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Battletoads – Recensione

Sebbene il capitolo più celebre ed apprezzato è senza alcun’ombra di dubbio Battletoads in Battlemaniacs, originariamente pubblicato su Super Nintendo nel 1993, convertito addirittura nel 1996 sui Master System brasiliani, in una versione zeppa di glitch e mortificata da innumerevoli limitazioni, il terzetto di rospi antropomorfi di RARE le danno di santa ragione sin dal lontano 1991, anno di debutto ufficiale della saga.

Trattenere a fatica l’emozione per questo inaspettato ritorno, insomma, è l’inequivocabile segnale che gli anni sulle spalle iniziano inesorabilmente ad accumularsi, oltre che un chiaro discriminante nei confronti delle generazioni più giovani, ignare del successo riscontrato da un brand che, ridendo e scherzando, non dava più segni di vita dal 1994, anno di Battletoads Arcade.

A ben vedere, insomma, l’IP della software house britannica ha vissuto pochi, intensi anni di vita, cavalcando con maestria la rapida ascesa del genere di riferimento, guidata dai successi di Street of Rage e Final Fight, guardandosi bene dall’esibirsi in imbarazzanti spin-off o sequel fuori tempo massimo, magari in un impacciatissimo ed improponibile 3D.

La tempistica con cui Battletoads si propone su Xbox One, insomma, sembra perfetta, non fosse altro per il ritrovato amore per gli Anni ’90 e la sua vaga tendenza al trash, caratteristica che non può che proporsi copiosamente in un picchiaduro a scorrimento, ambientato in un improbabile futuro dalle tinte acide, dove la moda ha preso una piega quantomeno rivedibile.

Se il gameplay non si discosta di una virgola da quelli che sono i dettami della saga, compresa l’ibridazione con altri generi, sul piano estetico lo stacco è evidente, persino disorientante per i fan di lungo corso.

 

I toni vagamente dark, quasi burtoniani in certi scorci e nelle fattezze di alcuni nemici, hanno lasciato il campo a colori accesi, campiture monocrome, forme rotondeggianti. Sulla scia di un certo genere di animazione recente, guardando senza alcun dubbio a produzioni di successo come Fortnite, gli artisti di RARE hanno preferito una rivoluzionaria attualizzazione, piuttosto che un nostalgico aggiornamento.

Per quanto si possa biasimare il team di sviluppo per una tale decisione, il risultato finale è assolutamente gradevole, curato in ogni aspetto. Battletoads, soprattutto in 4K e su Xbox One X, è uno spettacolo per gli occhi. La pulizia d’immagine è stupefacente, le animazioni curatissime, il frame rate fluidissimo in qualsiasi circostanza.

Dialoghi e brevi scene d’intermezzo, inoltre, dimostrano che lo spirito della saga, dissacrante, metareferenziale e a tratti demenziale, non si è affatto perso nel tempo. Rash, Zitz e Pimple sono ancora delle simpaticissime macchiette, pronte ad ironizzare su qualsiasi cosa. Non tutti i siparietti comici riescono a strappare violente risate a crepapelle, ma la qualità della sceneggiatura è fuori discussione, anche a fronte di un plot volutamente prevedibile, zeppo di cliché.

Sul piano prettamente ludico, Battletoads è difficile da giudicare. Recuperando il concept originario della saga, ed esasperandolo all’inverosimile, RARE ha dato vita ad un titolo solo nominalmente appartenente al genere dei picchiaduro a scorrimento.

Se è pur vero che per la maggior parte delle volte dovrete esclusivamente pestare ogni nemico su schermo, soprattutto nella seconda metà dell’avventura le carte in tavola cambiano (fin troppo) spesso e volentieri.

