25 Ago 2017

Assassin’s Creed Origins – Anteprima gamescom 17

Colonia“Assassin’s Creed Origins è solo un altro, l’ennesimo Assassin’s Creed”; siamo sicuri che in tantissimi di voi hanno pensato alla stessa cosa, a ragione, dopo anni ed anni di iterazioni uguali a sé stesse (o quasi), Ubisoft ha finalmente deciso di dare alla serie una svolta differente. Una pausa di due anni che ha permesso ad Ubisoft Montreal di cambiare le carte in tavola e di approcciare lo sviluppo del nuovo capitolo in modo nuovo, fresco e innovativo per la serie. Una svolta che passa soprattutto per il gameplay, più che per la struttura del titolo, ancora una volta uno “sconfinato” open world in cui perdersi per ore ed ore tra i segreti del culto degli assassini. Ecco quindi che durante la gamescom 2017 abbiamo avuto modo di provare una corposa sezione di gioco ambientata in Memphis, una delle città principali dell’Egitto. In compagnia di Bayek abbiamo quindi completato una missione principale, ed esplorato le rovine di una piccola piramide.

Remando sospinti senza posa in questi torrenti che attraversano tutta la mappa, siamo giunti in città, dove ci aspettava una nostra vecchia conoscenza. Qui abbiamo incontrato Aya, una donna del culto degli assassini che ha un forte legame con Bayek, ma che come giusto che sia, ha dato completa devozione alla protezione dei giusti, e di ciò che secondo gli assassini va preservato per non intralciare gli equilibri del mondo. Già a partire da questo momento, Assassin’s Creed Origins appare come un gioco differente: controlli differenti, e in generale un feeling più “pesante” che non fa affatto rimpiangere quanto visto nei precedenti capitoli, anzi. Dopo un sentito dialogo con Aya, abbiamo portato Bayek verso una missione principale, che prevedeva l’investigazione di un “crimine religioso”, che ha messo in pericolo uno degli animali sacri della città. Il nostro compito è risalire al colpevole, attraverso l’uso del “senso Animus” che va a sostituire il ben noto occhio dell’aquila, ma assume lo stesso ruolo. Dopo aver indagato la zona e scoperto una vera e propria trama ordita da alcune figure ambigue per mettere in difficoltà il regno di Cleopatra, si è rivelato necessario intervenire e salvare un innocente dalle mani di questi veri e propri attentatori. Prima di dirigerci verso l’obiettivo missione però, abbiamo richiesto l’intervento di Senu, la nostra aquila, che ci permetterà di scrutare la mappa, scoprirne i segreti ma, soprattutto, individuare con più agilità il nostro obiettivo specifico, e marchiarlo.

Nella foga dello scontro abbiamo avuto modo di provare il nuovo sistema di combattimento, completamente diverso da ciò che abbiamo imparato a conoscere in questi anni. Prima di tutto: l’hud non presenta più una minimappa, ma una barra che evidenzia i cursori di interesse; l’inventario e l’equipaggiamento presentano invece un cursore circolare, estremamente simile a quello di Destiny, che ci permetterà di muoverci agilmente tra le varie opzioni ed avere sempre sotto controllo le armi, scudi, accessori, cavallo del nostro Bayek. Ecco quindi che per approcciare l’uccisione di qualche semplice guardia, bisogna leggermente disimparare ciò che sapevamo su Assassin’s Creed. Affidati ai dorsali destri abbiamo attacchi semplici e pesanti, mentre ai dorsali sinistri il controllo dello scudo per proteggersi dagli attacchi.

All’apparenza piuttosto semplicistico, Assassin’s Creed Origins si gioca un po’ come Dark Souls e un po’ come The Witcher. C’è una certa “pesantezza” nel feeling dei controlli e nel modo in cui Bayek si muove, schiva e può addirittura parare per effettuare contrattacchi devastanti. Non siamo dalle parti dei due titoli sopracitati, ma il nuovo sistema di combattimento richiede un certo approccio tattico agli scontri, e ai movimenti necessari per colpire con efficacia i nemici e sfruttare le loro finestre a proprio vantaggio. Dopo aver fatto piazza pulita dei nemici e preso confidenza coi controlli, ci siamo resi conto di quanto Assassin’s Creed Origins sia, comunque, un Assassin’s Creed. Dal parkour e ai movimenti fluidi di Bayek per raggiungere questa o quella sporgenza, fino alla sempre affascinante sensazione di avere di fronte una città storicamente esistita e un paesaggio dal fascino unico, o all’incontro con personaggi storici come Cleopatra, la sensazione è che Assassin’s Creed Origins sia qualcosa di nuovo, ma allo stesso tempo di riconoscibile in una serie che oramai ha quasi 10 anni sulle spalle.

Ed è più che mai vero quando, in sella al nostro cavallo, siamo andati ad esplorare le rovina di una piramide nelle vicinanze. Uno spettacolo visivamente affascinante, che al suo interno ci ha messo alla prova in una vera e propria tomba, da superare a colpi di ingegno sfruttando gli elementi dell’ambiente per raggiungere l’agognata stanza, ricca di loot e di elementi che arricchiscono la nostra conoscenza sulle misteriose terre egiziane.

Assassin's Creed Origins

 

Terre lussureggianti e meravigliose, dal fascino arabico delle Mille e una Notte e che riescono a stupire nonostante un motore grafico che lascia spazio a qualche critica, soprattutto per alcune animazioni e dettagli dei personaggi principali, e che nella nostra prova su Xbox One X non è riuscito a convincerci appieno. Nonostante tutto Assassin’s Creed Origins è bello, e speriamo sinceramente che i mesi restanti che ci separano dall’uscita possano rendere il titolo migliore in questi dettagli. Anche perché a conti fatti c’è poco da da criticare in questo frangente, alcune scommesse sono state fatte da Ubisoft, ed è tutta la formula “Assassin’s Creed” che andrà valutata nella sua interezza. Soprattutto circa la ripetitività delle missioni e della formula, che a giudicare da un primo sguardo alla mappa ci è apparsa stranamente familiare. Ma anche nella qualità della narrazione principale.

 

In conclusione

La nostra prova con Assassin’s Creed Origins ha annullato parte dei dubbi che avevamo sul titolo, ma ne ha posti altri di altrettanto cruciali. Il titolo di punta di Ubisoft potrebbe rivelarsi una delle sorprese di quest’anno, ed i cambiamenti effettuati alla formula non solo sono ben accetti, ma anche piuttosto riusciti ed interessanti. Resta comunque un certo peso di alcune componenti che, viste sotto un certo punto di vista, non sono poi così differenti dal passato, col rischio di rincorrere gli stessi errori (e problemi) dei passati capitoli. Ma per giudicare l’avventura di Bayek ci sarà tempo e modo, tra un paio di mesi.

 

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