Balan Wonderworld – Recensione

Il ritorno di Yuji Naka, colui che agli inizi dei ’90 ha dato vita al mai tramontato Sonic, con Balan Wonderworld non è stato esattamente quello che ci saremmo aspettati. E i motivi, e ve lo diciamo senza indugi, sono riscontrabili in una natura platform troppo datata (almeno di due generazioni passate) e un appeal generale con troppo poco mordente.

E questo è un peccato perché l’estro del sensei Naka sembra avvertirsi nel corso dell’avventura, soprattutto dal punto di vista della narrativa molto simile all’intramontabile Nights into Dreams di cui porta anche l’indelebile firma dell’illustratore Naoto Ōshima (una coppia d’oro, ai tempi).

Dopotutto i tempi cambiano, e Balan Wonderworld è purtroppo rimasto ancorato al passato con visuali di gioco a volte disorientanti, senza contare scelte di gameplay che rendono l’esperienza a tratti frustrante. Dalla demo provata qualche mese fa, nonostante tutti i limiti del caso, avevamo riposto delle buone speranze nel gioco completo che purtroppo non ci ha convinti.

È pur vero che Balan Wonderworld potrebbe essere rivolto a un pubblico più giovanile, ma “dall’inimitabile duo” Naka-Ōshima, perdonateci, ci saremmo aspettati un prodotto qualitativamente (quasi) perfetto.

La storia è ambientata nella bizzarra e fantasiosa terra di Wonderworld, un luogo in cui tutti i pensieri positivi delle persone prendono forma mescolandosi alle paure e alle fragilità. Leo ed Emma, protagonisti indiscussi di questo viaggio, hanno loro stessi delle debolezze: Emma è triste poiché i suoi amici le parlano alle spalle mentre Leo è un ragazzo diventato molto introverso.

I due saranno chiamati dal misterioso clown Balan nel “teatro” Wonderworld non solo per aiutare il prossimo a liberarsi dei brutti pensieri in 12 diverse aree, ma anche per ritrovare la serenità nei loro cuori e sconfiggere Lance, la controparte malvagia di Balan che si nutre delle sofferenze altrui.

Un titolo a piattaforme troppo ancorato alle generazioni passate

Premesse tutto sommato interessanti che ci porteranno a visitare colorati mondi scaturiti dalle preoccupazioni dei personaggi incontrati: non sarà un caso ritrovarsi in acque oceaniche dove i delfini diventano mostruose creature o in ambienti rurali creati dalla fantasia e dalle paure del sognatore.

Quello che non convince non è dato dal design generale dei mondi, che sembrano abbastanza ispirati, ma dall’iterazione generale e dal coinvolgimento ridotti nonostante la presenza di una moltitudine di costumi, perno centrale su cui si basa il gameplay.

Che poi, diciamocela tutta, l’idea dei costumi è assai geniale e cambiarsi d’abito ci permette di raggiungere luoghi prima inaccessibili e affrontare (seppur pochi) cattivoni mettendo in campo la strategia migliore. Peccato che il tutto sia limitato a soli tre abiti nell’inventario, sbloccabili in ogni singolo livello aprendo gli scrigni con chiavi di facile reperibilità e che non ci consentono di avere il pieno controllo delle azioni di Emma e Leo.

Cerchiamo di fare chiarezza su questo punto: in ogni livello sono presenti circa tre costumi per portarlo a compimento, che non permettono tuttavia di raccogliere tutte e sette le statuine Balan presenti, indispensabili tra l’altro per sbloccare nuovi orizzonti (ovvero mondi di gioco). Questo perché – e potrebbe avere una sua particolare logica – ci occorrono nuovi “set da cosplay” sbloccabili negli altri mondi.

Il cambio di abito risulta dunque assai tortuoso, in quanto limitare a tre le abilità dei nostri eroi (di cui due indispensabili per superare il livello) ci consente di utilizzare un solo slot per il costume necessario per la raccolta delle statuine lasciate indietro. Qualcuno potrebbe dire: puoi accedere al camerino presente in ogni checkpoint del livello e fare il cambio abito. Verissimo, però anche qui l’accesso risulta lento e poco pratico, spezzando notevolmente il ritmo di gioco.

