Below

Below – Recensione

C’era una volta, su un’isola lontana lontana, una lanterna magica capace di illuminare anche l’oscurità più fitta. Questa aveva il potere di guidare gli esploratori più temerari alla scoperta dei misteri sepolti nelle profondità delle caverne sotterranee dell’isola, fino ad un incredibile tesoro.

Fino a poco tempo fa quella di Below era solo una favola che i giocatori si sentivano raccontare fin dal 2013, quando Microsoft presentò ufficialmente il gioco al pubblico durante l’E3. Capybara Games si è certo presa il suo bel tempo per trasformarla in realtà, ma come si suol dire “Roma non è stata costruita in un giorno” e, dobbiamo dirlo, la metratura di quel che si trova sotto questa benedetta isola si avvicina probabilmente a quella della Città Santa.

Fatto sta che il viaggio è ora giunto al termine, o meglio, può ora cominciare per tutti coloro che anelano ad esplorare nuovi e misteriosi lidi, combattere oscure creature e provare le loro capacità di sopravvivenza in un luogo che diventa sempre più ostile mano a mano che si procede. Siete pronti dunque a intraprendere questa avventura, consci che la morte vi attende dietro ogni angolo? E andiamo, tanto la pelle mica è la vostra.

Lo stile di Below è chiaro fin dal primissimo istante: il gioco si apre infatti con una bellissima vista dall’alto sul mare in tempesta, con nuvole nere che si susseguono al ritmo di una colonna sonora cupa ed evocativa. La telecamera si stringe lentamente su quello che sarà il nostro eroe, verosimilmente il primo di molti, che approda con la sua nave su una spiaggia sconosciuta. La presenza di un fuoco da campo a pochi metri di distanza ci rivela che non siamo certo i primi a giungere da queste parti, e ci regala qualche primo oggetto utile.

I primi minuti di gioco se ne vanno mentre cerchiamo di comprendere che strumenti abbiamo a disposizione e come usarli: una spada, uno scudo e un arco, più gli oggetti raccolti che cominceranno ad assumere un senso solo dopo averne raccolti una certa varietà. Il crafting è infatti la meccanica più importante di Below, che fornirà armi, cibo e medicamenti al nostro eroe, e con la quale prenderemo confidenza molto presto, con il classico metodo “a tentativi”. Prima di poter cominciare ad esplorare le profondità dell’isola è però necessario raccogliere l’oggetto chiave di questa avventura: la mistica lanterna.

Esplorare è la parola d’ordine: ogni volta che si raggiunge un nuovo livello sale la curiosità di sapere cosa ci sarà dopo

Quest’oggetto, alimentato dalle luci che le creature oscure lasciano cadere in seguito alla loro morte, non solo è in grado di aprire passaggi nascosti grazie alla sua “magia”, ma rappresenta il manufatto che dovremo cercare di completare, raccogliendo i frammenti sparsi nei dungeon, per svelare il mistero finale dell’isola. Fatto non secondario, da brava lanterna illumina il nostro circondario, evitando di farci finire fatti a brandelli da qualche maledetta trappola (succederà, oh se succederà!). Ovviamente essendo uno strumento unico, ogni volta che moriremo dovremo tornare a riprenderlo dal nostro cadavere, altrimenti proseguire diventerà semplicemente impossibile.

Non lo nascondiamo, l’inizio di Below è incredibilmente lento e noioso. Messi di fronte a quello che ci è stato presentato come un roguelike, ci troviamo nemici che a malapena reagiscono, qualche trappola quà e là e per lo più a raccogliere rape e rametti da terra, ma fidatevi se vi diciamo che i primi livelli si riveleranno in seguito la zona più preziosa di tutto il gioco. Il figlio di Capybara è forse stato appellato con gli aggettivi sbagliati: si tratta in primis di un gioco di sopravvivenza ed esplorazione, nel quale conoscere l’ambiente, le scorciatoie e dove trovare le risorse è di fondamentale importanza. Se pensate infatti di sopravvivere alla sete, alla fame e ai nemici nei livelli inferiori senza esservi preparati a dovere, beh, tanti auguri. Quando l’acqua comincerà a scarseggiare, e non troverete più esseri viventi “commestibili” sulla vostra strada, comincerete a comprendere perché la mamma vi urla di mettere il cappotto prima di uscire anche in piena estate: non sai mai cosa ti può aspettare là fuori. Mai.

