In un mare di uscite eccellenti o promettenti come quelle di questi giorni (Control su tutte) o in arrivo nei prossimi mesi, c’è il serio rischio di perdersi qualche perla, soprattutto quando non viene supportata da un impianto comunicativo di buon livello. È il caso di Astral Chain, l’unico titolo della line-up Nintendo che, tra un evento stampa e l’altro, siamo riusciti solo a vedere di sfuggita e nulla di più.
Ed è un peccato, perché per apprezzarne la grandezza, volenti o nolenti, bisogna metterci le mani sopra, per poi staccarle non prima di un buon numero di ore dopo. E non solo perché quest’esclusiva per Nintendo Switch è una nuova IP targata Platinum Games, anzi, tutt’altro: la sua forza non sta nel suo rientrare nei canoni del genere di riferimento, bensì nello scardinarli, dando a un action game un’altra anima più ragionata, lenta, dal sapore investigativo, che pur non riuscendo a superare in brillantezza quella più frenetica e brutale, impreziosisce un’opera che, al pari della gemma di Remedy, non avrà troppe difficoltà a beccarsi nomination come GOTY un po’ ovunque. Scopriamo insieme il perché.
È il 2078 e l’umanità è stata costretta a rifugiarsi su un’isola, chiamata Arca, per salvarsi dalla contaminazione portata dalle Chimere, terribili creature provenienti da un’altra dimensione. Nei panni di uno di due gemelli (potremo scegliere tra un uomo e una donna, ma anche personalizzare aspetto e abbigliamento), membri dell’unità speciale Neuron interna alla polizia, dovremo salvare ciò che resta degli umani e scoprire di più su queste entità, così da interrompere una volta per tutte le loro visite indesiderate.
Ma cos’è che rende “speciale” questa task force? Un’intuizione: quella di combattere il fuoco col fuoco, ovvero di schierare contro questo apparentemente inarrestabile nemico una versione addestrata e schierata dall’altra parte della barricata. Sono così nati i Legion, delle chimere gestite da un ristrettissimo e selezionatissimo gruppo di agenti, e il nostro protagonista, in maniera abbastanza classica, si ritrova per puro caso tra le fila di questa élite, salvo poi rivelarsi la vera salvezza della Neuron, e dell’umanità tutta.
In un mare di uscite eccellenti o promettenti come quelle di questi giorni c’è il serio rischio di perdersi qualche perla: non commettete questo errore con Astral Chain
Colpi di scena, ma anche tanti dialoghi, tra il serio e il buffo, che donano molta più sostanza a un action che, come anticipato, non vuole limitarsi ad offrire solo botte da orbi (anche se quelle che offre, come avrete intuito, sono spettacolari): ecco quindi che ogni capitolo, inframmezzato da sezioni nel quartier generale della Neuron dove è possibile allenarsi e potenziare Legatus (lo strumento che ci permette di controllare i Legion – che saranno 5, ognuno con diversi pro e contro) e Manganello X (l’arma principale, ci torniamo tra un attimo), richiede di affrontare una fase esplorativa, necessaria a raccogliere informazioni sul caso principale a cui siamo stati assegnati (con tanto di “quiz” conclusivo in cui dovremo ricostruire le vicende in base a quanto ci hanno detto i cittadini testimoni, o di interfaccia stile Animus/Detective Mode chiamata IRIS che offre numerose informazioni su personaggi e nemici), ma anche a svolgere missioni secondarie (salvare un cittadino, decontaminarlo dalla odiosa “materia cremisi” – peraltro sparsa qua e là, con tanto di percentuale di rimozione che farà scervellare i completisti -, arrestare un sospetto), o a setacciare l’area a caccia di casse e oggetti curativi con cui affrontare l’azione vera e propria con un po’ più di tranquillità.
Lungi dall’essere memorabili, gli angoli della città si faranno apprezzare maggiormente per la loro capacità di tenerci nascoste tante piccole aree e nicchie, richiedendo uno stimolante sforzo extra per ripulirle per intero e sperare in un voto finale più alto. Ecco quindi metropolitane in fiamme, piazze affollate, strade trafficate (con tanto di semaforo da rispettare – per dare il buon esempio, giustamente) dal sapore futuristico che, nonostante le dimensioni ridotte, ben restituiscono l’idea di ritrovarsi nel bel mezzo di un’enorme città sull’orlo del baratro. Paesaggi ben diversi da quelli che si vedono invece nella “Dimensione Astrale”, dove affronteremo i boss principali e tutta una serie di puzzle ambientali, oltre che sezioni al limite del platform (in qualche caso lievemente frustranti, con la catena del Legion che si sposta da sola e fa cadere nel passaggio da una piattaforma all’altra): qui enormi monoliti rossi si alternano al nulla cosmico per sbarrarci la strada, e tra interruttori da attivare, piattaforme su cui saltare e tonnellate di nemici da massacrare, avremo il nostro bel da fare.
