Ricreare un’esperienza sonora a sette canali in un prodotto le cui dimensioni finali sono quelle del classico headset non è certo impresa facile. Non è infatti un caso se parte delle produttrici di hardware audio abbiano già da tempo optato per una soluzione intermedia, tipicamente quella del surround 7.1 virtuale: parziale abbattimento dei costi di produzione e meno componentistica da “assemblare” in pochissimo spazio, a ben vedere, rappresentano criteri ampiamente capaci di far pendere l’ago della bilancia. Anche perché inutile nasconderlo, quando si parla di surround multicanale è impossibile non tenere in considerazione il fattore costo: perché certo, 5 driver per padiglione e un buon livello di elaborazione del segnale (che, in gran parte dei casi, va a braccetto con una scheda audio USB proprietaria) rendono tutto molto più bello da ascoltare, ma non certo “a buon mercato”.
Dopo l’esordio di Razer con le interessanti Tiamat True 7.1, ASUS scende in campo forte di un’esperienza pluriannuale che spazia in una pletora di segmenti audio, da quello degli headset alle schede sonore professionali. E lo fa con un nuovo esponente della famiglia Strix, l’interessante headset Strix 7.1: un prodotto pensato per giocatori PC e Mac che non vogliono rinunciare al coinvolgimento del suono veramente tridimensionale, ma che strizza l’occhiolino anche a chi non vive quotidianamente a contatto col roboante universo dei videogames. Un impianto a sette satelliti e subwoofer condensato in una “cuffia” dal look aggressivo di appena 450 grammi di peso, disponibile ad un prezzo che sfiora i 240€. Che non sono certo noccioline, ma non saremo certo noi a ricordarvi che la qualità ha un costo. E queste Strix 7.1 di qualità ne hanno parecchie.
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Le ASUS Strix 7.1 sono costituite in prevalenza da una resina plastica di colore nero satinato piacevole al tatto. La struttura dell’headset è robusta e sufficientemente spessa da trasmettere una sensazione di solidità a chi le indossa, senza però scendere a compromessi per quanto riguarda il design. Squadrate e spigolose, le Strix 7,1 presentano delle rifiniture di color arancio che richiamano la celebre icona del brand di casa ASUS, l’occhio minaccioso del gufo riprodotto all’esterno di ambo i padiglioni. Ciascun “occhio” è corredato di LED luminosi di colore arancio, che si accendono con due differenti modalità (illuminazione costante o “breathing”) selezionabili dalla centralina USB – di cui parleremo a breve. Nonostante le dimensioni dei padiglioni e la solidità generale, queste Strix vantano un peso di appena 350 grammi, destinato ad aumentare di altri 100 grammi una volta inserito il cavo di connessione (realizzato con fibra intrecciata di elevata qualità) e agganciato il microfono. Come gran parte degli headset dedicati al gaming, l’uso prolungato tende a farsi sentire sul lungo utilizzo, anche se la schiuma morbida e traspirante di cui si compone ogni cuscino dei padiglioni alleggerisce sensibilmente la pressione esercitata sui lobi. Il che, vale comunque la pena ribadirlo, non significa affatto che ve ne dimenticherete subito dopo averle indossate.
Cuore nevralgico di questo pacchetto targato ASUS è l’USB Station, un comodo apparecchio che si occupa di una lunga serie di faccende, dal processing del segnale in ingresso (con relativa multicanalizzazione) all’alimentazione degli altoparlanti presenti nei padiglioni, passando per la gestione degi effetti LED. Trattandosi di un hardware plug&play i cui driver vengono automaticamente scaricati dal sistema operativo, l’ultimo nato di casa ASUS non è compatibile con PS4/Xbox One o altri dispositivi al di fuori di un PC o di un MAC. Le stesse cuffie non possono essere collegate ad un device a scelta, essendo equipaggiate con un cavo HDMI che va ad infilarsi nell’apposito connettore dell’USB Station. Questa implementazione finisce per limitare sensibilmente l’uso delle Strix 7.1 e, a meno di non essere espressamente alla ricerca di un headset da PC, l’assenza di un maggior supporto può rappresentare un freno a chiunque sia alla ricerca di una soluzione più generale.
