Dopo esattamente due decadi dall’uscita del secondo capitolo di Baldur’s Gate, Dungeons & Dragons si reincarna nuovamente nei pixel del suo brand videoludico più famoso, tornando alla ribalta con Baldur’s Gate III di Larian Studios.
Quanto accaduto non è cosa da poco: Wizards of the Coast, detentore del marchio di D&D, ha faticato per anni a trovare una sua dimensione videoludica, riuscendoci solo in parte con l’MMO free to play Neverwinter, che comunque a parere di chi vi scrive non è mai riuscito appieno a ricreare il feeling di una partita a Dungeons & Dragons.
Per questo voglio subito andare al punto ancor prima di addentrarmi in questo hands-on dalla versione Early Access del gioco di Larian: Baldur’s Gate III riesce dove tanti hanno fallito, dando al giocatore la sensazione di essere davvero all’interno di una partita di D&D, pur con tutti i limiti del caso.
Sin dai primi video “dietro le quinte” mostrati da Larian si capiva che Baldur’s Gate III è un vero e proprio passion project per lo studio belga: la cura, la dedizione e la fedeltà al materiale originale sono qualcosa che raramente ho visto in altre produzioni. Ora che ho fatto questa doverosa premessa, possiamo addentrarci con calma nell’ambientazione di Forgotten Realms per conoscere più da vicino Baldur’s Gate III.
L’editor di gioco è il primo baluardo che ci accoglie in questa nuova avventura nella Costa della Spada: le possibilità sono moltissime e rispettano (fedelmente!) il feeling della scheda del personaggio di Dungeons & Dragons. In versione Early Access dovremo per forza creare un personaggio custom e non utilizzare Lae’zel, Astarion, Gale, Shadowheart o Wyll. Ed è un bene, poiché in questo modo si riesce a vedere l’estrema cura con il quale è realizzato l’editor di Baldur’s Gate III. Si inizia scegliendo sesso e specie fra elfi, tiefling, drow, nani, umani, githyanki, mezzelfi e halfling. Ogni razza da accesso a due o più sottorazze, le quali modificano le abilità del nostro personaggio. Da qui in poi è un tripudio di acconciature, tatuaggi e personalizzazioni varie. Quando avremo finito di lavorare sul nostro alter ego digitale, ci sposteremo a scegliere la classe.
In questa versione sono presenti il chierico, il guerriero, il ladro, il warlock, il mago e il ranger. Insomma, non riesco a non sottolineare quanto ludico e divertente sia l’editor di questo gioco, specialmente per un giocatore di D&D; tenete presente che nelle edizioni antecedenti alla quinta, la scheda PG era così complessa e arzigogolata da ricordare il modulo 730 per la dichiarazione dei redditi. Sono felice che Larian sia riuscita nel rendere più interattivo e divertente questo aspetto a mio avviso estremamente importante del gioco. Non solo; finalmente si percepisce la gravità e l’impatto che una build diversa ha nel gioco. Insomma, da questo punto di vista, il lavoro dello studio è stato eccellente.
Baldur’s Gate III è un vero e proprio passion project
Finita la nostra “scheda”, il gioco ci chiede di rappresentare l’avatar di ciò che desideriamo nel profondo: un uomo, una donna, un elfo o un halfling. O perché no, un demonico Tiefling; creiamo con le nostre mani la rappresentazione perfetta del nostro desiderio e poi buttiamoci a capofitto in Baldur’s Gate III. La truculenta sequenza iniziale (già mostrata con qualche settimana di anticipo nei trailer) fa risvegliare il nostro personaggio nel Nautiloide (il tentacolare mezzo di trasporto dei Mind Flayer) che è stato trasportato nell’Avernus, il primo dei nove gironi dell’inferno. Insomma, scoppia una battaglia incredibile fra i Githyanki e i loro draghi, i diavoli infernali e “l’equipaggio” del Nautiloide. La cura delle cutscenes è incredibile e fa davvero (ma davvero) venire tanta voglia di iniziare il prima possibile quest’avventura.
Muovendo i primi passi in Baldur’s Gate III è impossibile non notare la somiglianza con Divinity: Original Sin II, un altro mostro sacro targato Larian. Tuttavia ogni istante di Baldur’s Gate III è profondamente legato alle meccaniche di Dungeons & Dragons: per chi non lo sapesse, il gioco di ruolo cartaceo di Wizards of the Coast si basa sul d20 System, un “motore” di gioco basato sostanzialmente sul tiro di un dado a venti facce, alle quali andranno aggiunti o detratti alcuni modificatori specifici; il tutto per raggiungere (o superare) un numero prestabilito: se il nostro personaggio è un ladro e avrà competenze in Stealth, avrà un modificatore più alto e quindi le sue possibilità di nascondersi senza essere visto saranno più alte di un guerriero che indossa un’ingombrante e rumorosa armatura completa.
