Battlefield V
24 Ago 2018

Battlefield V – Anteprima Gamescom 18

Colonia – Dopo un debutto non proprio eccezionale durante lo scorso E3 di Los Angeles, DICE torna alla Gamescom cercando di cambiare l’immagine che il grande pubblico si è fatta nel periodo di presentazione del gioco. Insomma, il trailer E3 non aveva convinto particolarmente le masse, che cercavano (sbagliando) una pseudo-fedeltà storica un po’ troppo misogina per il mondo di oggi (e specialmente per un videogioco come Battlefield).

L’incidente del reveal di Battlefield V ha evidenziato l’oramai ricorrente problema della tossicità nelle community videoludiche, che rischia di rovinare la percezione che la gente ha del gioco a causa di un’ondata di troll e altri personaggi fumosi e negativi. Comunque il comparto marketing di Battlefield V sembra aver voluto reagire a questa ondata di malcontento portando una nuova build del gioco e mostrando un nuovo, entusiasmante trailer che rivela il lato più cruento e crudele del secondo conflitto mondiale.

Inoltre, durante la presentazione delle schede video NVIDA RTX, DICE ha dimostrato di essere costantemente al passo con le nuove tecnologie, implementando la tecnologia di Ray Tracing proprietaria di NVIDIA direttamente in Battlefield V. Il risultato, nemmeno a dirlo, è assolutamente spettacolare. La nuova interazione del più popolare fra gli sparatutto made in DICE sembra quindi avere tutte le carte in regola per soddisfare fan e critica, mettendo a tacere le malelingue con un gioco tecnicamente superbo in uno dei periodi storici più conosciuti dai giocatori di tutto il mondo.

Tuttavia qualche dubbio rimane ancora: questo nuovo capitolo riuscirà a differenziarsi in un mare di shooter sempre più generici? Per rispondere a queste a molte altre domande mi sono recato al booth di Electronic Arts alla Gamescom di Colonia, pronto per gettarmi nella mischia in un match con ben sessantaquattro giocatori. Il risultato è ovviamente quello che ci si aspetterebbe da una partita così: caos, esplosioni, pallottole e tante morti. Ma procediamo con ordine.

Battlefield V

La partita è iniziata fra strade di Rotterdam, e la modalità scelta da DICE per farci provare l’esperienza di Battlefield V è stata Conquista. Per chi non la conoscesse, si tratta di una missione da portare a termine con la propria squadra, che dovrà coordinarsi per catturare e mantenere cinque punti di interesse presenti sulla mappa. Più tempo si riuscirà a mantenere la posizione, più punti saranno assegnati al proprio team. La fine della partita è decisa dalla quantità di respawn, limitati a un certo numero: una volta terminati, il match è concluso e la squadra con più punti sarà nominata vincitrice.

Come alcuni di voi sapranno già, il sistema di classi è stato rivisto e aggiornato, includendo delle specializzazioni che sarà possibile sbloccare giocando. Insomma, si può decidere se dedicarsi a creare un soldato coriaceo e resistente per scontri ravvicinati o un veloce scout con un mitragliatore leggero, tutto all’interno di una stessa classe. Le variabili sono così tante da permettere all’utente di creare il proprio combattente più adatto possibile al suo stile di gioco. Il gameplay è molto simile alla precedente iterazione del gioco ed è sicuramente familiare a tutti gli appassionati della serie: muoversi, correre, stare attenti all’ambiente circostante e sparare per fermare l’avanzata nemica. Il gunplay pare tecnicamente ben realizzato, come ci si aspetterebbe da un titolo della serie Battlefield; le armi sono fedeli riproduzioni (finanche nei materiali) delle controparti reali, e dimostrano quanto DICE sappia fare dei lavori certosini nella ricostruzione storica degli oggetti dell’epoca.

Il tutto è incorniciato da un contesto storico che trae la sua ispirazione da avvenimenti reali accaduti durante la seconda guerra mondiale. In caso subissimo danni eccessivi, il nostro soldato cadrà a terra e vivrà i suoi ultimi momenti chiedendo aiuto: potremo farlo resistere premendo un tasto in modo da attendere l’arrivo di eventuali soccorsi o agevolare il suo trapasso e puntare al respawn. In base alla situazione sul fronte conviene l’una o l’altra scelta, e dato che qualunque compagno è in grado di rianimarci in Battlefield V, conviene prestare molta attenzione all’ambiente circostante.

Battlefield V
La mappa di Rotterdam vista nella demo.

Purtroppo però la versione che ho giocato io soffriva di qualche evidente problema di gioventù: ho riscontrato (più volte) un bug nel respawn, che impediva di rischierarsi dopo la morte, bloccandomi nel menù di scelta della classe; successivamente ho assistito a corpi incastrati in finestre, muri e anche pavimenti. Per non parlare della fisica ragdoll che ha spesso fallito facendo volare cadaveri sbraccianti o incastrando i morti nei muri. Insomma, c’è ancora qualche lavoro di pulizia da fare prima di arrivare sugli scaffali, ma siamo fiduciosi che DICE porti a termine il suo compito. Quello che devo ammettere però è che questo Battlefield V mi è sembrato ancora alla ricerca di una sua dimensione, di una sua personalità che lo differenzi e lo faccia spiccare fra la miriade di sparatutto in circolazione. Sarà colpa della virata post-E3 o dei bug che ho riscontrato durante il mio hands-on, ma Battlefield V non mi ha convinto del tutto e ha ancora qualcosa da dimostrare, che spero di vedere entro i prossimi mesi.

Dopo la prima guerra mondiale di Battlefield 1, è ora di ritornare in uno dei periodi storici più inflazionati del mondo degli sparatutto in prima persona. DICE ci propone il secondo conflitto mondiale gestito con la sua tecnica e le sue abilità, realizzato con la cura certosina che lo studio svedese infonde in tutte le sue creazioni. Eppure manca ancora qualcosa; forse quell’effetto “wow” che in passato c’è sempre stato, o forse è solo la ricerca di un’identità ancora sopita sotto le ceneri della tossicità della community online. Battlefield V promette molto bene, ma ci deve dimostrare al più presto di avere un’anima.


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