Editoriale 17 Ott 2018

“Black Ops IIII mi ha rapita!” – Diario di una veterana di Call of Duty

Settimana 1 – Siamo quasi ad una settimana dal lancio ufficiale di Call of Duty: Black Ops IIII ed io, da buona player di vecchia data, conto le ore di sonno sulle dita di una mano.
Non nego che la carenza di sonno combinata all’età pesi come un macigno sulle spalle, ma del resto Black Ops IIII mi ha rapita e riportata al 2012, quando Black Ops II scosse il panorama degli sparatutto e mi diede la spinta necessaria per iniziare a competere con dedizione e serietà. Oggi come allora le nottate in bianco sono la consuetudine, in compagnia di vecchi amici e di quella sana dose di competitività che non guasta mai.

Insomma, da venerdì ad oggi la mia PlayStation 4 è tornata a girare a pieno ritmo. Complice quel gameplay tipico ed efficace di Treyarch, senza troppi fronzoli per quel che concerne le armi utilizzabili in gioco, ma arricchito con le numerose novità che influiscono drasticamente sul comparto tattico.
Niente più “corri e spara a qualsiasi cosa si muova” come spesso Call of Duty viene interpretato, ho finalmente avuto a che fare con un titolo dove la vittoria è garantita se tutti i compagni di squadra sanno quel che devono fare e come utilizzare il proprio specialista. Sì, perché ora gli specialisti – caratteristica mantenuta da Black Ops III – non vanno più scelti solo ed esclusivamente in base all’efficacia e alla potenza dell’abilità speciale, ma sono gli equipaggiamenti speciali a fare la differenza, che siano offensivi o difensivi.

Insomma, mai come prima d’ora Call of Duty cambia mentalità mantenendo le proprie solide fondamenta. Se nei capitoli precedenti, caratterizzati da jetpack, corse sui muri e proiettili rimbalzanti era l’anima stessa di CoD ad essere messa in discussione, oggi ciò che è cambiato è tutto il contorno: nuove modalità che sanno finalmente coinvolgere, nuovi obiettivi e una mentalità fresca, rivolta verso il futuro del mercato.

Finalmente un titolo dove la vittoria è garantita se tutti i compagni di squadra sanno quel che devono fare

Tecnicamente, bug a parte – quasi comprensibili data l’uscita anticipata, ma comunque fastidiosi – c’è davvero poco da recriminare al team di Treyarch che, come ho già detto in passato, è uno dei pochi in grado di dimostrare in maniera evidente la passione che ci mette per ogni capitolo di Call of Duty. Non solo passione, ma un occhio sempre puntato sulla community e sui trend che spopolano nel settore.

Non è un caso che, grazie alla modalità Blackout, Call of Duty sia volato in vetta ai titoli più seguiti su Twitch. Del resto è l’anno dei Battle Royale, dove Fortnite ha regnato – troppo – a lungo.
Intendiamoci, il titolo di casa Epic Games resterà comunque un forte avversario di CoD, considerato che è gratuito. In quest’ottica, fossi in Activision farei un pensierino nel rilasciare gratuitamente la modalità Blackout, basandomi sulle sole micro – che poi si rivelano spesso macro – transazioni.

Io non sono proprio una giocatrice da Battle Royale, li trovo poco interessanti e piuttosto casual, ma Blackout ha colpito al cuore tutta quella fetta di appassionati della saga, garantendo la possibilità di giocare vestendo i panni dei protagonisti dei vecchi Black Ops in uno spazio enorme, mai visto in nessuno dei suoi predecessori, che al suo interno include molte mappe dei vecchi capitoli che tutti abbiamo amato, odiato, ma soprattutto giocato.

Puntare sul fattore amarcord è sempre una scelta vincente ed Activision questo lo sa bene.

Non ci sarà la campagna single player, questo è vero, ma chi ne ha realmente bisogno se può vivere i ricordi passati impersonificando il proprio protagonista preferito? La risposta è data dai numeri: Black Ops IIII in un weekend ha doppiato le vendite di Call of Duty WWII nello stesso periodo. Purtroppo è sempre troppo semplice fermarsi alle apparenze e giudicare male qualcosa di diverso, sebbene non si tratti di innovazione vera e propria.

Insomma, Black Ops IIII non avrà sconvolto il mercato con novità uniche nel loro genere, ma ha saputo ascoltare le necessità dei giocatori inserendo caratteristiche diverse, spesso simili ad altri sparatutto, ma lo ha fatto bene, convincendomi a pieno. Ora è tempo per me di tornare in full immersion, pad alla mano, mettendo da parte il sonno per dare spazio al puro divertimento che da anni non provavo per un capitolo di Call of Duty.

See you on the battleground! 


 

Commenti