Quella tra Battlefield e Call Of Duty è una faida ormai storica, che negli anni è riuscita a dividere i giocatori in due fazioni per distinte, che per un motivo o per un altro, si schierano fieri a difesa del proprio shooter preferito. I due brand hanno pregi e difetti ben distinguibili, anche se nel tempo, lo sparatutto targato Electronic Arts ha seguito una strada diversa da quella scelta dalla sua controparte, meno arcade, meno frenetica, ma non per questo meno spettacolare.
D’altronde è davvero difficile riuscire a reinventarsi ogni anno e cercare di proporre qualcosa di fresco ai tanti videogiocatori in fervente astinenza da FPS: lo ha fatto lo scorso anno COD, catapultandoci nel bel mezzo della seconda guerra mondiale, ambientazione sempre apprezzatissima, che dopo essere stata sfruttata in lungo e in largo, era scomparsa dai radar. E lo ha fatto anche Battlefield 1 con la sua eccellente riproposizione di alcuni epici scenari della prima Grande Guerra, coadiuvata da un’esperienza online di prima qualità.
Quest’anno, DICE fa un balzo in avanti, scegliendo il conflitto del 1939, ma raccontato da un punto di vista meno conosciuto, quello della resistenza urbana, dei gruppi di fanteria coloniale francese e dei sabotatori inglesi della peggior specie. Una guerra parallela a quella che ha riempito i giornali e i notiziari di mezzo mondo, ma non per questo secondaria o meno importante. Purtroppo non è tutto oro quel che luccica e Battlefield V, nonostante ottime premesse e idee intriganti, non ci ha convinto del tutto, soprattutto a causa di un comparto tecnico sorprendentemente claudicante (che penalizza sia il single che il multiplayer) e di una campagna offline piuttosto anonima, sbilanciata e mediamente tediosa.
Partiamo dalle cosiddette Storie di Guerra, ossia piccole campagne singleplayer che raccontano esperienze di diversi soldati (tre in tutto, più una quarta in arrivo a dicembre), con ambientazioni e momenti storici che variano di volta in volta. Questo formato, adoperato anche in Battlefield 1 con discreto successo, qui non risulta ugualmente appassionante.
Se è vero infatti, che le storie proposte non sono le solite già viste e giocate decine di volte, è pur vero che non riescono a trasmettere lo stesso senso di epicità a cui la serie ci ha abituato. Nessuna Bandiera racconta le gesta di Billy Bridger, un ladro inglese che viene scarcerato e scelto per missioni di sabotaggio contro i nazisti. La storia promette bene, grazie anche ad una regia ben costruita, almeno durante le scene d’intermezzo, ma pad alla mano le sensazioni positive svaniscono subito: ciò che dovremmo fare è correre da una parte all’altra dell’enorme (ma desolata) mappa di gioco per distruggere scorte e attrezzature nemiche, soli contro centinaia di nazisti ben equipaggiati.
Oltre che essere lenta, questa campagna diventa in poco tempo estremamente grottesca, soprattutto durante le battute finali, quando il protagonista è costretto a difendere la sua posizione contro interi plotoni di forze tedesche, fanteria, carrarmati e aeroplani nemici, potendo contare sull’aiuto di un singolo cecchino, per di più ferito al braccio.
La campagna single-player di Battlefield V è noiosa, ripetitiva e frustrante
Le cose non migliorano durante Nordlys, la seconda storia di guerra che invece ci porta in Norvegia, dove una ragazza partigiana si deve infiltrare in un impianto occupato dalle forze tedesche per liberare una sua compagna. Il lato stealth funziona abbastanza bene, nonostante alcune incertezze dell’IA nemica, ma anche qui l’eccessiva ripetitività di certe situazioni non lascia spazio al divertimento, complice anche una scrittura meno ritmata che in precedenza e un’ambientazione poco caratteristica. Le storie si chiudono con Tirailleur, che narra le eroiche gesta della fanteria senegalese a servizio della nazione francese. Qui il tema del racconto è ovviamente il razzismo che questi soldati hanno dovuto subire prima e dopo il conflitto, nonostante siano stati artefici di alcuni grandi successi strategici.