È nelle sezioni di combattimento che il pedigree di Platinum Games si fa notare
È in questi momenti che Astral Chain e il pedigree di Platinum Games entrano nel vivo, ma con un tocco di originalità in più che dona alla nuova IP un’identità tutta sua: i Legion. Queste formidabili creature, evocabili in qualsiasi momento (ma occhio alla loro barra di energia, che richiede qualche secondo di ricarica per poterli schierare nuovamente), agiscono infatti in totale autonomia, e ci danno una mano niente male tanto in battaglia quanto, soprattutto, al di fuori, anche indirettamente: con la “catena astrale” che le tiene a bada, ad esempio, potremo incatenare i nemici per paralizzarli per alcuni secondi, oppure respingerli durante una carica e stordirli per qualche istante, ma è con le loro abilità offensive, tra squarci nei muri, frecce con cui colpire interruttori distanti e forza bruta necessaria a spalancare porte bloccate, che dovremo farci strada nei livelli, tanto sulla Terra quanto nella dimensione astrale.
A ogni Legion potranno essere associate abilità attive, sbloccabili attraverso un sistema di progressione che ricorda la Sferografia di Final Fantasy X (seppur in formato estremamente ridotto), e passive, per renderli ancora più letali, ma altrettanto importante è l’abilità del giocatore: evocandoli al momento giusto (dopo una schivata o un attimo prima di un attacco, ad esempio) ci assicureremo colpi e combo extra che offrono un aiuto niente male, mentre gestendone il movimento manualmente, in battaglia potremo spostare la loro attenzione su un nemico specifico, mentre nelle fasi esplorative raccoglieremo oggetti e collezionabili in punti irraggiungibili, o velocizzeremo gli spostamenti.
Insomma, i Legion, ognuno necessario in determinate situazioni (motivo per cui sentirete il bisogno di una seconda run per poter completare Astral Chain al 100%), sono una vera e propria manna dal cielo, e la loro presenza offre tutta una serie di strategie e approcci che i classici action game possono solo sognare. Ma come detto non faranno tutto da soli, e anzi, il protagonista dovrà menare le mani grazie al fido Manganello X, trasformabile in due lame di diverso peso e velocità di attacco, o in una pistola, in base alla tipologia di nemico che ci troveremo davanti.
Intrigante, longevo, ricco di spunti interessanti, ma soprattutto: divertente
A impreziosire questo gioiello targato Platinum Games ci pensa un comparto grafico davvero piacevole, con un cel shading non troppo marcato e un art design semplicemente favoloso, a partire dall’aspetto delle chimere e dei Legion, sempre in grado di stupirci ad ogni nuova scoperta. La cura riposta dal team è evidente anche nell’aspetto puramente visivo e sonoro, con una colonna sonora variegata nei generi (un po’ come il gameplay stesso) ma sempre adatta a distinguere i momenti più rilassati da quelli più adrenalinici. E che lo giochiate dal televisore o in modalità portatile, avrete in entrambi i casi un’ottima esperienza in termini di fluidità del frame-rate.
Intrigante dal punto di vista narrativo, longevo (la prima run supera abbondantemente le 20 ore, ma ai completisti servirà almeno il doppio), ricco di spunti interessanti, ma soprattutto: divertente. Astral Chain è questo e molto altro, capace com’è di offrire qualcosa di diverso agli appassionati del genere action più navigati, grazie all’intuizione dei Legion e a tutte le variabili che portano in campo, ma anche di convincere chi, invece, ha sempre mal digerito una certa ripetitività e immobilità (in termini di innovazione) del genere (in particolare per i meno esperti, con un tasso di difficoltà decisamente accomodante – la vera sfida è alla seconda run, al livello Difficile). È anche bello da vedere e ha una personalità niente male: peccato solo per qualche attività secondaria esageratamente ripetitiva e una telecamera che a volte fa le bizze (soprattutto quando i nemici sono davvero troppo grossi), ma sono davvero dettagli in un mare di buone qualità. Speriamo sia l’inizio di una nuova, brillante serie targata Platinum Games. |
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