Colonia – L’anno scorso Assassin’s Creed Origins è arrivato come un fulmine a ciel sereno, reinventando i canoni della serie di punta di Ubisoft, trasformandolo in qualcosa di profondamente diverso da ciò che avevamo imparato ad amare con Ezio Auditore. Un approccio più da gioco di ruolo che da semplice action adventure ha cambiato anche le ambizioni del team Ubisoft, che ora si trova davanti meno limiti e più possibilità per sperimentare nuove strade.
Questo è sicuramente il caso di Assassin’s Creed Odyssey, che si pone come un vero e proprio seguito di Origins: stesso approccio e meccaniche traslate però nell’Antica Grecia. Un’ambientazione di sicuro fascino, che dopo quella egizia promette di trasportarci in un mondo vivo e ricco di attività. Alexios e Kassandra, inizia così la demo della gamescom: una scelta apparentemente insignificante ma piuttosto secca. Cassandra rappresenta infatti la storia canonica voluta dagli sviluppatori, mentre il personaggio di Alexios è semplicemente un “plus” voluto per accontentare i fan. Non è chiaro se avremo delle interazioni tra i due in gioco, ma in ogni caso ho provato una sezione avanzata del gioco ambientata nell’isola di Lesbo, famosa località greca.
Preso il controllo di Kassandra, ho notato fin da subito come la base del gioco sia, in termini anche grafici oltre che di gameplay, quella di Origins: un action rpg con un sistema di combattimento piuttosto profondo e ricco. Attacco leggero, pesante e parate che vanno ad affiancare la possibilità di usare svariati tipi di armi ed archi. La novità più rilevante in questo senso, che rende il gameplay diverso e più strategico, è la presenza di vere e proprie abilità equipaggiabili: sparare sette frecce in una direzione, o la famosa abilità di Origins di usare la visuale in prima persona di una freccia per poter mirare come veri cecchini; queste e molte altre sono diventate abilità assegnabili a degli shortcut sui tasti, limitate a quattro per ogni dorsale.
Ma da Origins Ubisoft ha sicuramente imparato tanto, come ad esempio l’importanza della presenza di vere e proprie boss fight. Se la Maledizione dei Faraoni ci ha insegnato qualcosa, è che con un gameplay dall’approccio più strategico e rpg le boss fight possono essere l’occasione giusta per mettere alla prova il nostro personaggio: durante questa demo, in una lunga quest per salvare l’amata di una donna, Bryce, mi sono ritrovato di fronte all’origine del problema. Medusa, proprio lei: pur mancando il contesto di questa apparizione un po’ magica e molto poco realistica, la boss fight era piuttosto impegnativa e richiedeva un approccio strategico con ben due fasi diverse dello scontro. Divertente ed appagante, dal sapore un po’ Dark Soul-iano. Certo, Assassin’s Creed Odyssey è pur sempre un capitolo principale della serie e c’è tutto quello che vi aspettereste: torri da scalare per svelare nuove attività sulla mappa, la possibilità di interagire con l’aquila e delle sezioni di esplorazione e scontri per spostarsi da un punto A a B, ma sicuramente qualche piccola differenza rispetto ad Origins la si nota, e non necessariamente in positivo.
Se qualche incertezza grafica la si perdona visti i due mesi che ci separano dalla release, nonostante la gigantesca mappa ricostruisca una splendida Grecia antica, piuttosto discutibili sono alcune scelte di design che a mio avviso rovinano in parte l’esperienza che Assassin’s Creed era solito offrire. Questa deriva forzatamente rpg, solo accennata in Origins, qui viene portata all’estremo. Equipaggiare delle abilità significa trascurarne altre, rendendole anche meno immediate da utilizzare in combattimento.
L’iconica uccisione stealth tipica della saga è diventata un’abilità da assegnare a un tasto, come anche alcune interazioni legate alla cura o agli attacchi in corsa. Si è perso secondo me l’equilibrio tra action adventure e gioco di ruolo, facendo perdere identità ad un brand che è diventato qualcosa sì di bello, ma troppo lontano dal suo passato per essere in qualche modo considerato appassionante anche per i fan più sfegatati.
Un nuovo corso che stona insomma, nonostante le grandissime potenzialità e che in questa sede appare fin troppo simile ad Origins, nonostante i grandi pregi di quel titolo. Assassin’s Creed Odyssey sembra un ennesimo Assassin’s Creed stanco e privo di reali guizzi, che ci accompagnerà nelle uscite autunnali.
La versione finale potrebbe rivelare ancora qualche sorpresa, ma questa prova mi ha lasciato tiepido e ben poco entusiasta, laddove Origins aveva un sapore più fresco e meno forzato, con un approccio da gioco di ruolo bilanciato e divertente e per nulla pesante. Odyssey ha tanto da dimostrare, perché non basta più un bellissimo open world storico a fare un buon gioco.