Finalmente, il singleplayer di Battlefield V entra nel vivo e ci accompagna in una battaglia esaltante, dove impersoniamo uno dei tanti tirailleur che son riusciti a respingere i nazisti fuori dalle fitte foreste della Provenza, grazie alla tenacia di un gruppo unito e spinto dalle medesime motivazioni. Qui la guerra si fa “corale”, niente più soldati solitari contro intere squadre: partecipiamo ad una vera azione bellica e la conquista di ogni singolo avamposto, dopo aver strisciato nel fango ed aver visto caderci accanto i nostri compagni, martoriati dal fuoco delle mitragliatrici nemiche, è oltremodo appagante.
Ciò però non basta per risollevare le sorti di un comparto offline che semplicemente non è all’altezza del nome che porta. Rispettiamo l’idea di voler raccontare alcuni aspetti della seconda guerra mondiale sconosciuti ai più, ma così non funziona: narrativamente mancano di mordente e non riescono in nessun momento a fare presa sulle emozioni del giocatore, nonostante il materiale a disposizione lo permetta. Ciò che rimane sono una manciata di ore di noia, ripetitività e frustrazione, occultate da una breve scintilla positiva nei primi due atti dell’ultima campagna. Il resto è trascurabile.
Fortunatamente la compagine multiplayer di Battlefield V conferma quanto di buono si era visto nel capitolo precedente, aggiungendo però alcune interessanti meccaniche che spingono a sfruttare il gioco di squadra come mai prima d’ora. Sono presenti solo tre modalità, ma nei prossimi mesi gli sviluppatori aggiungeranno molta altra carne al fuoco ed in maniera del tutto gratuita. Sì, perché ogni nuovo DLC, ogni nuova espansione di Battlefield V sarà scaricabile senza costi aggiuntivi per chiunque abbia acquistato il gioco: una mossa molto furba, ma anche un modo bellissimo per farsi perdonare dopo gli strafalcioni presi con le casse premio di Battlefront II.
Ma le vere novità di questo quinto capitolo della serie risiedono nelle piccole cose, come ad esempio l’utilizzo forzato dei medikit, giacché (come accade similmente in Black Ops IIII) la vita non si recupera automaticamente col passare del tempo, la possibilità di rianimare i propri compagni di squadra o ancora l’impartire ordini al proprio team, cercando di orchestrare acute tattiche di annientamento.
Tutti i DLC del gioco saranno scaricabili gratuitamente
La distinzione delle 4 classi selezionabili (Assalto, Medico, Geniere e Cecchino) è ancora più netta, grazie ad una serie di accorgimenti nel gameplay che li rendono equamente imprescindibili in ogni gruppo. Il medico è in grado di curare molto più velocemente i compagni ed elargire medikit, il geniere può costruire fortificazioni (sacchi di sabbia, filo spinato) in determinati punti della mappa per ostacolare il fuoco e i movimenti avversari, mentre il cecchino può scegliere nuovi punti di respawn a seconda dell’andamento della partita. Tutte queste implementazioni trovano la massima espressione nel multiplayer di Battlefield V che, al netto dei tantissimi problemi tecnici (di cui parleremo successivamente), è stata una vera e propria rivelazione.
Il sistema di progressione non presenta sostanziali differenze rispetto al passato, tranne per una maggiore personalizzazione, sia dell’equipaggiamento che del personaggio ( di cui si può anche scegliere il sesso ed il volto), che per il discreto numero di armi secondarie. In più, ognuna delle oltre 100 armi disponibili vanterà dei miglioramenti che si sbloccheranno in base al vostro stile di gioco, rendendo così ancora più intima la connessione tra avatar e giocatore. Senza dubbio questa deriva è frutto dei tantissimi feedback ottenuti prima con Battlefield 1 e poi con la beta di questo Battlefield V: feedback che sono stati letti, accolti ed in massima parte esauditi.
Le modalità di gioco non sono molte e per stessa ammissione degli sviluppatori, Battlefield V si arricchirà gratuitamente nel corso dei prossimi mesi con nuove storie di guerra e nuove possibilità multigiocatore, tra cui la tanto attesa Battle Royale.
Per il momento è possibile giocare Conquista, dove 2 squadre da 32 giocatori si daranno battaglia per la conquista di diversi punti di controllo, senza dubbio una delle modalità più entusiasmanti del gioco e probabilmente una delle più riuscite nel panorama degli sparatutto in prima persona degli ultimi anni. Parliamo di un’enorme mappa in cui si affrontano 64 giocatori tra fanteria, tank e aeroplani da combattimento, ognuno dei quali affronta uno specifico obiettivo con tutti i mezzi a disposizione: ovunque ci si volti c’è la pura e semplice esaltazione di un conflitto che non conosce paragoni.
