Battlefield 1
24 Ott 2016

Battlefield 1 – Recensione

La prima guerra mondiale è un territorio quasi inesplorato, dal punto di vista videoludico. Sono pochi gli sviluppatori (e quasi tutti indipendenti) che hanno puntato su questo complesso scenario geopolitico per ambientare i loro giochi, avventurandosi nel riprodurre una guerra cruda, emotivamente pesante e decisamente diversa dal trend futuristico che impazza negli ultimi anni.

Lo studio svedese DICE ha deciso di seguire la strada meno battuta per portarci Battlefield 1, il nuovo sparatutto ambientato nella Grande Guerra, che rappresenta un piccolo punto di svolta nei lavori dello sviluppatore subordinato di Electronic Arts.

Il risultato si può definire tranquillamente un successo. Il nuovo Battlefield è originale, carico di personalità, graficamente appagante e più user friendly rispetto al passato (ma questo, per i puristi non è necessariamente un bene). Il nuovo titolo di DICE ha un’anima più profonda rispetto ai capitoli precedenti del franchise, un cuore diviso in due, fra la tragicità della guerra in giocatore singolo e la frenesia omicida che caratterizza il comparto multigiocatore.

Battlefield 1 trasporta, sin dal primo avvio, il giocatore in una campagna single player atipica, che toglie l’azione pura e la spettacolarità dal piedistallo per far posto ad un’esperienza più emotiva e personale. La narrativa conduce attraverso le atrocità della Grande Guerra, alla quale hanno partecipato più di 60 milioni di soldati, attraverso cinque diversi racconti autoconclusivi ambientati in luoghi praticamente mai toccati dall’industria videoludica: il Monte Grappa, le trincee francesi, i deserti arabi o le nebbiose foreste del nord della Germania.

La guerra di Battlefield 1 viene raccontata in maniera quasi confidenziale, dalla voce narrante dei diversi protagonisti sparsi per il globo, che hanno tutti la loro storia da raccontare fatta di coraggio, di menzogne, di tradimenti ed eroismo ma anche vigliaccheria ed egoismo. Due lati di una stessa medaglia, con più personaggi che non hanno affatto quell’aria di invincibilità che contraddistingue il “solito” eroe da first person shooter, e che si rivelano più vulnerabili, più umani, e con i quali il giocatore può relazionarsi.

Battlefield 1
Il “nostro” Monte Grappa, nella storia di guerra “Avanti Savoia”.

La primissima missione del gioco, denominata Tempesta d’Acciaio, è un perfetto sunto di questo stile narrativo: veniamo catapultati in mezzo ad un campo di battaglia fumoso e scuro, pieni di fango e sangue, soverchiati dalle forze nemiche. Una piccola distrazione, un colpo di troppo ed il nostro soldato andrà ad arricchire le fila dei caduti, mentre una dissolvenza in nero ci informerà del suo nome e del suo anno di nascita e morte. Passeremo così a controllare un altro combattente, che avrà le stesse (misere) possibilità di salvezza del suo predecessore. Battlefield 1 ci fa così pesare ogni morte, ricordandoci quanto fosse facile perdere la vita in quella guerra che appare così insensata ed interminabile.

Ogni storia ci porterà via poco più di un’ora, comprese le interessanti cutscene. A proposito di quest’ultime, appaiono a volte leggermente fuori fuoco, granulose e poco fluide, nonostante risultino comunque gradevoli grazie al buon livello di scrittura delle stesse. Ogni missione fungerà anche da gigantesco tutorial, insegnandoci progressivamente a controllare prima l’arsenale e le movenze del nostro personaggio, poi i mezzi corazzati, i mortai, i cannoni e gli aerei. Dal punto di vista della varietà, le storie di guerra convincono: interpreteremo personaggi drammaticamente diversi, come una ribelle araba che avrà a che fare con Lawrence d’Arabia o un pilota, truffatore e baro americano. Senza scordarci il “nostro” soldato del reggimento Arditi con tanto di corazza Farina ed un giovane carrista di Mark V inglese.

