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Atari 2600+ – Recensione

Se c’è una cosa per cui è lecito spazientirsi con i videogiochi, ciò riguarda la difficoltà con cui si possono recuperare, provare e riprovare vecchie glorie del passato. Secondo una ricerca effettuata mesi addietro da Video Game History Foundation, ve ne abbiamo parlato qui, l’87% dei giochi pubblicati prima del 2010 sarebbe ormai irreperibile, se non affidandosi al sempre incerto mercato del retrogaming, nonché a copie tutt’altro che illegali reperibili in rete. Un bel problema per nostalgici, curiosi, collezionisti.

Fortunatamente, negli ultimi anni, diversi publisher hanno scoperto, anche per fini puramente commerciali certo, il piacere della riproposizione, della riedizione, del recupero. Lo vediamo a cadenza regolare con remake più o meno impattanti, Resident Evil 4 in tempi recenti per esempio; con cataloghi di servizi online ormai zeppi di classici del passato, Game Pass non fa certo eccezione in questo senso; ma anche con la mania per le mini-console, moda lanciata ormai diversi anni fa con il Nintendo Classic Mini: Nintendo Entertainment System che accoglieva al suo interno una selezione di titoli pubblicati al tempo, riprodotti fedelmente con tutti i pro e i contro del caso.

Sebbene sia lontana quell’ossessione, fine decretata in buona parte dall’insuccesso di PlayStation Classic, publisher e produttori di ogni genere non hanno mai realmente smesso di proporre sul mercato hardware che in qualche modo consentissero di rispolverare vecchie glorie.

Questo è proprio il caso dell’Atari 2600+, console in vendita sullo shop online di GameStop al prezzo di 129,98€ in bundle con un CX40, ovvero il joystick munito di un singolo pulsante, nonché di una cartuccia che include al suo interno una selezione di dieci giochi.

Partiamo dalle note più liete dell’offerta. A differenza del sopracitato Nintendo Classic Mini: Nintendo Entertainment System il tutto non si limita a quanto proposto nella confezione di vendita. Parliamo difatti di una console che riproduce in tutto e per tutto l’originale. Ciò significa che potete tranquillamente recuperare i vecchi giochi per Atari 2600 che ancora custodite in soffitta, inserirli nel vano deputato al compito e rigiocarli in tutta tranquillità. Trattandosi del modello plus, inoltre, potrete fare la stessa cosa con i giochi dell’Atari 7800. Questo dettaglio non potrà che mandare in brodo di giuggiole i collezionisti e nostalgici, dal momento che, vista la presenza di un comodo cavo HDMI, potrete rispolverare grandi classici anche senza il bisogno di un vecchio tubo catodico.

Esattamente come per la console originale, tramite le leve presenti sulla parte superiore della console, potrete attivare e togliere i colori all’immagine in qualsiasi momento e, novità di questa riproposizione, tramite un selettore scegliere il formato dell’immagine tra 4:3, per un’esperienza quanto più fedele, o 16:9, così da adattarsi ai moderni display widescreen.

Tra i punti di forza della console merita una menzione anche il packaging. Sebbene la confezione non riprenda la grafica della console lanciata nell’ormai lontanissimo 1977, lo stile minimalista della facciata frontale, che si limita a logo, foto della console e una didascalia relativa ai giochi inclusi, è certamente piacevole alla vista, accattivante quanto basta e sufficientemente esplicativa. Il retro, un po’ come accadeva con le vecchie console, oltre ad elencare il contenuto della confezione, è abbellito da singoli screenshot dei giochi inclusi nel pacchetto. Sulla faccia superiore, inoltre, sono ben visibili le bande colorate monocrome che caratterizzavano qui e lì scatola e buona parte degli annunci commerciali utilizzati all’epoca. C’è insomma un’impostazione grafica moderna, ma con qualche piacevole e doveroso richiamo al passato.

Anche una volta aperto, il box svela una cura sopra la media. Riproponendo lo stesso concetto dei controller e delle ultime console di Microsoft, l’apertura è a scrigno e svela immediatamente la console in tutto il suo splendore, protetta da una membrana trasparente di plastica. Su un lato, invece, una scatola, di un bel rosso e con il logo di Atari stampato al centro, in cui sono custoditi joystick e cartuccia. Sul fondo, infine, un’altra scatola in cui è presente HDMI e un cavo USB Type-C/Type-A per l’alimentazione del dispositivo. Manca, purtroppo, il trasformatore qualora si voglia collegare la console alla corrente elettrica.

Nulla da dire, insomma, al packaging: compatto, esteticamente riuscitissimo, comodo e facile da riordinare, qualora si desiderasse di conservare il tutto nuovamente nella scatola.

Le buonissime sensazioni continuano considerando estetica e qualità costruttiva dell’hardware. La console misura 27 cm di lunghezza; 11,15 di larghezza; 7 di altezza, per un peso complessivo di appena 700 grammi. A fronte di un peso più che dimezzato, le dimensioni sono state ridotte di poco considerando che l’originale misurava 34,6 cm x 13,6 cm x 8 cm.

Atari 2600+ come oggetto da ammirare è davvero un gioiellino

Al tatto, l’Atari 2600+ restituisce ottime sensazioni. Certo, si sente che la scocca è in buona parte vuota, ma la plastica utilizzata è di ottima fattura, gli interruttori sulla parte superiore della console oppongono la dovuta resistenza, scritte e dettagli sono riprodotti con cura maniacale. Gradita novità, il logo dell’Atari posto sulla faccia frontale si illumina di una gradevole luce bianca quando la console viene accesa.

