BattleTech – Anteprima gamescom 17

Colonia – Che il gioco da tavolo BattleTech, apparso per la prima volta nel 1984, fosse rimasto nei cuori di tantissimi appassionati, merito anche di cartoni animati, fumetti e videogiochi nati nei decenni successivi, non c’erano dubbi. Ma la passione dei fan di questo intricato wargame a base di potenti mech e di guerre che si sono susseguite nel corso di secoli, ha lasciato di stucco lo stesso Harebrained Schemes, il team dietro la rinascita di Shadowrun, che nel settembre del 2015 ha lanciato un Kickstarter, annunciandone il ritorno sotto forma di strategico a turni, e ha dapprima superato la cifra richiesta in una sola ora, per poi raggiungere il milione di dollari in sole 24 ore, fermandosi a poco più di 2,5 milioni, dieci volte i 250.000 $ preventivati.

Cifre non indifferenti, insomma, che mostrano tutto il calore della community, in attesa spasmodica di tornare a smitragliare e sparare missili in questo gioco di “scacchi coi robottoni”, come lo descrivono scherzosamente i membri del team.

Alla gamescom abbiamo solo potuto provare un combattimento (in singleplayer, ma sarà presente anche una modalità multiplayer PVP) , ma sappiamo già qualcosa sullo sfondo narrativo in cui ci ritroveremo a battagliare: l’anno è il 3025, e la galassia è letteralmente intrappolata in un loop di guerre continue tra fazioni, combattute con gli imponenti BattleMechs. Il nostro compito sarà quello di guidare un gruppo di mercenari, badando bene di potenziare i nostri mezzi, ripararli e più in generale mantenerli in forma, ma anche di offrire i nostri servigi al miglior offerente. Dovremo però guadagnarci il pane sporcandoci le mani sul campo, vere e proprie scacchiere in cui BattleTech promette di dare il meglio di sé.

La struttura, come detto, è a turni, uno per unità (con la possibilità di saltare un turno e avere due mosse a disposizione in una sola volta, potendo così mettere in atto un assalto più devastante ed efficace). La prima fase del combattimento prevede l’esplorazione dell’area di guerra: non sappiamo da dove potrebbero arrivare i nemici, colpa di una fitta coltre di nebbia e polvere, e dovremo quindi fare attenzione a non lasciarci cogliere di sorpresa, o peggio, alle spalle (anche perché gli attacchi da dietro e dai fianchi saranno molto più letali). Il party è formato da 4 robot, ognuno dotato di abilità e armi specifiche, e potremo muoverli entro una certa griglia, influenzata dalle loro dimensioni, con quelli più piccoli e leggeri che avranno maggiore libertà di azione e movimento, e quelli più lenti e “goffi”, che possono però contare su più potenza di fuoco. Molto importante è anche la direzione verso cui indirizzeremo il “field of view” dei mech: la riuscita degli attacchi, così come la semplice possibilità di eseguirli, è infatti legata ad uno spettro visivo entro cui potremo utilizzare certi tipi di armi, in quanto ogni attacco verrà sferrato utilizzando tutte le armi a disposizione dei mech, tra razzi, mitragliatrici e altre ancora (ma solo entro certi limiti potremo sfoderare in contemporanea l’intero arsenale).

BattleTech

Di conseguenza, un errato posizionamento rischierà di rendere meno efficaci gli attacchi, o peggio, permetterà ai nemici di mettersi a debita distanza. Ci saranno poi ripari e ostacoli a compromettere la già precaria percentuale di riuscita, indicata prima di ogni attacco così da poter decidere se sia il caso o meno di procedere, o ancora, verso dove concentrare i proiettili, potendolo infatti fare su singole parti del corpo, e compromettere così i movimenti (colpendo le gambe), gli attacchi (le braccia), o persino sperare di eseguire un K.O. e bloccare il nemico per qualche turno. Basta un click e via con un’esaltante animazione, accompagnata dalle preghiere che tutto vada per il verso giusto, che le armi non manchino il bersaglio (il quale non vede l’ora di poter ripagare pan per focaccia al turno successivo).

E lo stesso vale per le finisher, come delle schiacciate in volo devastanti. Ma occhio a non sovraccaricare troppo i mech: l’utilizzo ripetuto dell’equipaggiamento li surriscalderà, tenendoli a riposo forzato per qualche turno. Basterà però monitorare la barra dell’Heat e cercare di fare tappa in una delle pozzanghere disseminate nelle mappe per ovviare al problema e dormire sonni tranquilli. Sempre che ovviamente non ci si metta l’IA a toglierci la tranquillità: quando ci sono infatti percentuali in grado di annientare i nostri piani di conquista (chi ha detto Total War?), il rischio frustrazione è sempre dietro l’angolo. Chiaro, il fattore casuale, che va a sostituire il classico lancio del dado, è fonte di piacevoli brividi lungo la schiena ad ogni mossa, ma quando si calca troppo la mano, si finisce col rovinare l’esperienza.

In conclusione

Il ritorno in campo di BattleTech appare davvero promettente, con un affascinante sfondo narrativo e un combat system, suo fiore all’occhiello, complesso, profondo e punitivo al punto giusto. Il costante timore di fallire un attacco rende la riuscita dello stesso una piccola ed elettrizzante vittoria, accompagnata peraltro da esplosioni degne di Michael Bay, e dal poco provato, l’unico timore riguarda proprio la gestione di questa casualità, necessaria, anche per replicare le stesse sensazioni del board game originale, ma che, come in altri esponenti del genere, ha portato con sé qualche grana difficile da digerire. Staremo a vedere.