Alla riscoperta del gioco di Game Science, ora in versione fisica
L’esordio della versione fisica di Black Myth: Wukong, avvenuto lo scorso 12 dicembre, è il pretesto ideale per tornare a parlare dell’esordio nel mercato dei tripla A di Game Science. Candidata ai The Game Awards 2024 al riconoscimento di miglior gioco dell’anno, la produzione cinese ha fatto parlare di sé per diversi mesi, collezionando pareri positivi e approvazione tra appassionati e addetti ai lavori. Non tutto era perfetto, non tutto funzionava al meglio anche dopo diversi giorni dal day one, ma ciò non ha impedito al gioco di riscuotere successo tra il pubblico e la critica.
A mesi di distanza dal debutto ufficiale, diverse patch dopo, arricchito di una versione fisica in più, versione che potete acquistare a questo link sullo shop online di GameStop, vale la pena spendere nuovamente due parole sul gioco, anche per capire quanto e se sia maturato rispetto alla sua forma iniziale.
Per chi non lo sapesse, Black Myth: Wukong è un action che si pone idealmente come una sorta di sequel spirituale de Il Viaggio in Occidente, classico della letteratura cinese e alla base di innumerevoli opere contemporanee orientali, Dragon Ball compreso. Nell’avventura impersonerete il Predestinato, una sorta di reincarnazione del protagonista della sopraccitata novella, a caccia di una serie di portentosi manufatti che potrebbero riportare in vita l’antico eroe.
Non vi appassionerete al gioco per la sua storia, a meno che non siate esperti di cultura, folclore e letteratura cinese, completamente a vostro agio nel carpire rimandi e citazioni elargite durante i dialoghi, le cut-scene e nelle pagine dei menu dedicate ai personaggi e nemici che affronterete lungo il cammino. Da profani, capirete solo che c’è un gran numero di brutti ceffi che vogliono mettervi i bastoni tra le ruote e poco altro. Ciò non vuol dire che non riuscirete comunque a godervi la trama e, più in generale, il maestoso art design, ottimamente supportato da un comparto tecnico di tutto rispetto.
Le scene d’intermezzo sono un’autentica gioia per gli occhi, frutto di una regia virtuale accorta e capace di infondere epicità ad ogni inquadratura. In alcune sequenze, si riassapora quell’intensità e quella adrenalina che solo Asura’s Wrath era riuscito ad imprimere nelle fasi non interattive. Al tempo stesso, ogni ambientazione, struttura, nemico e abito del Predestinato vantano una ricercatezza e un’attenzione per il dettaglio davvero invidiabile, un senso di meraviglia frutto anche di una cultura, quella cinese, che finora non ha molti termini di paragone nell’industria videoludica (e non) sul fronte occidentale. Un plauso va anche fatto all’ottimo lavoro di sound design. A musiche ispiratissime, fanno da contraltare una lunga serie di effetti sonori perfettamente campionati che, con l’ausilio di un buon impianto, renderanno gli scontri ancora più intensi e carichi di tensione.
Non si può che lodare il lavoro svolto da Game Science in termini di combat system
In termini prettamente grafici, Black Myth: Wukong è semplicemente impressionante. Dopo le patch che hanno ripulito il gioco di buona parte dei bug e artefatti grafici, il colpo d’occhio è a tratti stupefacente. Su PC, dove abbiamo provato il gioco forti di una i9 e di una NVIDIA RTX 3090 Ti, salvo qualche rarissimo rallentamento e un pizzico di flickering qui e lì, siamo rimasti impressionati dalle animazioni, dai modelli poligonali, dalla definizione delle texture e, soprattutto, dagli ottimi effetti luce, soprattutto per come vengono filtrate le fonti di illuminazione in presenza della nebbia, elemento atmosferico che spesso rende ancora più evocative le ambientazioni immerse nella natura che il gioco offre. Nessun glitch, nessun bug, nessun crash ha rovinato la nostra esperienza in nessuna circostanza, segno che il codice del gioco ha superato gli errori di gioventù registrati all’indomani del day one.
Non è tutto perfetto, ovviamente. Non possiamo non citare i tantissimi, e spesso incomprensibili, muri invisibili che non solo limitano la mobilità dell’avatar, ma spesso influenzano negativamente alcuni combattimenti. Se le arene di scontro con i tantissimi boss non soffrono di queste problematiche, nei sentieri in cui dovrete affrontare i mob vi capiterà spesso di subire qualche danno perché il Predestinato si trova impossibilitato a superare un ostacolo invisibile o apparentemente facilmente aggirabile.
Sempre parlando di combat system, sebbene le patch abbiano messo una bella pezza nel corso dei mesi, permane qualche piccolo problema legato all’hitbox dei nemici. Complice l’arma utilizzata dal Predestinato, un bastone la cui lunghezza non è sempre intuibile mentre si è impegnati ad inanellare gli attacchi, spesso e volentieri si incappa in qualche colpo a vuoto, anche quando un attimo prima, alla stessa distanza dall’avversario, la mossa era andata a buon fine. Nulla di così invalidante, sia chiaro, ma in un gioco così tecnico, e dove il livello di difficoltà è più alto della media, questa sbavatura vi costerà più di un game over.
