Blackwood Crossing – Anteprima gamescom 2016

Colonia – Dobbiamo ammetterlo, avvicinandoci al booth di PaperSeven Studio per dare un’occhiata ravvicinata a Blackwood Crossing non avevamo una chiara idea di cosa ci attendesse. Le poche informazioni trapelate nei giorni precedenti alla fiera, unite alla somministrazione centellinata di immagini e video ufficiali , ci erano a malapena bastate per farci un’idea indicativa su dove le avventure dei gemelli Scarlett e Finn volessero andare a parare: certo, l’accattivante direzione artistica lasciava presagire qualcosa al di sopra della media del solito “titolo indipendente dal budget limitato“, un’impressione confermata – seppur in modo preliminare – anche dalle delicate scelte sonore che accompagnano l’interessante trailer. Sì insomma, in Blackwood Crossing avevamo intravisto la proverbiale scintilla, quelle potenzialità lontane dagli altisonanti tripla A ma non per questo meno meritevoli e degni di nota.

Ecco perché, in questa gamescom 2016, non ci siamo lasciati scappare la possibilità di provare Blackwood Crossing. E a ben vedere ne valeva la pena: la fiaba magica dei due gemelli a bordo di un treno che tanto normale non è, nasconde un sostrato emotivo profondo e articolato, che parte dal pretesto “incantato” e, nei panni della piccola Scarlett, va a toccare con delicatezza temi come l’amore, la perdita, il rapporto tra due gemelli in un’età critica e punitiva come solo può essere l’adolescenza. Un racconto intimo, filtrato da occhi innocenti ma allo stesso tempo pronti ad intraprendere un lungo cammino di maturazione, destinato forse persino a separare due creature all’apparenza inseparabili. O, come direbbe Scarlett, forse no…

Blackwood Crossing

Blackwood Crossing è un titolo dichiaratamente story driven, uno di quelli dove sceneggiatura e dialoghi fanno da assoluti padroni, a discapito della giocabilità. Non che il titolo di PaperSeven Studio soffra di evidenti problemi in quanto a meccaniche: al contrario, pad alla mano si è rivelato immediato e giocabilissimo, seppur privo di meccaniche particolarmente raffinate o di intuizioni, spesso presenti nel panorama indie, memorabili. Il titolo è in sostanza un mix equilibrato di esplorazione, risoluzione di semplici enigmi di varia natura (ambientali o testuali) e di mini-game, generalmente guidati, come possono esserlo disegnare delle farfalle e ritagliarle premendo ripetutamente il tasto azione del pad. Nulla di trascendentale insomma, che all’apparenza potrebbe rischiare di apparire esageratamente semplicistico: eppure la cornice narrativa di quest’avventura, quel retrogusto fiabesco intriso di poesia e di emozioni dirompenti (siano esse positive o, alle volte, anche “negative”) fa passare in secondo piano questa eccessiva abbordabilità, facendo convergere l’attenzione di chi gioca sulle musiche, davvero sensazionali (nonché autoprodotte), sull’emotività dei personaggi, sulle linee di dialogo che essi si scambiano.

La progressione all’interno di questo treno incantato, che presto svelerà la propria natura svelando la sua vera forma, avviene con un meccanismo a trigger: bisogna attivare specifiche sequenze di dialogo per far raggiungere agli NPG determinate posizioni, dalle quali la storia potrà poi dipanarsi facendo proseguire Scarlett – che, ricordiamo, vive l’intera avventura in prima persona, ad esclusione di alcune sequenze in terza che rappresentano ricordi del passato dei due ragazzini. Nella nostra demo, ad esempio, ci siamo ritrovati in un vagone zeppo di persone legate ai due protagonisti, ma tutte recanti una maschera in volto dalle fattezze animali: la metafora dell’esternalizzazione dei sentimenti del piccolo Flinn, che ha perso madre e padre troppo presto da non ricordarne nemmeno i volti, che trasforma la nonna in una chioccia benevola, il padre in un leone e la madre in un coniglio sorridente. Poi ok, c’è il ragazzo della sorella, che invece di una maschera tradizionale ha un sacchetto di carta in testa: è sempre difficile andare d’accordo tra cognati.

Blackwood Crossing

Per progredire, dicevamo, dovremmo interagire dapprima con la nonna, spostandoci poi verso la maestra delle elementari di Flinn (che indossa una maschera carnevalesca simile a quelle che normalmente si fanno alle scuole elementari) e per il bulletto della classe, che indossa una spassosa maschera da maiale. Interagendo e colloquiando con loro sarà possibile procedere, guadagnando l’accesso al vagone successivo e intuendo i primi dettagli di una storia che, stando a quanto riferitoci, riserva segreti inimmaginabili. Raggiunta la locomotiva, ecco la prima sorpresa: non esiste alcuna locomotiva, solo una piccola serra soleggiata parcheggiata in un giardino verde smeraldo baciato dalla luce del sole. Con un albero in mezzo, sulla cui sommità si nasconde la casetta di legno dei due protagonisti: ma Flinn, che sale per primo sulla sua sommità, è il maschio, e per far entrare la sorella richiede la parola d’ordine – ricavabile una volta trovati quattro foglietti di carta nascosti nello scenario. Le immagini in ciascun foglio sono sequenze di una storia: trovato il giusto ordine, avremo trovato la parola per accedere all’area successiva.

Riuscirà a stupire, regalando emozioni vivide e sincere

Quanto visto oggi rappresenta solo una piccola parte dell’intera offerta ludica di Blackwood Crossing, che – riportando le parole degli amici di PaperSeven – riuscirà a stupire i giocatori di ogni età regalando emozioni vivide e sincere. Vivide come la direzione artistica del titolo, ispiratissima e dallo stile assolutamente accattivante. Saranno anche alla prima opera ufficiale, ma gli sviluppatori denotano una padronanza di Unity, motore del titolo, davvero esemplare – abbiamo visto pochi indie, in questa fiera, dal livello paragonabile a Blackwood Crossing. Chiude l’appello una colonna sonora originale soave e incantevole, capace di mescolare note allegre, dirompenti e fanciullesche a passaggi più tristi e cupi: la metafora della crescita e dell’adolescenza complicata passa anche attraverso il canale uditivo. E lo fa alla perfezione.

Blackwood Crossing è una di quelle avventure che, una volta vissuta, ti entra nelle vene e difficilmente ti abbandona. Delicata, gioiosa ma anche malinconica e riflessiva, l’opera prima di PaperSeven Studio è un elogio delicato alla parte più sensibile dell’essere umano. Un titolo semplice, dalle meccaniche elementari e alla portata di tutti, che racchiude al proprio interno il significato dell’adolescenza: crescere, nonostante i problemi, i sentimenti contrastanti, gli attriti e i rapporti che, pur sembrando eterni, sembrano destinati a sgretolarsi come un castello di sabbia. L’avventura di Flinn e Scarlett racconta questo: l’amore fraterno, la malinconia, la perdita, l’abbandono. Lo fa filtrandolo con i toni della magia, dello stupore e della scoperta, attraverso gli occhi di una ragazzina che sta diventando “grande” e che, nonostante tutto, non riesce ad abbandonare la piccola peste del fratellino. Non sarà un campione di gameplay e, magari, non offrirà enigmi particolarmente complessi: ma, senza dubbio, da titolo come Blackwood Crossing abbiamo ancora parecchio da imparare.

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