Blasphemous 2

Blasphemous 2 – Recensione

La sfida dietro il sequel del primo Blasphemous era molto ardua, visto che sarebbe stato difficile andare a replicare l’essenza pressoché unica del titolo originale. Gli sviluppatori di casa The Game Kitchen però si sono dati da fare per portare al pubblico un secondo capitolo, disponibile su PlayStation 5, Xbox Series, Nintendo Switch e PC, che va a risaltare i punti di forza e a sfoltire i punti deboli, esattamente quello che un sequel dovrebbe fare. Blasphemous 2 non solo è un titolo divertente e piacevole da giocare, ma soprattutto riesce a distaccarsi dal primo avendo una propria identità, senza dipendere totalmente dall’originale.

Questo nuovo sequel, sempre bidimensionale, in salsa action soulslike metroidvania incarna perfettamente il genere d’appartenenza. Sebbene il confronto con altri titoli possa spaventare, Blasphemous 2 regge la sfida e non ne esce affatto scalfito. Rispetto al primo capitolo offre una grande quantità di NPC, nuove abilità ed armi. Inoltre è presente una maggiore personalizzazione dello stile di gioco, che permette un’immersione totale nelle atmosfere di gioco.

Ma entriamo nel dettaglio e nel merito di questo sequel. Il titolo, coerente con il genere, fa parecchio leva sull’esplorazione. Spesso questo aspetto porta il giocatore a dover ponderare la scelta del percorso da affrontare. Il titolo, a proposito, sfrutta in maniera egregia le ambientazioni, offrendo un level design intrigante e ben amalgamato. Le varie aree sono intervallate elegantemente tra zone con nemici e combattimenti più o meno ostici, e piccole (ma per nulla scontate) sfide ambientali.

Blasphemous 2

L’estetica dei nemici si sposa egregiamente con quella degli ambienti, senza far risultare mai nulla fuori posto. La mappa, accompagnata da un menù intuitivo è comoda e precisa. Lo stile in pixel art delle fasi in-game incontra con grazia lo stile animato delle cinematic. Tutti questi elementi, le ambientazioni, l’uso della pixel art le lo stile delle scene d’intermezzo, ricalcano un’impronta che si può oramai definire iconica per il franchise.

La trama ci catapulta (nuovamente) nelle vicende del Penitente e la sua crociata contro il Miracolo. La storia segue direttamente le vicende del DLC Wounds of Eventide del primo capitolo. In questa nuova avventura, il protagonista (un “choosen one”) è destinato ad un ciclo infinito di vita, morte e resurrezione, con l’unico scopo di esplorare il mondo che si presenta di fronte a se. Le vicende fantasy sono di forte stampo religioso e ciò si amalgama perfettamente con lo stile delle ambientazioni.

Un gameplay le cui le possibilità si espandono esponenzialmente

Viste le atmosfere cupe e quella sensazione di imminente fine del mondo, ci si aspetterebbe un mondo vuoto e spoglio. Eppure lo scenario di gioco appare inaspettatamente ricco di vita e, per quanto radicalmente differenti tra di loro, nessun NPC risulta fuori luogo o decontestualizzato. Alcuni nascosti, altri sotto la luce del giorno, ogni personaggio ha un suo scopo, e un tornaconto personale.

Il gameplay ha un livello di complessità molto più elevato di quel che sembri, e forse anche troppo. Sebbene si inizi con poche possibilità, ovvero con la classica scelta tra una build incentrata su attacchi lenti e potenti, una su attacchi leggeri ma veloci o una equilibrata, le possibilità si espandono esponenzialmente, con abilità, potenziamenti e incantesimi (o meglio, miracoli). L’albero delle abilità viene incontro ai giocatore ed è la vera componente chiave per la personalizzazione e per adattare il titolo al proprio stile di gioco. Detto ciò, il combattimento melee nelle prime ore di gameplay può risultare difficoltoso ai giocatori meno esperti, ma superato questo scoglio e intuiti i ritmi di gioco, l’utente avrà ben chiaro il come affrontare i nemici. Ciò rispecchia a pieno lo stile souls: il titolo lancia una sfida al giocatore che deve affrontare e superare per arrivare al risultato.

La complessità è un bene o un male? Entrambe le cose.

Più il giocatore avanza e più si scopre la complessità del titolo, che dispone di un ventaglio di potenziamenti tramite punti abilità, NPC mercanti e non. Ma questa complessità è un bene oppure un male? Entrambe le cose. È ovvio che Blasphemous 2 non sia un titolo alla portata di chiunque. È molto probabile che il giocatore possa arrivare ad un punto in cui non riesce a stare dietro al come gestire le varie abilità, ma soprattutto al come investire i potenziamenti. L’albero delle abilità suggerisce la strada più appropriata da seguire, ma oltre ciò il giocatore è invitato allo sperimentare, al provare e riprovare in caso di fallimento. Fallimento che da una parte può diventare frustrante vista la quantità minima di checkpoint, ma dall’altra fa da ago della bilancia il ritmo di gioco costante, il level design e il fatto (quasi scontato ma non banale) che il titolo non annoia.

Conclusioni

Blasphemous 2 è una perfetta incarnazione dei action soulslike metroidvania. Un titolo che consigliamo agli appassionati, un sequel che rende giustizia al potenziale espresso nel primo capitolo della saga. The Game Kitchen riesce nell’intento di portare a casa il risultato. Ogni elemento di gioco è ben equilibrato.

Il gameplay può risultare tosto, ma sicuramente è divertente, le ambientazioni sono mozzafiato e i nemici risultano mai fuori posto. Sicuramente la scelta di continuare con lo stile di grafica pixel art è una scommessa vincente, poiché grazie al contrasto con le cutscene di gioco, rende iconica l’estetica generale dell’opera.

Per chi si sta avvicinando per la prima volta con questo titolo al genere metroidvania, consigliamo pazienza e cautela nell’approccio, ma con un po’ di testardaggine e nervi saldi sicuramente rimarrà soddisfatto da ciò che il titolo ha da offrire.

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