della campagna di Halo Infinite, e il sorprendente lancio del multiplayer gratuito, ho pensato di riflettere sull’eredità lasciata da Halo 5 e su ciò di cui Halo Infinite ha bisogno per ristabilire il buon nome della saga. Tra aspettative e sincero desiderio, è difficile non pensare ad Halo Infinite come un’ultima grande chance per 343 Industries di riportare in auge il brand, sia in termini narrativi che di aspirazioni nel genere di appartenenza.

Del resto già con Halo 4 il team di Microsoft aveva incontrato un certo malcontento da parte dei fan di lungo corso di Bungie. L’inizio della “Reclaimer Saga” aveva però il grande merito di tentare un nuovo approccio, pur poggiandosi sulle solide basi costruite in precedenza. Halo 4 era una storia di ampio respiro, che toccava degli elementi ancora inesplorati della mitologia di Halo.

Soprattutto, cercava di dare a Master Chief un tono più umano, attraverso una scrittura che enfatizzava il suo rapporto con Cortana, e il suo essere qualcosa di più che una mera macchina da guerra. Non solo il Master Chief eroe quindi, ma anche il John uomo. Un lavoro interessante ed emotivamente coinvolgente, che raggiunge il suo apice nello scontro con il Didatta, con la separazione dalla fidata Cortana.

Per costruire tutto ciò, l’impegno di 343 Industries è stato investito su vari fronti. Le Spartan Ops raccontavano un tassello in più, che andava al di là dell’epopea di Master Chief, e con fumetti e libri si dava ulteriore corpo a questa nuova saga. Peccato che, con l’arrivo di Halo 5: Guardians, tutto ciò sia stato gettato alle ortiche. Rigiocando Halo 5: Guardians di recente, è impossibile non notare fin dalle prime battute che qualcosa sia dannatamente fuori posto.

La presentazione del team Osiris e degli Spartan-IV che lo compongono è ricolma di azione, estremamente coreografica in un senso quasi supereroistico del termine. Senza la solennità di Master Chief e le atmosfere misteriose e aliene dei precedenti capitoli, Halo 5 dava la sensazione di presentarsi come un generico sparatutto sci-fi, alla stregua di un Call of Duty.

Con i primi ingranaggi della narrazione messi in moto, è possibile vedere come 343 Industries abbia buttato al vento il setup estremamente interessante e ricco di potenzialità di Halo 4. La storyline dell’Elite Jul’Mdama ne è il perfetto esempio: conclusa con la sua morte, durante la prima missione di gioco, in una cutscene. Decisamente anticlimatico, così come la visione di Master Chief legata a Cortana, e al suo essere in qualche modo diventata “cattiva”. Tutto procede spedito, saltando da una missione all’altra senza nessun impatto emotivo. Spartan Locke insegue Chief, che a sua volta insegue Cortana.

Tutti gli eventi che facevano presagire un viaggio solitario e introspettivo di Master Chief hanno lasciato spazio ad una narrazione corale confusa e davvero poco memorabile. Tanti personaggi, tra cui il leggendario Arbiter, eppure nessuno che spicchi davvero. Il team Osiris è scialbo e mal caratterizzato, con Chief e il suo Team Blue che ne sembrano quasi una copia carbone. Anche la meccanica di gestione del team, per quanto interessante, non aggiunge poi chissà che all’esperienza complessiva. Di fatto le due squadre sembrano esistere solo in funzione di questa meccanica, con un peso narrativo esiguo ed un’esposizione davvero limitata. Cosa sappiamo, grazie ad Halo 5, del team Osiris o del team Blue? Nulla, una risposta che è difficile da digerire per una saga come quella di Halo.

Sono tutti in corsa verso qualcosa, senza però dare tempo alle vicende e ai suoi personaggi di crescere seguendo una logica o un ritmo più dilatato e strutturalmente convincente, come invece è accaduto con l’arrivo sulla prima installazione Halo e la conseguente scoperta del Flood di Combat Evolved, ma anche nel lento e doloroso viaggio del Noble team su Reach.

Halo ha sempre dato il meglio di sé quando raccontava di un’umanità al tracollo, soverchiata e in ginocchio, ma che con la forza di uomini e donne determinati e pronti a tutto tornava a rialzarsi. Storie di eroismo e rivalsa, in una fantasia militare che trovava la sua massima espressione nella figura di Master Chief. Una macchina da guerra, nutrita col sangue e col dolore fin dalla tenera età, e qui ridotto ad un personaggio secondario, la cui storyline con Cortana non convince e, anzi, quasi annoia.

Rigiocare ora Halo 5: Guardians è un po’ doloroso, perché nonostante una maggiore linearità e la sensazione di essere di fronte ad uno sparatutto più standardizzato, aveva un bel feeling pad alla mano. Qualche guizzo di level design, e delle idee che se sviluppate meglio avrebbero reso ancora più affascinante questo universo narrativo. Invece, ci ritroviamo uno strano Frankenstein da cui la stessa 343 Industries vuole prendere le distanze.

Halo Infinite può essere considerato un soft reboot, un ritorno alle origini che non dimentica tutto il vissuto di Master Chief. Già dalle prime sezioni mostrate, si può respirare un’atmosfera ben diversa su Zeta Halo. Misterioso, ampio e con dei nemici (gli Esiliati) più vicino alle emozioni degli originali, durante la guerra Covenant. Già Halo Wars 2 aveva dimostrato una certa cura per il racconto, gettando di fatto le basi per ciò che vedremo in Infinite.

Rattoppare quando di discutibile è stato fatto con Halo 5 è sicuramente un’ardua impresa, ma con Infinite il team di Microsoft può e deve dimostrare di aver ripreso in mano le redini di questo cavallo imbizzarrito. Il rischio di farsi male è troppo elevato, e le buone premesse legate al multiplayer fanno presagire un bel ritorno con stile. Se Halo Infinite avrà la stessa cura nella campagna, potremmo assistere ad un nuovo modo di concepire questa saga leggendaria, immergendoci nel suo universo come un tempo, senza tradirne l’essenza ma reinventandola e raccogliendo la vera eredità di Bungie.

Halo Infinite arriverà l’8 Dicembre su Xbox One, Xbox Series X e PC, anche attraverso il servizio Xbox Game Pass. Disponibile anche online e in negozio da GameStop IT. 


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