Selezionando Fanteria invece, si accede ad una selezione di tre modalità (Deathmatch a Squadre, Dominio e Prima Linea) appositamente pensate per un numero ristretto di giocatori, in porzioni della mappa ridotte. La cosa funziona per le prime due, ma con Prima Linea assistiamo controvoglia a match oltremodo prolungati ed estenuanti. È infatti difficilissimo portare a casa la vittoria per merito e quasi sempre si è costretti ad attendere lo scadere del timer, che però è di ben 40 minuti, un tempo lunghissimo per uno shooter.
Le modalità multigiocatore sono esaltanti come non se ne vedevano da tempo, peccato per i numerosi bug
Operazioni su Vasta Scala è invece una delle novità di Battlefield V e consiste nell’affrontare un grande conflitto che si svolge su più giorni e su mappe diverse. L’esito di una giornata influenza quella successiva, in modo tale che i team vengano spinti a dare sempre il massimo per ottenere un vantaggio significativo. Ogni fazione ha precisi compiti da portare a termine, ma l’equipaggiamento e le risorse sono limitati. Sulla carta questa potrebbe realmente essere una rivelazione per la saga, ma si intuisce ben presto che senza coordinazione o un gruppo affiatato non si va da nessuna parte.
Le mappe sono 8 in totale, tutte molto diverse tra loro geograficamente e architettonicamente. Alcune, come Devastation o Arras, sono delle vere perle di game design, ma in generale ogni ambientazione ha un suo perché e permette di essere sfruttata a dovere. La distruttibilità ambientale poi, rende ogni scenario variabile e ogni safe-point del tutto ipotetico.
Il fronte tecnico è forse quello che più penalizza la produzione DICE, almeno su console.
Battlefield V è tecnicamente insufficiente e purtroppo molti dei problemi della beta non sono stati ancora risolti in questa versione definitiva. Sia durante la campagna offline che nei match multiplayer è piuttosto comune imbattersi in bug imbarazzanti, come oggetti sospesi a mezz’aria, corpi che sprofondano nelle profondità senza fine del terreno, compenetrazioni poligonali, strutture parzialmente distrutte che restano in piedi senza un criterio fisico accettabile e molto altro ancora.
Graficamente non sembrano esserci stati miglioramenti vistosi e, al di là di una maggiore stabilità in termini di framerate, la qualità non va oltre l’essere sufficiente. Bisogna tener conto che il titolo elabora mappe molto vaste, più di 50 giocatori contemporaneamente, per non parlare degli effetti particellari e della già citata distruttibilità, ma certi episodi difficilmente possono essere tollerati in una produzione tripla A.
Fortunatamente il comparto sonoro ci mette una pezza, regalandoci un accompagnamento musicale dai toni epici (e volutamente hollywoodiani) che rimarcano alla perfezione la potenza visiva della guerra immaginata dalla software house svedese.
Ci aspettavamo qualcosa in più da questo Battlefield V, inutile negarlo. Il nuovo capitolo del brand bellico aggiorna le sue modalità multiplayer più riuscite, ne inventa di nuove e ne promette altrettante gratuitamente nei mesi a venire, perfezionando la crescita del proprio alter-ego virtuale in virtù delle capacità mostrate durante i combattimenti. Proprio i combattimenti poi, sono stati oggetto di un ulteriore miglioramento, con l’aggiunta di nuove feature che ben si amalgamano con un sistema di gameplay rodato e ben bilanciato. Affonda però sul fronte single-player, dove le nuove Storie di Guerra sono un vero e proprio inno alla noia e rappresentano forse il punto più basso mai raggiunto dalla serie; per fortuna durano poco e sono facilmente dimenticabili. Anche sul fronte tecnico la situazione non è delle migliori: i bug sono onnipresenti, alcuni così assurdi da risultare comici e per il momento non c’è traccia di una patch correttiva in grado di arginare il problema. Il disturbo è tale da intralciare l’esito di un match? Probabilmente no, ma è un fastidio aggiunto, la cui esistenza era nota da parecchi mesi e non si è fatto nulla al riguardo. Battlefield V rimane quindi un buon gioco, dalle tante ottime promesse, le più importanti delle quali però, si devono ancora avverare. |