Dai creatori di Shadowrun è impossibile non aspettarsi un titolo grandioso, data l’innegabile fama che Harebrained Schemes si è costruita negli anni con i suoi giochi di ruolo iconici e dedicati principalmente agli utenti più hardcore. Lo studio di Seattle sembra essere un maestro nel riprendere brand amati dai giocatori di ruolo (o da tavolo) per trasporli nel mondo digitale praticamente senza intoppi, lasciando inalterata la “magia” che li contraddistingue. Infatti il loro nuovo lavoro, BattleTech, si basa su di una proprietà intellettuale risalente al 1984, un gioco da tavolo strategico molto conosciuto e famoso nel settore. Per realizzare BattleTech, Harebrained Schemes si è affidato nuovamente alla piattaforma di crowdfunding più famosa e conosciuta del mondo, Kickstarter: inutile dire che la campagna è stata un enorme successo, raggiungendo i 250000 dollari richiesti per il finanziamento in pochissimo tempo.
Il risultato di questa raccolta fondi è arrivato su Steam questa settimana come titolo completo, dopo quasi tre anni di lavoro nei quali lo studio ha cercato di catturare e replicare l’ambientazione fantascientifica di BattleTech, per riprendere esattamente lo stesso feeling e lo stesso lore del gioco cartaceo originale. L’obiettivo è stato centrato solo per metà, perché il nuovo titolo di Harebrained Schemes è sicuramente interessante e divertente, ma è anche piagato da diverse carenze più o meno gravi che gli impediscono di arrivare alla grandezza. Ma andiamo con ordine.
Ci troviamo nel trentunesimo secolo, un’epoca dove la terra non è più l’unica casa del genere umano, che si è già sparpagliato fra le stelle, frammentato fra decine di colonie che con il tempo sono diventate veri e propri stati sovrani. Un menù piuttosto essenziale ci introdurrà al mondo di BattleTech, dove impersoneremo un giovane mercenario alle prese con una situazione politica scottante. Prima però avremo a disposizione un menù molto dettagliato dedicato esclusivamente alla creazione del nostro personaggio; potremo scegliere di personalizzare il nostro aspetto, il colore del nostro mech e persino il passato del protagonista grazie ad un sistema a scelte multiple. Il nostro intervento nelle vicende trascorse del nostro eroe ci darà la possibilità di ottenere più di un’abilità, acquisita grazie al nostro background; è chiaro che Harebrained Schemes ha deciso di puntare su di un’avventura altamente personalizzabile e personale, che coinvolga il giocatore lasciandogli plasmare il suo cammino. Insomma potremo diventare un mercenario senza cuore o un combattente idealista a seconda delle scelte che faremo durante la campagna. La storia ha tuttavia delle premesse piuttosto semplici, che seguono alcuni degli archetipi più comuni nelle vicende d’eroismo: alla morte del padre, Lady Kamea Arano sarebbe dovuta diventare la sovrana della Coalizione Aurigan, una nazione interstellare che si trova nella regione dell’Aurigan Reach. Tuttavia, l’invidioso zio Santiago Espinosa pianifica un colpo di stato e riesce a prendere possesso del trono con la forza, eliminando il nostro mentore e tentando di uccidere l’erede al trono.
Soli e senza più una nazione alla quale appartenere, siamo lasciati a noi stessi nell’immensità dello spazio. Saranno le capacità da pilota di Mech del nostro protagonista a fungere da salvavita, dandoci l’opportunità di entrare in una compagnia mercenaria che si ritroverà a cambiare le sorti di tutto l’Auriga Reach. Alla storia ci ha pensato un team capeggiato da Jordan Weisman, fondatore di Harebrained Schemes, che è stato anche anche il creatore del gioco da tavolo di BattleTech; è innegabile che questo punto del gioco sia molto curato e avvincente; l’avventura del nostro protagonista ha il sapore delle grandi imprese, e come tutte le grandi storie prosegue con colpi di scena e sacrifici per riconquistare il Reach e restituire il trono a Kamea, strappando un pianeta alla volta dalle grinfie di Lord Espinosa. Certo, la trama spesso si appoggia ai cliché tipici del genere, ma nel complesso la sceneggiatura convince e diverte, complice anche un ottimo lavoro da parte dei doppiatori, chiamati a caratterizzare i personaggi secondari in un gioco che non ha dei veri e propri riferimenti visivi per i comprimari umani. Purtroppo per noi però BattleTech non è localizzato in italiano, pertanto i non anglofoni avranno parecchie difficoltà a godersi Battletech; stranamente la pagina del gioco su Steam è invece tradotta in lingua nostrana, aumentando ancora di più la confusione dei giocatori.