Per il resto, non si può che lodare il lavoro svolto da Game Science in termini di combat system. Ci vuole un po’ di pratica per apprendere correttamente il funzionamento dell’attacco pesante, legato non solo ad una barra che va caricata, ma anche a tutta una serie di posture che ne cambiano gli effetti e il move set. Anche gli attacchi basilari hanno un’area di azione che sulle prime risulta difficile da comprendere. La stessa schivata, forma di difesa principale del Predestinato, si attiva con un attimo di ritardo che inizialmente disorienterà anche i più esperti di action. Serve un minimo di pratica, insomma, ma appena si interiorizza il ritmo del gioco, si diventa perfettamente in grado di affrontare qualsiasi brutto ceffo si frapponga tra voi e la successiva tappa del viaggio.
Il Predestinato, inoltre, avrà moltissime frecce nella sua faretra. Raggiungendo specifiche location o sconfiggendo particolari nemici otterrà diversi poteri magici e trasformazioni, entrambe vincolate ad cooldown ben specifico. Immobilizzare un nemico per un certo periodo di tempo o tramutarsi in una sorta di sorcio gigante equipaggiato di lame di fuoco sono tecniche che dovrete sfruttare con raziocinio, anche considerando le debolezze degli avversari. Potrete equipaggiarne quattro per volta e starà a voi capire, di volta in volta, quali abilità potranno tornarvi più utili.
Giusto per essere chiari, non c’è un pizzico di soulslike in Black Myth: Wukong
Non manca inoltre un pratico skill tree. Per quanto impossibilitati nel creare delle vere e proprie build, scegliendo cosa sbloccare prima, spendendo i punti esperienza accumulati, in qualche modo indirizzerete e influenzerete almeno nelle prime fasi lo sviluppo del personaggio.
A proposito di gestione dell’avatar, non vanno poi dimenticate le tante pozioni che potrete creare craftando gli oggetti raccolti in giro, ognuna con i suoi buff e bonus di varia natura, né gli oggetti dell’equipaggiamento che, oltre a potenziare le varie statistiche, potrebbero rendere più efficace il Predestinato nella schivata, abile nell’uso di particolari mosse, oppure donargli la capacità di avvelenare gli avversari e così via.
Giusto per essere chiari, non c’è un pizzico di soulslike in Black Myth: Wukong. Morire non significa perdere l’esperienza accumulata, non c’è quella profondità ruolistica, anche i ritmi degli scontro sono molto diversi. Inoltre, fatto salvo per qualche breve tratto di strada, l’avventura può definirsi una furiosa boss run. Il numero di boss che dovrete affrontare è esorbitante e spesso si alternano quasi senza soluzione di continuità.
In questo senso sin incastrano perfettamente le novità introdotte dall’ultima patch. Return of Rivals vi consente di scegliere il nemico da affrontare tra quelli già battuti, selezionando anche un differente livello di difficoltà. Gauntlet of Legends, dal canto suo, è in tutto e per tutto una boss rush. Anche grazie a queste due modalità apprezzerete il punto di forza del gioco, ovvero dei nemici che vantano un design pazzesco, forti di move set estremamente personalizzati, che introducono sfide sempre stimolanti e appassionanti.
In definitiva, Black Myth: Wukong è un action relativamente atipico, che rinuncia a combo intricate, per incentrare il focus dell’esperienza sul tempismo degli attacchi e delle schivate, oltre che su una lunghissima lista di poteri e trasformazioni che vanno utilizzate con strategia e tattica. Ne viene fuori un’esperienza intensa, coinvolgente, vagamente originale, un gioco che non può che fare la gioia e l’interesse degli amanti del genere.
Conclusioni
Black Myth: Wukong, a distanza di qualche mese dall’originario day one e forte di una nuova edizione fisica, si riconferma un action strepitoso, per quanto non perfetto.
Tecnicamente impressionante, ulteriormente ripulito da bug e glitch, vanta un art design estremamente ispirato. Certo, le sfumature della trama non verranno comprese dai profani di cultura orientale, ma scene d’intermezzo, scenari e nemici ammalieranno il videogiocatore.
In termini ludici, il gioco riconferma la sua atipicità, configurandosi come una gigantesca boss run che poggia su un combat system che sulle prime disorienterà anche il più grande esperto del genere. Interiorizzato il ritmo del gioco, appresa l’importanza della schivata, compresa la gestione di magie e trasformazioni, avrete la possibilità di diventare tutt’uno con il Predestinato, scoprendo così un gameplay sfaccettato e graziato da un livello di difficoltà mediamente alto, ma perfettamente bilanciato, se non in qualche rara sezione dove conosce picchi inaspettati.
Un titolo da riscoprire tanto più oggi, in formato fisico, forte di una lunga serie di patch che hanno risolto la maggior parte delle magagne, ma non tutte quelle relative ai muri invisibili e alle hitbox degli avversari, e che hanno introdotto due nuove modalità legate ai boss.
Imperdibile per gli appassionati di action.
Good
+Artisticamente e tecnicamente sublime+Combat system profondo+Tanti bossi, tutti stupendiBad
-Troppi muri invisibili-Hitbox non perfette
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