Le opzioni controllabili direttamente dalla USB Station non sono certo poche, tanto che al primo utlizzo si rischia di rimanere quasi spiazzati. A nostro modo di vedere, una delle features più interessanti coincide con la possibilità di regolare in modo indipendente il volume di ciascun canale, in modo da personalizzare al massimo l’esperienza sonora assecondando le proprie preferenze. Qualora volessimo ascoltare una sorgente stereo (quale un mp3 o un video da YouTube) è possibile switchare dall’audio multicanale a quello bicanale con la pressione di un semplice tasto. Allo stesso modo, potremo andare ad accendere/spegnere il microfono dell’headset o attivare/disattivare l’amplificatore integrato, disponibile all’interno della Station. Quest’ultimo fornisce al tutto un valore aggiunto non certo trascurabile, laddove riesce ad amplificare in modo evidente un volume generale, specie nella modalità 7.1, non esageratamente elevato. Oltre a selezionare la modalità di illuminazione del sistema, la ghiera circolare della centralina permette di scegliere tra quattro preset – chiamati Spectrum – per enfatizzare la componente sonora in base alla tipologia di gioco (FPS, action-adventure, footsteps, e racing). L’USB station può essere inoltre collegata ad un set di altoparlanti esterno (tramite l’apposito cavo contenuto nella confezione), che può essere utilizzato come dispositivo di riproduzione alternativo alle cuffie.
Vale la pena spendere qualche parla su questi “enhancer”, profili memorizzati nell’hardware ASUS che, almeno nei piani originali, ottimizzano la rendita sonora dell’headset regalando la migliore esperienza possibile in relazione alla tipologia di gioco prescelto. Il primo profilo, FPS Footstep, rende maggiormente udibili i passi degli eventuali nemici aumentando gli effetti ecoici dell’ambiente e abbassando il range dei suoni a bassa frequenza, che generalmente sono associati alle esplosioni e ai colpi di arma da fuoco. FPS Gunfire usa invece una logica diametralmente opposta, privilegiando sensibilmente le frequenze minori in modo da arricchire l’impatto sonoro di esplosioni e dintorni. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un vantaggio strategico non indifferente per chiunque opti per il primo profilo, magari in sparatutto più tattico come Counter Strike, da una parte, e dall’altra un’immersione maggiore nel gameplay per chi non sa dire di no all’azione nuda e cruda di Battlefield o Call of Duty.
Il profilo Action/RPG ragiona in modo completamente diverso, enfatizzando aldi e medi/alti per un’acustica migliore nelle sequenze di dialogo e nelle boss fight. L’idea di ASUS è quella di trovare una soluzione che ben si presti a quei titoli fantasy incentrati sulle più disparate forme di combattimento, Skyrim in primis. Chiude il cerchio Racing, la “proposta indecente” per gli amanti dei motori: l’enfasi alle basse frequenze è pressoché scontata, laddove l’obiettivo è ricreare un’acustica fedele per quanto concerne suoni dei motori e collisioni tra veicoli. Allo stesso tempo, però, questo profilo dà il proverbiale “colpetto” alle frequenze più alte, in modo da caricare suoni tipicamente due o quattro ruote quali quello delle gomme che stridono sull’asfalto dopo una partenza fulminea o la classica “inchiodata”.
Punto di forza delle Strix 7.1, come anticipato qualche riga sopra, è la presenza di cinque driver al neodimio sotto ciascun padiglione. ASUS non le manda certo a dire alla concorrenza, scendendo sul mercato con un prodotto high end che non vuole dover scegliere tra design e tecnologia. Le Strix 7.1 hanno coppie di driver da 40, 20, 20, 30 e 40 millimetri, rispettivamente, per i suoni frontali, laterali, posteriori, centrali e provenienti da subwoofer.