La storia è molto curata e avvincente, pur appoggiandosi ai cliché tipici del genere
A contribuire alla generale sensazione di epicità ci pensa la colonna sonora di Jon Everist, il compositore dietro a Shadowrun Dragonfall e Shadowrun Hong Kong, che è riuscito a rendere al meglio le musiche che accompagnano l’avventura del nostro eroe attraverso il Reach. Nonostante la nostra missione abbia uno scopo nobile, mantenere una compagnia di mercenari per questo compito non è affatto semplice: i nostri compagni infatti devono essere pagati, e per farlo non basteranno certo gli ideali di liberà e forza di Kamea Arano; per mantenere funzionante l’astronave madre della nostra compagnia, la Argo, dovremo cercare di portare a termine diversi lavori arrivando a spendere il meno possibile. Sembra facile a dirsi, ma il gioco vi costringerà a ponderare più e più volte ogni vostra mossa, perché alla fine di ogni scontro i mech dovranno essere riparati e riportati all’operatività totale. Vi siete divertiti a correre per il campo di battaglia sparando come John Wick a tutto ciò che si muove infischiandovene dei danni? Allora preparatevi ad un conto salatissimo per risistemare la vostra unità. E stiamo parlando di spese che possono facilmente superare il vostro compenso per la missione: il rischio di finire in bancarotta è sempre dietro l’angolo, e in caso non fossimo più in grado di coprire le spese di gestione della società avremo inevitabilmente perso la partita, costringendoci a un reload.
Questo modo di approcciarsi al gioco costringerà l’utente a ponderare con molta, moltissima attenzione le missioni da accettare e rallenterà inevitabilmente anche i ritmi della campagna principale. Sì, perché per evitare di finire senza quattrini prima di affrontare una lunga missione o peggio ancora per recuperare i crediti dopo una battaglia intensa ci ritroveremo costretti ad accettare anche otto o nove incarichi minori. Quest’ultimo fattore non sarebbe un grande problema se le missioni secondarie non fossero incredibilmente ripetitive: perlopiù si tratterà di incarichi del tipo seek and destroy (abbatti quella pattuglia, conquista quella base, distruggi quei mech) con qualche variante piuttosto basilare come la scorta di un bersaglio. Anche la difficoltà non aggiungerà nulla di interessante ai match secondari se non l’aumento delle unità nemiche (e quindi nemmeno un incremento strategico da parte dell’IA del gioco). Fortunatamente la campagna è di tutt’altra pasta, con scenari complessi e ben progettati, una discreta varietà di nemici ma soprattutto un ventaglio di possibilità strategiche con le quali fare i conti per portare a termine ogni incarico. Sulla storia ci siamo sbilanciati poco sopra, ma possiamo assicurarvi che anche a livello di gameplay gli scenari della campagna principale sanno tenere il giocatore incollato allo schermo; peccato per il “rallentamento” dovuto alle missioni secondarie, che sono praticamente inevitabili e rischiano di minare quanto di buono la main story sia in grado di offrire.
Alla fine di ogni battaglia dovremo tornare alla Argo con i nostri mech sopravvissuti per dedicarci a riparazioni e miglioramenti. Proprio come in un gioco di ruolo avremo la possibilità di personalizzare i nostri battlemech e potenziare piloti ed equipaggiamento con abilità e caratteristiche che andranno a influenzare direttamente le nostre performance sul campo di battaglia. Ogni elemento a nostra disposizione può essere influenzato dalle scelte che faremo durante l’evolversi della storia: migliorare la resa al corpo a corpo a discapito dell’artiglieria o dei laser pesanti? Migliorare le capacità di pilotaggio? Tutto è possibile nel cockpit del vostro battlemech, persino raccogliere i componenti dalle carcasse degli sconfitti per migliorare l’equipaggiamento del nostro gigante di ferro. In tal senso è presente una piccola componente di grinding che ci ricompenserà con parti meccaniche difficili da ottenere (armi o sistemi di potenziamento) che verranno “droppate” direttamente sul campo di battaglia in modo casuale. Questa feature ci costringerà a cercare componenti sempre migliori e ci riporterà (ahimé) a fare nuovamente i conti con le odiosissime missioni secondarie.
Iniziare un combattimento, in Battletech, significa ponderare con incredibile attenzione ogni passo: dalla scelta dei mech più adatti per ogni missione all’attenta valutazione del terreno di scontro, tutto è essenziale per la riuscita dello scenario. Battlemech più leggeri agiranno prima e saranno più agili rispetto ai più pesanti ma meglio armati droni pesanti. Capire anche il meccanismo che regola le coperture ed il surriscaldamento è essenziale; sparare con tutte le armi provocherà senza dubbio il riscaldamento più veloce dei sistemi del battlemech, costringendoci a spendere dei preziosi turni per mettere in cooldown il nostro colosso meccanico; muovere le truppe in un folto bosco aiuterà a disperdere i danni e ridurrà le possibilità di essere colpiti. Insomma, Battletech non è un gioco per casual gamers, è un titolo metodico, preciso, punitivo ed estremamente strategico. Anche la mera posizione delle nostre truppe acquisisce un’importanza incredibile, perché essere colpiti ai fianchi o sul retro garantisce un bonus sui danni, senza contare l’eventuale punto cieco del mech che ci costringerà a effettuare un movimento prima di rispondere al fuoco.