Strepitosa anche la sensazione di solidità restituita dal CX40. L’estrema, forse eccessiva, rigidità dello stick, unitamente ad una base non proprio ampia, rende lievemente difficoltoso l’utilizzo, soprattutto per chi ha le mani grandi, ma è innegabile che restituisca sensazioni molto simili a quelle provate decine di anni fa, con la versione originale del joystick.

Atari 2600+ insomma, come oggetto da ammirare è davvero un gioiellino. Dentro e fuori dalla scatola si evince tutta la cura con cui è stata realizzata la console, con una riproduzione, per quanto lievemente in miniatura, davvero rassomigliante all’originale.

Purtroppo, il giudizio è meno entusiasta quando si comincia effettivamente a giocare.

Partiamo da un presupposto, se già la selezione del Nintendo Classic Mini: Nintendo Entertainment System appariva anacronistica per i neofiti, nella migliore delle ipotesi dal valore quasi prettamente museale, eccezione fatta per un paio di intramontabili classici, il giudizio non può che essere ancora più severo per una console di qualche anno più vecchia.

I limiti tecnologici di allora, unitamente alla relativa inesperienza degli sviluppatori dell’epoca e all’assenza di un genio visionario come Miyamoto a portata di tiro che potesse concepire perle come Super Mario Bros. e The Legend of Zelda, vengono a galla con giochi dal respiro cortissimo e gameplay spesso confusi e incomprensibili.

Titoli come Haunted House e Adventure, autentiche hit negli Anni ’70, sono invecchiati piuttosto male. Al di là dell’aspetto grafico piuttosto rudimentale, non ha alcun senso rimarcare questo aspetto dal momento che è insito nella proposta stessa, le meccaniche di gameplay sono totalmente avvolte nel mistero. Video Pinball, invero ancora in grado di ipnotizzare quasi inspiegabilmente l’utente, lamenta un sistema di controllo che oggi definiremo lento e poco reattivo. Yars’ Revenge, un top down shooter a schermata fissa, consuma fin troppo in fretta le feature con cui tenta di rinverdire il gameplay livello dopo livello.

Sarebbe tuttavia ingiusto prendersela con il prodotto di per sé, dal momento che chi si approccia all’Atari 2600+ lo fa con la consapevolezza di affacciarsi su di un capitolo vecchissimo della storia dei videogiochi, con tutto ciò che la cosa comporta. Sarebbe stato tuttavia utile includere i manuali di istruzioni da qualche parte e in qualche modo, anche in formato digitale via QR Code.

La selezione dei giochi, nel pieno rispetto dell’hardware originale, è decretata dalla posizione dei selettori posti sulla facciata posteriore della cartuccia inclusa nella confezione. Cambiandone la posizione, resettando di volta in volta la console, avvierete direttamente il gioco selezionato, senza alcuna schermata di avvio particolare. Sarebbe stato gradito un qualche menù, un’ormai anacronistico libretto di istruzioni in formato fisico per consentire anche ai più giovani di apprendere il gameplay di ogni gioco proposto, ma purtroppo non è presente nulla di tutto ciò.

Va tuttavia sottolineato che giochi come Missile Command, in cui bisogna lanciare dei missili per impedire agli attacchi arei nemici di distruggere le città sottostanti, e RealSports VolleyBall, che non ha bisogno di spiegazioni, sono ancora in grado di divertire e di farsi capire all’istante.

A peggiorare la situazione, tuttavia, ci pensa anche la presenza di diversi giochi che necessitano obbligatoriamente di un secondo giocatore per essere affrontati. Maze Craze, che vi impone di trovare l’uscita del labirinto prima dell’avversario; Surround, una sorta di Snake; Combat, lontano parente del ben più famoso Tank, pur avviandosi, in solitaria ovviamente non offrono alcuna sfida visto che l’avversario in assenza di input resterà fermo al palo.

Da questo punto di vista, considerando soprattutto il prezzo della console, non possiamo che biasimare la scelta del distributore, che implicitamente costringe all’acquisto di un secondo CX40, non incluso nella confezione, per assaporare appieno l’offerta contenuta nella cartuccia.

Ciononostante, la fedeltà dei giochi inclusi è massima, considerando che persino i difetti grafici che di tanto in tanto sporcavano l’immagine si presentano identici e non potrebbe essere altrimenti dal momento che parliamo di una riproposizione fedele dell’hardware a cui l’Atari 2600+ si rifà.

Certo, a ben vedere alla selezione proposta nel bundle mancano grandi classici come Pitfall!, Pac-Man, Space Invaders, Mario Bros., Q*bert, ma in questo senso vanno anche considerati eventuali problemi con le licenze che potrebbero aver impedito al produttore di rendere sicuramente più appetibile la propria proposta.

Conclusioni

Esistono due facce dell’Atari 2600+.

Da una parte abbiamo il prodotto in sé, eccellente sotto ogni punto di vista. Dal packaging, alla solidità costruttiva dell’hardware, sino alla possibilità di utilizzare cartucce originali dell’Atari 2600 e 7800, siamo innegabilmente di fronte ad un prodotto magnificamente assemblato e perfettamente in grado di soddisfare le smanie collezionistiche di qualsiasi nostalgico e appassionato.

Dall’altra parte, vuoi per l’arretratezza estrema di alcuni giochi, vuoi per l’assenza di un secondo joystick con cui effettivamente avviare parte dei titoli inclusi nel pacchetto, l’Atari 2600+ in questa forma soffre inevitabilmente la concorrenza di console simili, che pur senza la retrocompatibilità ed un’uguagliabile qualità costruttiva vantano, incluse, più periferiche e giochi.

Se avete il pallino del collezionismo, se custodite ancora intonse copie dell’Atari 2600 e 7800, tuttavia, non dovreste proprio farvi scappare questa proposta. Tanto più che sullo shop ufficiale di Atari è possibile acquistare controller extra, giochi vecchi, nuovi e quant’altro.

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