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Blair Witch – Recensione

Blair Witch, esattamente come il film originale, consiste e combacia quasi completamente con l’atmosfera che innesca, con le sensazioni che suscita nel videogiocatore, nelle terrificanti suggestioni che caratterizzano le sue fasi più riuscite ed emozionanti.

Una fredda analisi del gameplay di cui si alimenta e un distaccato elenco dei pregi e difetti che ne delimitano le ambizioni servirebbero solo a metterne in rilievo le storture, i limiti, le disarmonie di un prodotto certamente imperfetto, eppure affascinante, soprattutto agli occhi di chi si innamorò del mockumentary che seppe inaugurare un nuovo trend, cavalcato poi da film come [REC] e Cloverfield.

Nel pieno rispetto della saga a cui si rifà, la creatura di Bloober Team, già alle prese con altri survival horror (ricordiamo per esempio Layers of Fear) si adatta ad un canovaccio prevedibile, volutamente riconoscibile dai fan, rassegnati, una volta varcate le soglie del famoso bosco, all’idea di doversi confrontare con spiriti tutt’altro che estasiati dall’indesiderata e coatta invasione di territorio.

A Burkittsville si è perso un bambino e, guarda caso, l’ultimo avvistamento è avvenuto proprio nei pressi della sopracitata foresta. Unitosi alla squadra di ricerca, che lavora a stretto contatto con la polizia e lo sceriffo, il protagonista di questa storia, Ellis, è per lo più interessato a rimettere sul giusto binario la propria vita, segnata dagli orrori della guerra, convinto che ritrovare il giovane disperso possa aiutarlo a sconfiggere i suoi demoni e, chissà, a ricongiungerlo alla sua ex-moglie, con cui è comunque in contatto quasi costante.

Il perno su cui si basano le meccaniche ludiche del gioco, l’espediente che aiuta il videogiocatore e lo indirizza attraverso le molteplici ambientazioni che dovrete attraversare, è rappresentato da Bullet, un pastore tedesco con una lunga carriera nell’unità cinofila della polizia. Il simpatico aiutante sarà ben più del vostro braccio destro, visto che la risoluzione degli enigmi e degli scontri contro gli spiriti maligni dipenderanno quasi interamente da lui.

Blair Witch può tranquillamente paragonarsi a PT per progressione e modalità con cui si superano gli ostacoli, uno dopo l’altro. Esattamente come accadeva nella promettente demo del Silent Hill che non vedrà mai la luce, per passare da un luogo all’altro il videogiocatore dovrà compiere l’azione richiesta, unico modo per spezzare il loop di sentieri che conducono sempre nello stesso punto.

Si tratterà, per lo più, di ritrovare un oggetto, sfruttando il fiuto di Bullet; di interagire con uno specifico elemento dello scenario; come un SUV da riparare per esempio; di giocare letteralmente con il tempo, riavvolgendo i nastri della fotocamera portatile che il nostro troverà proprio all’inizio dell’avventura, al fine di modificare la conformazione dell’ambientazione circostante.

Durante il lungo peregrinare capita spesso di perdersi e non mancano brevi momenti dove il ritmo cala piuttosto drasticamente

Ad intervallare le fasi di esplorazione e di risoluzione dei puzzle, intercorrono di tanto in tanto alcuni (piccoli e brevi) combattimenti. Invisibili agli occhi (ma non al fiuto di Bullet, fondamentale per individuarne la posizione), gli spiriti si combattono allo stesso modo con cui si fronteggiavano i poltergeist in Alan Wake, ovvero puntandogli addosso la torcia. Pur nella loro semplicità e ripetitività, queste fasi hanno il grande pregio di gettare il videogiocatore nel panico visto che le presenze hanno il vizio di introdursi in maniera piuttosto appariscente, mostrando il loro raccapricciante aspetto, poco prima di diventare quasi totalmente intangibili.

Durante il lungo peregrinare capita spesso di perdersi e non mancano brevi momenti dove il ritmo cala piuttosto drasticamente. Laddove Bullet, grazie ai pochi comandi impartibili, farà sempre di tutto per rimettervi sui binari, Blair Witch nelle sue sezioni più riuscite si dimostra un horror psicologico di tutto rispetto.

Le telefonate alla propria ex, utilizzando tra l’altro un telefonino che manderà in brodo di giuggiole i giocatori più attempati, la storia del resto è ambientata nel 1996, le chiacchierate con lo sceriffo tramite walkie talkie, i continui flash back di Ellie, scavano affondo nella psiche alterata del nostro. Realtà e deliri post-traumatici, un po’ come abbiamo già visto, a suo tempo, nello splendido Spec-Ops: The Line, si fondono insieme, rendendo ancor più lisergica, folle e spaventosa l’esplorazione del bosco maledetto dalla famosa strega.

Conclusioni

Blair Witch non è affatto un gioco perfetto. Tecnicamente si lascia guardare, senza mai impressionare davvero. Il level design è spesso dispersivo, per quanto rispetti il concept della saga a cui si rifà. Le meccaniche di gameplay, tanto nelle fasi esplorative, quanto nei combattimenti, sono piuttosto basilari e di per sé ripetitive.

Eppure solo a fatica ci si stacca dal pad nelle sette, otto ore necessarie per giungere all’agognata conclusione. L’atmosfera, il feeling, le suggestioni sprigionate dall’avventura sono irresistibili, soprattutto se si è amanti del genere e del film.

Blair Witch, insomma, pur non eccellendo in nulla, è comunque un gioco consigliatissimo. Spaventoso e terrificante, saprà regalarvi un buon numero di salti sulla sedia.