Battlefield 1 toglie l’azione pura e la spettacolarità dal piedistallo per far posto ad un’esperienza più emotiva e personale

Gli scenari di combattimento della campagna sono ben realizzati, e vi lasceranno più e più volte a bocca aperta. La cura certosina che DICE ha infuso nel suo ultimo lavoro traspare da ogni pixel, con mappe dai panorami mozzafiato, ampie e ben realizzate, coadiuvate da una distruttibilità ambientale che è in linea con i precedenti capitoli del franchise. Degna di nota anche la ricostruzione delle armi dell’epoca, che si avvicina il più possibile allo “storicamente accurato”, complice anche un comparto sonoro davvero epico, che rasenta la perfezione. Il Frostbite si conferma ancora una volta un motore di gioco affidabile e capace, in grado di “muovere” moltissimi personaggi a schermo, enormi quantità di poligoni e gestire con successo i cambiamenti alla morfologia della mappa dovuti a demolizioni, esplosioni e fori di proiettile.

L’unico difetto di questa campagna in giocatore singolo risiede appunto nell’estrema brevità della stessa, che non supererà le sei ore in totale e che non offre grandi spunti di rigiocabilità, a parte l’aumento della difficoltà e la “solita” ricerca dei collezionabili sparsi per le ambientazioni di gioco. Il comparto in giocatore singolo è ben scritto e ottimamente realizzato, ma nonostante alcuni momenti davvero toccanti e memorabili, vi sembrerà di aver partecipato ad una gigantesca introduzione alle meccaniche base di gioco. Peccato, perché avremmo passato volentieri più tempo con i ragazzi del 1918 fra gli orrori ben riprodotti della Grande Guerra di DICE.

battlefield 1
Il livello di dettaglio di alcuni modelli è davvero impressionante.

Il comparto multigiocatore è la vera perla di questo Battlefield 1, che migliora in tutto e per tutto quella che è l’eredità della serie, offrendo mappe ampie e ben realizzate insieme a modi di giocare interessanti e mai banali. È possibile approcciarsi al multiplayer del nuovo sparatutto di DICE in modalità quali Dominio, Deathmatch a squadre, Conquista, Corsa, e Piccioni di Guerra, oltre alle famigerate Operazioni. Le prime tre sopracitate appartengono alla categoria dei grandi classici di Battlefield, sempre apprezzate dagli appassionati.

Per chi fosse novizio della serie, in Conquista dovremo scontrarci fra due squadre da 32 giocatori per il controllo di obiettivi strategici sparsi per la mappa. Potremo utilizzare diversi mezzi di trasporto, come carri, aerei e sopratutto i Behemoth. Questi ultimi sono speciali unità di dimensioni colossali, come i dirigibili L30, le corazzate o il treno armato Canavar, che saranno in grado di sconvolgere gli equilibri di gioco se lasciate fuori controllo. La presenza di uno di questi tre elementi bellici cambia immediatamente la partita, distruggendo l’ambiente e la morfologia del territorio, e può costringere un’intera squadra a coordinarsi per fermare la minaccia.

La cura certosina che DICE ha infuso nel suo ultimo lavoro traspare da ogni pixel

Il classico Deathmatch a Squadre non introduce particolari novità, e come tradizione vuole ci troveremo di fronte ad una squadra nemica da abbattere, soldato per soldato, sino allo scadere del tempo. A intervalli regolari apparirà sulla mappa un power up in grado di dotarci di un’arma più potente da utilizzare immediatamente. Dominio è invece una versione ridotta di quanto visto in Conquista, senza veicoli e incentrata sulla fanteria. L’interessante modalità Corsa ci vedrà impegnati in una versione rivisitata di cerca e distruggi, nella quale i nostri obiettivi saranno le postazioni del telegrafo dei nemici. Il telegrafo può inoltre essere utilizzato dai difensori per richiedere l’attacco dell’artiglieria. La partita finirà quando tutte le postazioni saranno distrutte o se almeno una sopravvivrà fino allo scadere del tempo.

