San Francisco – Vi è mai capitato di guardare per caso un video su Facebook, uno di quei trailer di giochi mai sentiti, ma che, stranamente, sono finiti anche senza il bisogno di sofisticate campagne di marketing sulle bacheche di milioni di giocatori? Sicuramente almeno una volta vi sarà capitato sotto gli occhi un video in cui, impugnando due spade laser di starwarsiana memoria, una rossa e una blu, e indossando un visore VR HTC Vive, il giocatore doveva letteralmente affettare a ritmo, seguendo con il movimento del polso la direzione indicata da una freccia, le “note” della canzone in ascolto.
Noi il video di Beat Saber lo abbiamo visto un bel po’ di volte, e con i cechi Hyperbolic Magnetism, il team in cabina di regia, presente alla GDC di San Francisco, non potevamo non cogliere l’occasione per immergerci di persona in questo curioso rhythm game che non reinventa in alcun modo la ruota del genere, ma a cui è bastato un semplice video e l’idea giusta per diventare una vera e propria “sensation”.
Il bello di Beat Saber è sicuramente il suo essere tremendamente intuitivo, complice anche la sua natura VR: basta indossare il visore, impugnare i controller, e lasciare che la musica e il senso del ritmo facciano il resto. Come detto, le note scorrono sulla “corsia principale”, sotto forma di cubi con su una freccia che indica la direzione del colpo, o di croci che non vanno toccare con la lama, ma direttamente con l’impugnatura, una soluzione che aggiunge un pizzico di varietà (anche se qualche soluzione in più in tal senso non guasterebbe, magari una combinazione più particolare o giù di lì). Nella versione testata, quella per HTC Vive (sarà compatibile anche con Oculus e PS VR, menzionata sul sito, ma senza ancora una precisa data di uscita), c’era anche la necessità di schivare dei blocchi di energia (era impossibile distruggerli o fare altro, ma che goduria vedere le scintille ogni volta che provavamo a toccarli con la lama delle lightsaber!) spostandosi lateralmente, oppure chinandosi, il tutto senza dimenticarsi delle note in arrivo da ogni fronte. Queste distrazioni, insomma, aggiungono quel pizzico di difficoltà (ma tranquilli, i meno esperti possono sempre giocare a “Facile”, per un totale di 5 livelli di difficoltà) che, inevitabilmente, ci farà diventare completamente dipendenti da Beat Saber: inanellare un colpo dopo l’altro, cercando di ottenere il punteggio più alto (100 per il più preciso, fino a scendere a 0), fa salire il moltiplicatore dei punti, e alla fine della partita, carta canta. La vetta della leaderboard la si conquista riducendo al minimo gli errori, lasciandosi travolgere dal ritmo e dalla completa immersione, merito anche dello splendido design, cupo e futuristico, dell’ambiente circostante, e memorizzando ognuna delle canzoni presenti.
Al momento di uscire (ci sono buone probabilità che tra aprile e maggio esca in Early Access) non sarà un’impresa così complessa: non sono brani conosciuti, essendo stati composti appositamente per Beat Saber, ma sono solamente 10, quindi per i primi mesi del lancio non sarà troppo difficile dominare le classifiche. Il catalogo verrà certamente ampliato, ma il team sta ancora valutando se inserire o meno solo brani originali, oppure anche qualcuno più celebre, mentre si dice meno interessato a lasciare carta bianca alla community e a fargliene inserire di proprie via mod. L’Early Access tornerà anche utile al team per bilanciare meglio Beat Saber: al livello normale, alcune note ci sono risultate particolarmente difficili da colpire, disposte com’erano troppo ravvicinate una all’altra e in certi casi perfette per una sequenza di tasti da premere, ma non per un sistema di controllo incentrato sui movimenti, per non parlare di una certa fatica “fisica” che ogni esperienza in Realtà Virtuale porta con sé. Nota a margine sul nuovo Vive Pro: è davvero comodo, e il dettaglio grafico che è in grado di regalare è sbalorditivo, almeno su Beat Saber.
Se in un primo momento Beat Saber ci pareva splendido anche solo da vedere, ora abbiamo la conferma definitiva: è splendido e divertente anche da giocare. Semplice ed intuitivo, dalla difficoltà molto scalabile, è il rhythm game dei sogni non solo perché è in Realtà Virtuale o perché si impugnano delle spade laser estremamente tamarre, ma perché è il perfetto mix tra un Guitar Hero a caso e il coinvolgente gameplay di Fruit Ninja (per citare un precursore). Con il giusto supporto e conseguente espansione del catalogo di canzoni, e un bilanciamento per il quale il periodo di Early Access contribuirà significativamente, non stiamo dicendo che intendiamo comprare un Vive solo ed esclusivamente per goderci Beat Saber al massimo, ma di certo nella lista dei motivi per cui ne vogliamo uno, ora, c’è anche lui.