Battletoads punta a rendervi perfetti, costringendovi ad adattare continuamente lo stile di lotta

Rash, Zitz e Pimple incarnano alla lettera gli stereotipi del lottatore veloce ma debole, di quello con i parametri più equilibrati, del classico energumeno tutto potenza e scarsa reattività. In singolo, in perfetto stile tag team, è possibile alternare il controllo di ogni rospo in qualsiasi momento. In co-op locale, certamente l’opzione più divertente, ci si spalleggia alla grande, soprattutto quando ci si ritrova a palleggiare, da un angolo all’altro dello schermo, con i nemici sbalzati dalla potenza dei colpi inferti dal trio (o duo, beninteso).

A discapito di un bestiario contenuto, che alla lunga porta inevitabilmente ad una certa ripetitività, il combat system si rivela soddisfacente e profondo. Il buon ritmo d’azione, fa il paio con scambi di pugni di facile lettura, ma non per questo semplici da superare. Piuttosto che costringere i videogiocatori a leggere ed interpretare le animazioni dei nemici, icone ed indicatori segnalano gli attacchi imminenti dei nemici. Con i giusti riflessi ed un adeguato spirito d’osservazione, insomma, si ha sempre la situazione sotto controllo, ma basta subire un attacco per vedersi prosciugare una porzione notevole della propria barra di salute.

Battletoads, insomma, punta a rendervi perfetti, costringendovi ad adattare continuamente lo stile di lotta, in base al tipo di avversario che vi fronteggia.

Come anticipavamo poc’anzi, tuttavia, le fasi di combattimento lasciano spesso il posto a sezioni che cambiano completamente il gameplay. Poco male se un intero livello sia dedicato ad una folle corsa a bordo di motociclette futuristiche, visto che il richiamo ai passati episodi era quasi doveroso. Discorso diverso quando ci si ritrova invischiati in lunghe fasi platform, bullet hell, puzzle.

La varietà, sia chiaro, è sempre ben accetta, soprattutto pensando che i picchiaduro bidimensionali non incontrano le simpatie del grande pubblico proprio perché reputati fin troppo ripetitivi. Battletoads, tuttavia, esagera, poiché questo polimorfismo non si traduce in un adeguato livello qualitativo di ogni parte costituente.

In nessuna sezione vi annoierete, sia chiaro, ma nessuna di esse eccelle particolarmente, mortificando l’esperienza nella sua totalità.

Saltare da una piattaforma all’altra è sicuramente divertente, ma il sistema di controllo palesa qualche limite. Lanciarsi a tutta velocità con le moto ha il suo fascino, ma venti minuti sono semplicemente troppi per un level design che spara tutte le sue cartucce già dopo le prime sgasate.

Nonostante qualche variazione sul tema più riuscito, in alcuni casi ci si ritrova a rimpiangere le allegre scazzottate tra rospi e altri animali antropomorfi. Sebbene non si scada mai nella noia, viene da chiedersi perché gli sviluppatori abbiano insistito così tanto nell’ibridazione del gameplay, quando il combat system architettato funziona piuttosto bene.

Conclusioni

Battletoads è un titolo dalle due facce. Sebbene non raggiunga l’eccellenza neanche nella sua versione migliore, a causa di un bestiario fin troppo contenuto, la sua tendenza a miscelare tra loro generi diversi rende piuttosto altalenante l’avventura.

Nel corso delle cinque ore necessarie per giungere ai titoli di coda, il gioco vi sottoporrà sezioni platform, bullet hell, racing e via dicendo. Se variare non è mai un male, accorgersi che in nessun caso avrete a che fare con gameplay totalmente soddisfacenti comporterà inevitabilmente un pizzico di frustrazione.

Se siete fan della prima ora della saga, già il solo poter vedere nuovamente in azione Rash, Zitz e Pimple vi riempirà il cuore di gioia. Il combat system è profondo al punto giusto e dove non arriva la bontà del gameplay ci penserà l’ironia di fondo della sceneggiatura ad intrattenervi a dovere. Se siete neofiti, al contrario, preparatevi ad un viaggio interstellare in stile Futurama o Rick e Morty. Nonostante qualche parte sottotono, sarà comunque un viaggio piacevole.

Guai ad aspettarvi cose memorabili però.

 

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