Blacksad: Under the Skin – Recensione

Se non avete letto la serie di graphic novel Blacksad il mio consiglio è di farlo il prima possibile: l’opera di Juan Díaz Canales e Juanjo Guarnido è una inebriante fusione di noir, thriller poliziesco, critica politica e avventure antropomorfe. Semplicemente, una delle migliori letture che mi sia capitata sotto mano in anni e anni di fumetti. Gli autori hanno dato vita a un mondo incredibile, affrontando temi difficili e riportandoli in alcuni dei disegni più belli e dettagliati che mi sia capitato di vedere.

Avendolo personalmente sognato più volte, sapere che Pendulo Studios si sarebbe occupato di trasporre il fascino dell’opera dalla carta al videogioco mi ha portato al settimo cielo ma la domanda principale che devo pormi – da recensore – è sempre la stessa, prima e soprattutto dopo. Blacksad: Under the Skin ha saputo venire incontro alle aspettative? Vediamo di scoprirlo assieme con questa recensione.

Fatta eccezione per il suo aspetto felino, John Blacksad è il prototipo del detective hard-boiled: fuma troppo, demoni interiori e rimpianti perseguitano i suoi sogni, ed è sempre a un incarico dalla miseria. Ciononostante, è bravo nel suo lavoro e ha un talento per scoprire segreti sporchi. Penetranti occhi verdi, orecchie a punta e un olfatto molto sensibile sono certamente d’aiuto.

Blacksad è un investigatore privato e un veterano di guerra, un personaggio a cui la vita di sconti ne ha fatti davvero pochi ma non per questo si è arreso. Il gioco inizia con l’indagine sul suicidio proprietario di una palestra di boxe, Joe Dunn, e sulla misteriosa scomparsa del suo pupillo: tanto basta per capire che l’avventura ricorda da un lato le avventure grafiche di Telltale e dall’altra i giochi Sherlock Holmes firmati Frogwares. Blackasad indagherà in diversi luoghi, acquisirà indizi, interrogherà i sospetti, quindi si ritirerà nel proprio castello mentale per ricostruire gli accadimenti punto dopo punto.

Blacksad: Under the Skin è un ambizioso tentativo di adattare un fumetto che conta quasi due decenni a un’esperienza interattiva. Lo sviluppatore spagnolo Pendulo Studios ha deciso di creare una storia indipendente dai cinque volumi pubblicati avvicinandosi a personaggi, toni e temi noti. La storia è spesso oscura, punteggiata da atti di violenza e tradimento, ma i tocchi di pungente sarcasmo gli impediscono di andar giù troppo pesante.

Blacksad: Under the Skin è un ambizioso tentativo di adattare un fumetto che conta quasi due decenni a un’esperienza interattiva

Il risultato è una trama pulp e perfettamente fedele al materiale originale che rappresenta il miglior punto del gioco, purtroppo appesantita da un numero troppo alto di bug e dalla generale mancanza di rifiniture. Le prime sezioni del gioco funzionano bene ma più mi sono immersa nelle dieci ore circa richieste per finirlo, più spesso mi sono imbattuta in dialoghi mancanti, ripetuti o fuori posto durante i filmati, senza contare texture incomplete.

Lo si nota proprio durante le conversazioni, dove Blacksad appare giustamente molto dettagliato mentre alcuni interlocutori sono più grezzi e non sarebbe poi un grande problema, se suddette interazioni non costituissero uno degli elementi chiave dell’esperienza: avendoci spesso a che fare, emerge con forza la disparità tra i vari modelli dei personaggi.

Anche le ambientazioni soffrono di qualità altalenante, al solito un aspetto di cui ci si rende conto a mano a mano che si prosegue. Luoghi come la palestra di Joe Dunn o il Sam’s Diner in fondo alla strada si avvicinano in modo stupefacente ai toni acquerello e alle linee dure del fumetto. Altri più avanti non possono fare a meno di sentirsi affrettati o incompiuti, tanto che viene da chiedersi se gli sviluppatori non abbiano dovuto sottostare a rigide scadenze.

A tutto questo dobbiamo aggiungere tempi di caricamento lunghi che smorzano l’atmosfera fino a uno stato di costante noia soprattutto quando si deve passare da una schermata all’altra in rapida successione. Se tutto questo non fosse sufficiente – di per sé lo sarebbe – non mancano problemi grafici e tecnici. I PNG sullo sfondo vanno e vengono cambiando persino d’abito, se non addirittura identità, come niente fosse. Inoltre, i personaggi scivolano attraverso la materia solida e si dimostrano ottimi ventriloqui, in grado di parlare senza muovere le labbra.

Da ultimo, le animazioni sono in netto contrasto con la capacità del fumetto di trasmettere le emozioni grazie alle espressioni e al linguaggio del corpo: nel gioco, invece, sono vacui e impossibili da interpretare, rendendo spesso difficile capire come procedere, ad esempio durante un interrogatorio o una situazione particolarmente tesa. Si deve fare affidamento su conoscenze pregresse e un ampio uso del castello mentale per avere quantomeno idea di dove mettere le zampe.

La triste realtà di Blacksad: Under the Skin è che non solo affoga in tanti, troppi difetti tecnici, ma persino i pochi pregi hanno un “ma” nascosto

La triste realtà di Blacksad: Under the Skin è che non solo affoga in tanti, troppi difetti tecnici ma persino i pochi pregi hanno un “ma” nascosto: trama e recitazione sono davvero valide, tuttavia entrambe soffrono di implementazione e montaggio frettoloso. Le meccaniche di gioco, che non escono dal seminato di molte avventure grafiche recenti, tra QTE e dialoghi a risposta multipla, sono piacevoli per le prime ore: inevitabilmente verranno a noia, soprattutto per via di tutti i bug e glitch elencati.

Gli sviluppatori hanno provato a dare una svolta alla “formula Telltale”, sfruttando i sensi acuiti di Blacksad per scoprire dettagli nascosti e utili alle sue indagini ma anche in questo caso i glitch si fanno sentire andando a coprire l’area d’azione e rendendo frustrante capire dove indagare, in particolare quando c’è poco tempo per farlo.

Conclusioni

Blacksad: Under the Skin è purtroppo un prodotto che non arriva nemmeno a sfiorare le aspettative. I fan potrebbero persino perdonare alcuni aspetti ma altri non si possono proprio ignorare.

Pendulo Studios mette in scena una trama degna dell’opera originale, fra tradimenti, colpi di scena e una complessiva sfumatura noir soddisfacente, eppure tutti i loro buoni sforzi non possono competere con le lacune soprattutto a livello tecnico. Ne risulta una mancata occasione per portare una larga fetta di pubblico a conoscenza di una delle migliori opere fumettistiche da vent’anni a questa parte, nonché spesso un gioco inutilmente frustrante.

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