In alcuni momenti saremo chiamati ad agire in prima persona “tirando” virtualmente un d20 durante i dialoghi più importanti: quel piccolo momento aleatorio è sufficiente a mettere tensione e uno strano piacere nelle sinapsi cerebrali del giocatore, quasi fosse una piccola slot machine del destino. Ovviamente il gioco esegue centinaia di altri tiri nascosti, come quelli di Perception (per scovare oggetti nascosti), mostrando i risultati solo quando il tiro avrà un esito positivo. Questo aiuta a mantenere l’immersività, rispettando le regole di D&D. Interessantissima anche la scelta delle telecamere, che rimangono in “alto” durante l’esplorazione ma trasformando le inquadrature in dettagliatissimi primi piani durante dialoghi e scene più concitate. In quel momento è possibile godere di espressioni facciali convincenti e credibili, complice anche un doppiaggio ottimamente realizzato. Peccato (non lo ribadirò mai abbastanza) vedere il proprio personaggio “muto” per la maggior parte del tempo: l’incantesimo dell’immersività viene un po’ rotto fissando il volto spesso poco espressivo del nostro protagonista.
Moltissime invece le scelte di dialogo, spesso condite da opzioni derivanti dalle nostre skill, dal nostro passato e, più in generale, da classe e specie. Anche il rapporto coi nostri companions è gestito alla grande: questi ultimi sono scritti estremamente bene e risultano sempre ben caratterizzati, già dalle prime battute. Due minuti in compagnia di Astarion e già avete capito che tipo di persona sia, e cosa potrebbe andargli a genio; al contrario, la chierica Shadowheart è invece misteriosa ed enigmatica, e decifrare le sue parole richiede impegno e voglia di “ruolare”. C’è ben poco che posso aggiungere: a conti fatti, anche allo stato attuale, Baldur’s Gate III sembra già la migliore trasposizione videoludica di Dungeons & Dragons.
Baldur’s Gate III sembra già la migliore trasposizione videoludica di Dungeons & Dragons
I combattimenti sono a turni, proprio come in D&D, e basati sull’iniziativa: un altro tiro invisibile che deciderà l’ordine di azione di tutti i personaggi, e poi via di strategia. Tutti gli scontri non sono mai da sottovalutare, specie a livelli più bassi: una o due hit potrebbero essere fatali per i personaggi con meno punti ferita, come maghi e warlock, pertanto occorrerà ragionare con attenzione, non solo al mero set di incantesimi o skill da eseguire per massimizzare i danni, ma persino al posizionamento del nostro party, per evitare, ad esempio, di piazzare il ladro davanti a una porta e impedire al guerriero di passare, o evitare gli attacchi di opportunità.
Passiamo ora al versante tecnico, che purtroppo (ma anche comprensibilmente) mostra il fianco a decine e decine di bug vari, compenetrazioni, linee di sottotitoli mancanti e difetti nelle animazioni, le quali sono ancora evidentemente da “sgrezzare”. Manca anche il supporto alla lingua italiana (che però è nei piani di Larian). Lo avrete facilmente capito da queste mie parole: Baldur’s Gate III è comunque un gioco incompleto e in fase di costruzione, e solamente il primo atto è attualmente disponibile in questa versione Early Access (i cui salvataggi, peraltro, non saranno utilizzabili nella versione definitiva, ndr). Larian invita i giocatori a provare più build, rigiocare e rigiocare tutto il primo atto con personaggi diversi per ottenere risultati diversi e aiutare così il team di sviluppo con i feedback. Sontuoso invece il comparto audio, che regala facilmente momenti epici sottolineando le azioni dei nostri personaggi con una colonna sonora davvero ispirata.
Baldur’s Gate III è una scommessa (in parte) già vinta. Gli appassionati hanno passato gli ultimi giorni a sviscerare il primo atto del titolo di Larian Studios, che può già vantare una community piena e viva. Nonostante gli innumerevoli bug, la presenza della sola prima parte e in generale un contenuto che ha bisogno di parecchio polish, Baldur’s Gate III si fa amare fin dal primo minuto.
Una vera e propria trasposizione di Dungeons & Dragons che fa felice chi è cresciuto con un dado da venti in mano esplorando con la fantasia i Forgotten Realms. La strada di Larian è ancora lunga, e sicuramente non vedremo la versione definitiva del gioco per almeno un anno. Ma già questo “assaggio anticipato” basta e avanza per i nostri palati, che si ritrovano a chiedere a gran voce un bis il prima possibile.