Si tratta in primis di un gioco di sopravvivenza ed esplorazione, nel quale conoscere l’ambiente, le scorciatoie e dove trovare le risorse è di fondamentale importanza

A questo proposito, fortunatamente, a parte il recupero dei cadaveri degli eroi precedenti, il gioco fornisce un modo per lasciare degli oggetti utili al prossimo avventuriero: attraverso i fuochi da campo è infatti possibile accedere ad una specie di “rifugio onirico” dove mettere da parte cibo, materiali, equipaggiamento e persino le preziose luci per la lanterna. Inoltre, spendendo queste luci, è possibile trasformare i fuochi in checkpoint, funzionanti però una sola volta (se morite di nuovo due passi più in là son fattacci vostri). Sparse in giro per le mappe ci sono poi diverse scorciatoie che riportano direttamente alla superficie, ma ovviamente per trovarle sarà necessario esplorare in lungo e in largo ogni angolo buio di questo dannato buco infinito. Esplorare è la parola d’ordine, se non l’aveste ancora capito.

Perché allora Below viene definito roguelike? Perché dopo esservi preparati per benino e aver messo il cappotto arriva l’ora di scendere a litigare con i bambini cattivi, morire, ripartire da capo, raccogliere quel che il vostro predecessore ha lasciato, andare avanti due schermate, morire e ripartire, cleanse and repeat. A fame, sete e freddo si aggiungono quindi i classici elementi del genere roguelike, con un sistema di combattimento semplice, che consiste nei classici tre tasti per colpire, parare e schivare, con la possibilità di utilizzare diversi tipi di armi (se le trovate, certo).

La difficoltà crescente si rispecchia in primis nelle ambientazioni: partendo da zone erbose, ricche di acqua e fauna, dall’aspetto più o meno naturale, si arriva in tetre metropoli, popolate da non-morti e creature oscure: più si avanza e più il buio regna sovrano, più i nemici si fanno spaventosi e l’atmosfera si fa inquietante. La semplicità del design dei dungeon, necessaria in un gioco nel quale le stanze vengono generate randomicamente ad ogni run (sebbene la disposizione resti la stessa), lascia comunque spazio ad una certa attenzione ai dettagli atti a settare la giusta atmosfera: lo spostamento dell’erba al passaggio del personaggio, il suo fruscio, i pesci che sguazzano felici nei laghetti (finché non vengono infilzati dall’eroe affamato di passaggio), o le pile di teschi infilzate su picche di legno… a seconda della zona, giustamente.

Ogni volta che si raggiunge un nuovo “gruppo” di livelli, sale la curiosità di sapere cosa ci sarà dopo, che raggiunge l’apice quando ci si rende conto di essere vicini alla fine. Arrivati agli ultimi livelli l’aspettativa maturata verso il grande mistero che abbiamo rincorso per decine di ore è ormai alle stelle e Capybara Games la premia con un ultimo dungeon ad effetto, che conduce ad un finale da restare a bocca aperta. Un climax perfetto, raggiunto grazie all’armonia tra level design, colonna sonora e ambientazioni.

Conclusioni

Below è un gioco di esplorazione e sopravvivenza che presenta elementi classici del genere roguelike, come il sistema di combattimento semplice e la così detta “perma-morte”. Il punto forte del gioco è sicuramente l’esplorazione, che viene incentivata in ogni modo, non solo a livello delle ambientazioni, ma anche in senso più lato, spingendo il giocatore a scoprire le varie meccaniche in modo del tutto autonomo e acquistando padronanza della situazione passo dopo passo.

Dopo un inizio che può apparire lento e noioso, Below tira fuori il suo lato più hardcore, spingendo i giocatori ad affrontare i livelli con attenzione e soprattutto una dovuta preparazione se non vogliono morire di fame, sete… o peggio. Il gioco diventa sempre più interessante man mano che ci si addentra nelle profondità dei dungeon, e il sistema di scorciatoie e checkpoint è ben studiato per rendere l’esperienza difficile, ma non eccessivamente frustrante.

Un finale da capogiro chiude in bellezza un titolo che gli amanti del genere non dovrebbero lasciarsi sfuggire, magari persino in bundle con la fantastica colonna sonora.

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