Piccioni da Guerra è invece una piccola sorpresa che ha radici storiche nelle difficoltà di comunicazione che i soldati della Grande Guerra erano costretti ad affrontare. Due squadre di soldati cercheranno di arrivare per prime ad una piccionaia, che contiene un singolo piccione in grado di consegnare un messaggio ai nostri alleati. La piccionaia apparirà sulla mappa ad inizio partita, dopodiché dovremo riuscire a trovare e portare al sicuro il piccolo volatile in modo che possa consegnare le preziose coordinate per l’attacco della nostra artiglieria. Si tratta di una modalità diversa, fantasiosa forse, ma decisamente divertente.

Battlefield 1 gamescom 2016 trailer
I veicoli rivestono un aspetto importantissimo in questa iterazione di Battlefield.

Un’altra modalità divertente e riuscita in Battlefield 1 è senza dubbio Operazioni, che rappresenta un interessante modo di giocare in multiplayer senza rinunciare a qualche piccolo elemento narrativo. Questa modalità è infatti composta da un insieme di partite a Corsa unite da un leggero filone di storia che varierà a seconda del nostro contesto. Due team, uno attaccante ed uno difensore, si contenderanno alcuni punti fissi sulla mappa, metro dopo metro: abbiamo così un leggero assaggio di quella che poteva essere la guerra da trincea, con relativa sensazione di logoramento e difficoltà nell’incedere, che si traduce in una partita che può superare tranquillamente l’ora di durata. Badate bene però, Battlefield 1 non vuole essere una ricostruzione completa e fedelissima della Grande Guerra, quindi non aspettatevi un’esperienza simulativa come quella offerte da ArmA o Project Reality: il conflitto mostrato da DICE avrà tempi diversi, più ragionati e lenti rispetto al passato, ma non perde di adrenalina e ritmo.

Una dimostrazione di quanto detto la si trova nelle armi da corpo a corpo e nell’assalto con la baionetta, che sono spesso preferibili all’uso di un mitragliatore impreciso e dai colpi estremamente limitati (come il nostrano Villar Perosa) per far breccia attraverso le linee nemiche. Il gameplay di Battlefield 1 è sempre vario, appagante e divertente: l’elevata distruttibilità ambientale contribuirà a cambiare costantemente la vostra esperienza di gioco, in particolar modo se nella vostra partita prenderà parte uno dei giganteschi behemoth. Bombardare un villaggio ridurrà decine di possibili ripari in macerie, mentre creare un cratere nel punto sbagliato della mappa potrebbe fornire coperture vantaggiose per i vostri avversari.

Il gameplay di Battlefield 1 è sempre vario, appagante e divertente

Anche le condizioni climatiche aggiungono varietà e profondità al gioco: affrontare i nemici sotto una scrosciante pioggia o in presenza di una folta nebbia renderà meno utili i nostri fucili da cecchino, mentre un sole limpido e splendente ci renderà visibili anche a lunghissime distanze, rendendoci bersagli di veicoli e artiglieria nemica. Il meteo cambierà durante il match, rendendo ogni partita una sfida e costringendoci ad adattare costantemente le nostre strategie. A proposito di quest’ultime, Battlefield 1 ci chiederà di prendere confidenza con i veicoli e le posizioni fisse, perché in questo capitolo del brand i mezzi assumono un ruolo più prominente: un cingolato guidato da un giocatore con esperienza può stravolgere le tattiche avversarie, demolendo muri e detonando trespoli di cecchini e posizioni d’artiglieria. Un aereo pilotato da un novello Barone Rosso renderà la vita un inferno sia agli altri aviatori che alle truppe a terra, colpendo tutto ciò che si muove con la sua mitragliatrice pesante. Persino gli assalti con i cavalli, i mezzi forse più deboli e impacciati del gioco, risultano letali se utilizzati con rapidità insieme alla squadra, abbattendo potenzialmente anche una decina di nemici prima di sparire al galoppo.