La nostra prova sul campo ha dato risultati complessivamente soddisfacenti, tanto nell’universo gaming quanto in quello più tradizionale. I profili audio appena citati, pur prestandosi nativamente all’utilizzo in un contesto più ludico, si comportano bene anche durante la visione di un blu ray o di un qualsiasi video (purché il suo “tema” sia affine a quello del preset: vedere Bambi col profilo racing non avrebbe molto senso). Inutile dire che essi possono essere disattivati a piacimento, lasciando totale libertà all’utente che potrà decidere di disattivare ciascun enhancer per godere dell’esperienza audio (a due o sette canali) di default. E proprio quest’ultima scelta si conferma particolarmente brillante, con una resa sonora sì bilanciata ma al contempo ricca di dettagli e profonda. Non stiamo parlando di cuffie rivolte ad una platea di audiofili di professione, ma negli standard del gaming le Strix 7.1 sono perfettamente in grado di gestire l’intera banda di frequenze senza inserire fastidiose interferenze o distorsioni evidenti. Volendo cercare un difetto, nella modalità a sette canali il volume in output è particolarmente basso, rendendo di fatto l’attivazione dell’amplificatore interno una necessità. Lo stesso non vale per la soluzione bicanale: gli algoritmi di riallocazione della sorgente audio nei vari driver per ricreare l’esperienza stereo funzionano in modo convincente, rendendo l’headset ASUS una soluzione interessante per tutti quelli che, tra una partita e l’altra, non disdegnano l’ascolto di qualche mp3 o i più classici video su YouTube. Ovvio che, foste alla ricerca di un hardware dedicato espressamente a questo tipo di attività, fareste bene a rivolgere le vostre attenzioni su soluzioni più mirate.
Non possiamo chiudere questa analisi tecnica senza parlare del microfono. Che quello dei mic sia un argomento spinoso è cosa nota a tutti, visto e considerato che molti degli headset disponibili sul mercato sono equipaggiati con un hardware spesso discutibile in termini di design e dalla qualità a dir poco sospetta. Non è questo il caso di ASUS, che con la serie Strix offre una soluzione complessivamente ragionevole, che può essere montata o smontata (basta inserire il microfono nell’apposito connettore al di sotto del padiglione sinistro) in base alle esigenze del momento. Le nostre prove con Skype e altri programmi VOIP ci hanno lasciato ragionevolmente soddisfatti, alla luce di una qualità della trasmissione ampiamente sopra la sufficienza e udibile con nitidezza dal nostro interlocutore. A tal riguardo, l’USB Station è dotata di un secondo microfono che identifica i classici rumori ambientali (ventole, click di tastiere meccaniche o di mouse) e che, in combinazione col sistema ENC (attivabile tramite un interruttore meccanico posto al di sotto della Station) va ad eliminare eventuali disturbi di fondo dalle nostre comunicazioni. Il risultato è più che soddisfacente, anche se gli effetti di tale sistema sono più evidenti in presenza di rumori lunghi e dall’intensità costante. Contrariamente a quanto accade per il suono in uscita, le Strix 7.1 non offrono alcun set di opzioni customizzabili per l’audio in ingresso da microfono. Ma trattandosi di un headset rivolto prevalentemente ai giocatori, non si tratta certo di un’opzione troppo fondamentale.
La qualità si paga. Ed è inutile negarlo: all’headset ASUS Strix 7.1 di pregi non ne mancano certo. Un hardware di prima categoria che va a braccetto con un’estetica accattivante: questa forse è la definizione migliore per il protagonista della nostra prova, disponibile da una manciata settimane al costo di circa 240€. Che lo ripetiamo, non sono certo pochi: e l’uso quasi esclusivo di plastica nella realizzazione della scocca potrebbe fare storcere il naso a più di qualcuno, che ad un tale prezzo potrebbe pretendere (per certi versi a ragione) una maggior raffinatezza nei materiali proposti.
Tuttavia, è proprio la capacità di imparare dagli errori, propri e della concorrenza, a far emergere questo headset. ASUS ci ha visto giusto, inserendo nel mercato un prodotto che ben si presta a quel tipo di utenza alla ricerca di qualcosa di più del semplice gaming. L’implementazione del suono 7.1 con profili audio customizzabili è ideale in un contesto ludico, ma non sfigura se messo alla prova con musica e film. E questo senza nemmeno citare il ricorso alla modalità 2.1: le Strix 7.1 non sono certo equiparabili ad altri headset dedicati a due canali e con drivers interni più sviluppati, ma compiono un lavoro migliore di quello svolto da altri prodotti per videogiocatori, anche di marche blasonate.
Doveste essere alla ricerca di una soluzione high end di qualità, capace di riprodurre in modo fedele e preciso i suoni surround direzionali, l’headset ASUS Strix 7.1 si configura dunque come uno dei candidati più interessanti. Versatile, tecnologicamente all’avanguardia ed esteticamente accattivante, l’ultimo “gufo” di ASUS rappresenta una valida proposta per quei possessori di PC che, quando si parla di esperienze audio, non vogliono scendere a compromessi. Peccato solo che i possessori di console, per questa volta, siano tagliati fuori.
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