Battletech non è un gioco per casual gamers
Purtroppo a gestire le missioni non vi aiuterà affatto l’assistenza di unità alleate controllate dall’intelligenza artificiale: quest’ultima è infatti efficentissima quando si tratta di cannoneggiarvi con perizia dalla sponda nemica, ma incredibilmente scarsa quando siamo noi ad avere bisogno di alleati forti. L’IA è inspiegabilmente sbilanciata e spesso, nelle missioni di scorta o in quelle con battlemech alleati in campo, la presenza di unità controllate da intelligenza artificiale sarà più un intralcio che un vero e proprio aiuto, mettendo sia a rischio la buona riuscita del match che a dura prova la vostra pazienza (insieme alla vostra conoscenza dei santi del calendario gregoriano). A farvi perdere il controllo ci penseranno comunque vari cali improvvisi di frame rate e sporadici crash del gioco esattamente nel momento peggiore della partita; spesso capitano quando ci sono troppe unità a schermo, oppure durante alcune sequenze cinematiche particolarmente intense. Inutile sottolineare quanto tutto ciò sia totalmente inspiegabile, dato che il comparto grafico non è propriamente da urlo (anzi, sembra anche un po’ datato) e dovrebbe girare senza alcun problema con gli hardware più moderni. Il team di Harebrained Schemes è forse stato fin troppo ottimista rilasciando il gioco in questo stato, forse per cercare di stare dietro alle stringenti deadline imposte durante la campagna Kickstarter.
Fortunatamente gli sviluppatori hanno già dichiarato di essere al lavoro su diverse patch correttive e di essere pronti a supportare il gioco per i prossimi mesi. Non ci aspettiamo nulla di meno, perché il gioco merita il nostro tempo, quando le cose vanno come devono andare. Gestire un’impresa mercenaria ci costringerà costantemente alla riflessione, alla gestione oculata delle risorse e a controllare il calendario ricordandoci che ogni 30 del mese dovremo pagare le tasse e gli stipendi dei nostri cadetti, il tutto mentre cerceremo di aiutare una principessa galattica a riconquistare il suo trono perduto. Insomma, un mix davvero irresistibile per gli amanti della fantascienza e della strategia più in generale. La campagna principale dura poco più di una trentina di ore, farcite però dalle inconsistenti missioni secondarie che, oltre a rallentare il ritmo della storia, ammazzano la rigiocabilità; infatti dopo aver rimesso Kamea Arano sul trono del Reach rimarranno al giocatore solo gli incarichi procedurali e ripetitivi, che oltre ad essere noiosi non sono molto remunerativi, costringendoci di fatto ad abbandonare il gioco o a ricominciare la campagna principale, magari facendo scelte diverse.
Battletech è un prodotto che non possiamo non definire di nicchia. La difficoltà dei match si unisce al lato gestionale del titolo, che vi farà sentire un vero e proprio amministratore delegato di un’azienda. Se cercate un titolo che scacci i vostri pensieri, l’ultimo lavoro di Harebrained Schemes non fa per voi: Battletech vi darà serate cariche di riflessioni, preoccupazioni, ansia per l’arrivo della fine del mese e la scadenza dei contratti di pagamento. Tutto questo mentre cercherete di far funzionare una macchina bellica che ha il solo scopo di riportare la classica principessa in difficoltà sul trono di famiglia. Le battaglie con i mech sono un divertimento necessario che tuttavia non può essere preso alla leggera, pena la inevitabile discesa della vostra reputazione nel mercato e, nuovamente, l’aumento dei costi sul conto corrente aziendale. Harebrained Schemes ha creato qualcosa di unico che non sarà sicuramente apprezzato da tutti ma che farà la felicità di pochi eletti. Peccato per le missioni secondarie davvero poco ispirate e praticamente inconsistenti, perché la campagna principale è sicuramente un’esperienza che vale la pena di portare a termine, grazie anche ad un doppiaggio eccezionale e ad una colonna sonora dal sound azzeccato e interessante. Una volta sistemati i numerosi problemi tecnici che piagano il gioco, BattleTech sarà una vera e piccola perla, per ora appannaggio esclusivo degli appassionati. |
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