La cooperazione è un altro fattore su cui lo sparatutto dei ragazzi svedesi fa molto affidamento: le classi di gioco sono bilanciate per essere intuitive da utilizzare ma profonde per raggiungere l’eccellenza. Medico, assalto, scout, carrista e supporto hanno ruoli ben definiti che costringono i giocatori al lavoro di squadra per raggiungere la vittoria. Un ottimo team è formato da tre o quattro assaltatori uniti ad un medico ed un supporto, che forniscono rispettivamente salute e munizioni, mentre la copertura viene assicurata dagli scout armati di fucili a lunga distanza e dai carristi, che portano il loro letale corazzato a spasso per la mappa. Inutile dire che una squadra sbilanciata o poco cooperativa non avrà vita facile all’interno di Battlefield 1, ma DICE si è assicurata di rendere la curva di apprendimento del gioco abbastanza flessibile per essere accessibile e fruibile dalla stragrande maggioranza del pubblico.

I paesaggi desolati della Grande Guerra sono sicuramente memorabili.
I paesaggi desolati della Grande Guerra sono sicuramente memorabili.

Dal punto di vista tecnico, il gioco è davvero in ottima forma. Fluido sia su PC che su console, Battlefield 1 è uno spettacolo per gli occhi, peccato per qualche difetto di compenetrazione, che si nota di più nelle missioni corali, e qualche imprecisione nelle hitbox. La versione da noi testata, su PC Windows, è superba: le DirectX 12 mostrano i muscoli presentandoci un gioco pulito ed eccezionalmente curato; tutto convince, dal filtro delle texture all’occlusione ambientale (che dà il meglio con HBAO di NVIDIA), e persino le ombre appaiono realistiche e reattive a seconda delle ingerenze ambientali. Le luci danno il meglio di sé sui paesaggi chiari (come i monti innevati), caratteristica tipica del Frostbite. Persino l’interfaccia pulita è un valore aggiunto, probabilmente eredità dell’ultimo lavoro dei ragazzi svedesi.

Un piccolo neo, oltre alle già sopracitate imprecisioni tecniche e quale pop-up di troppo, risiede nell’intelligenza artificiale che anima le Storie di Guerra; questa è forse troppo precipitosa e prevedibile. Tuttavia si tratta di piccole macchie che a nostro avviso non vanno a intaccare di molto l’opera di DICE, che in tutti gli altri frangenti si è dimostrata ben al di sopra delle aspettative. La colonna sonora, profonda e coinvolgente, è un ottimo contorno al gioco, e accompagna il giocatore in un’esperienza immersiva ed intensa: i suoni prodotti dalle armi sono sconvolgenti, fedeli e dinamici, cambiano a seconda del luogo e del contesto. Un lavoro davvero impeccabile.

Conclusioni

La Grande Guerra di DICE è vincente, sotto tutti i punti di vista. Lo studio svedese ha saputo dimostrare di essere ancora una volta un profondo conoscitore del genere, affinando e perfezionando la sua formula e creando uno dei migliori Battlefield degli ultimi anni. Il brand è quindi andato avanti tornando indietro (perdonate il gioco di parole), portando alla portata di tutti uno sparatutto fuori dalle righe, carico di emotività e profondità, che sa divertire pur facendo riflettere su un tema decisamente delicato.

La prima guerra mondiale videoludica di Battlefield 1 è ben lontana dalle chiassose esplosioni della concorrenza o dai gesti eroici ed inverosimili di protagonisti d’azione poco credibili: è qualcosa di più personale, un’esperienza di gioco completa che farà la felicità di qualunque appassionato di sparatutto in prima persona. Alcuni difetti sono inevitabilmente presenti, come qualche compenetrazione di troppo e l’eccessiva brevità della campagna in giocatore singolo, ma il pacchetto offerto da Electronic Arts e DICE è così ricco di contenuti e divertimento da far passare in secondo piano anche le critiche.


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