Una scommessa all’insegna del platform non proprio vincente

Almeno a livello di varietà di costumi Balan Wonderworld è davvero notevole: 80 in totale a nostra disposizione per renderci davvero delle provette maschere da carnevale di Venezia. Peccato che non tutti siano così incisivi e spesso vi domanderete perché gli sviluppatori abbiano deciso di implementare determinate abilità.

Un altro aspetto che non abbiamo proprio digerito nel lungo periodo è la mancata implementazione del salto in alcuni look: se il nostro protagonista può saltare liberamente nella sua forma originale, per quale motivo alcuni non lo permettono laddove altri possono addirittura farci svolazzare? Scelta di gameplay? Creare una difficoltà maggiore al giocatore? Onestamente non siamo riusciti a capirlo, ma non nascondiamo qualche momento di frustrazione.

Tutto il gameplay ruota unicamente intorno a un solo tasto più un dorsale per intercambiare i costumi (la scelta potrebbe risultare un po’ strana ma abbastanza funzionante). Su PlayStation 5 sono stati implementati i grilletti adattivi che sostanzialmente restituiscono un discreto feedback però la domanda sorge spontanea: in un platform chi è che utilizza i dorsali “R2 o L2” per saltare?

Portare a compimento ogni singolo mondo non sarà così complicato raccogliendo il possibile, ma a volte potreste davvero vedere i sorci verdi cercando di capire come completare un livello al 100%. Chi vi scrive è un vero completista ma non vi nasconde che a volte ha gettato la spugna per tutti i motivi sopracitati.

Particolarmente ispirate e ingegnose le boss battle, con antagonisti iconici. I combattimenti risultano molto semplici ma occorrerà studiare bene gli attacchi dell’avversario per completare la battaglia con tre stelle (o tre statuine?) utilizzando controffensive diverse. Discorso diverso per i mini giochi che non ci hanno convinto minimamente.

Balan Wondeworld presenta anche una modalità co-op locale per permetterci di giocare in compagnia di un amico. Una feature che dalla demo ci aveva dato l’impressione di aprire la strada verso nuovi percorsi ma che nel gioco completo risulta poco user-friendly.

La colonna sonora di Yamazaki Ryo, famoso anche per le composizioni di Front Mission 4 e Dirge of Cerberus: Final Fantasy VII, è fenomenale e ci ha letteralmente incantato. L’aspetto musicale in Balan Wonderworld ricopre un ruolo fondamentale, una sinfonia circense dai toni fiabeschi perfettamente azzeccata per le vicende narrate. Molto carina l’idea dei balletti cantati una volta liberate le persone dalle loro angosce, in stile musical americano.

Conclusioni

Balan Wonderworld mette in scena un teatro musicale su base platform game ideato dal dinamico duo Naka-Ōshima, figure di spicco dell’universo videoludico degli anni ’90. La storia viene raccontata con sequenze musicali e introspezione dei personaggi coinvolti offrendo ai giocatori un titolo a piattaforme purtroppo troppo ancorato alle generazioni passate.

Il gameplay ruota intorno all’uso dei costumi che garantiscono la possibilità di eseguire una discreta varietà di azioni e risolvere piccoli enigmi o sfide. Il team di sviluppo si presentava con “l’obiettivo di dare vita a storie impareggiabili e realizzare i migliori giochi platform”.

Questa scommessa, almeno nel loro primo tentativo, non è vincente, poiché Balan Wondeworld mostra il fianco in più di un’occasione e se paragonato ad altri esponenti del genere purtroppo non ne esce illeso. Nonostante tutti i suoi limiti, sia graficamente che concettualmente Balan Wonderworld potrebbe catturare l’attenzione dei più piccini per i suoi colori e le componenti fanciullesche.

Dal canto nostro ci saremmo aspettati molto di più dai creatori di Sonic che, ancora oggi, consideriamo una delle saghe platform migliori su piazza.

Balan Wonderworld è disponibile da GameStopZing sia online che in negozio.

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