Colonia – Vi è mai capitato di pensare che John Wick sia un soggetto perfetto per un videogioco? La sua padronanza con le armi da fuoco si presta particolarmente bene a questo medium e London Studio deve essere giunta un paio di anni fa alle medesime conclusioni, perché il suo London Heist è stato una dichiarazione d’amore evidente a una certa tipologia di film gangster. Se non avete mai provato il gioco ma comunque vi siete fatti un quadro generale di cosa potrebbe essere, allora sappiate che tutto ha subito un’impennata con Blood & Truth: il sequel del folle London Heist combina il suo stesso tono grintoso e subdolo con lo spionaggio glamour di un personaggio come potrebbe essere James Bond. Rivelato nel 2017 come parte della conferenza stampa SIE alla Paris Games Week, Blood & Truth è diventato rapidamente uno dei più attesi titoli PlayStation VR: è uno sparatutto in prima persona che mira a immergere il giocatore in una storia fatta di crimine e violenza, mettendolo nei panni di un veterano delle forze speciali, Ryan Marks, nel suo regolamento di conti contro alcuni esponenti della criminalità organizzata.
Anche The Punisher lo insegna, mai andare a toccare gli affetti di chi potrebbe staccarti la testa con un colpo ravvicinato di fucile a pompa e dispiacersi del proiettile sprecato. Marks agisce più o meno allo stesso modo, immergendosi in scontri a fuoco all’ultimo sangue contro una quantità incredibile di nemici.
Blood & Truth è la rappresentazione della malavita nell’East End, ma è in un certo senso caricaturale data la presenza di conversazioni radio sconsiderate. Marks comunicherà automaticamente con personaggi non ancora visti mentre il giocatore progredisce, offrendo un’immagine più ampia della storia che si sta svolgendo e suggerendo quale potrebbe essere il prossimo obiettivo. Purtroppo, le battute di Marks sono piuttosto banali e il caos in cui si viene coinvolti inizia a sentirsi molto meno intimidatorio. Sembra quasi che voglia strizzare l’occhio a James Bond ma fallisca nell’imitarne il carisma che rende il personaggio così affascinante. Lasciando da parte il discutibile sviluppo, la conversazione forzata aiuta a raggiungere gli obiettivi senza fare affidamento su messaggi a schermo. Il percorso lineare che il giocatore compie è ricco di punti di interazione e il videogame fa bene a stabilire una ragione per ogni azione attraverso la trama e la direzionalità. State salendo la scala con l’obiettivo di infiltrarvi in una specifica area sfruttando un condotto dell’aria; state controllando le videocamere per monitorare il vostro obiettivo; state facendo saltare in aria un piano del casinò perché è di proprietà dei cattivi; state uccidendo centinaia di nemici armati perché sono i cattivi.
Tutto questo è guidato da un sistema di controllo molto semplice distribuito su due controller PlayStation Move. Il giocatore vedrà cerchi evidenziati sul pavimento (inclusa una freccia per determinare la direzione in cui si troveranno una volta raggiunti) e potrà spostarsi tra di loro con il comando Sposta su entrambi i controller; durante la fase di spostamento, sarete liberi di muovere la testa e sparare in caso di necessità. Una volta fermi in una posizione, potrete spostarvi lungo tutta l’estensione di una copertura. Mentre la natura del sistema di movimento e il level design lineare possono rendere Blood & Truth discreto, la build messa a disposizione alla gamescom si è rivelata intensa. Dopo un’introduzione stabile, ogni scena è stata pesante da sostenere dato il numero di nemici armati e questo ci ha incoraggiato a muoverci e a spostarci regolarmente per approfittare della copertura, specialmente sfruttando la possibilità di guardarsi attorno e far fuoco anche durante le fasi di spostamento.
Ma davvero possiamo dirci soddisfatti delle potenzialità di Blood & Truth? Sì è no, perché l’intenzione è trasportare il giocatore nell’esaltazione viscerale spesso associata ai film di spionaggio, quel sentimento per cui tutti ci sentiamo per l’appunto un po’ i James Bond della situazione – tuttavia il coinvolgimento non è quello che ci saremmo aspettati, o più precisamente non è come ce lo saremmo aspettati. Blood & Truth racconta una storia di vendetta che però sembra evolversi con una progressione limitata al cercare copertura, affrontare i nemici e guardare qualche esplosione in slow motion. Un po’ sottotono. Dopo aver provato Firewall Zero Hour lo stesso giorno, solo qualche stanza più in là, le limitate capacità di movimento hanno il loro peso e sebbene non sia propriamente corretto paragonare non solo due titoli diversi in termini di genere, ma di cui uno dei quali è ancora in lavorazione, non si può evitare di notare come situazioni adrenaliniche si esprimano in maniera quasi diametralmente opposta. Certo, non manca anche in questo caso la strategia quando ci si trova sotto il fuoco incrociato di malavitosi che aspettano solo di ridurci a un colabrodo, il che si traduce nella ricerca di un punto ottimale dal quale fare fuoco; tuttavia è proprio la mancanza di un controllo pienamente diretto del personaggio che rende le sezioni di Blood & Truth più impersonali e meno appassionanti
A seguito di questa demo che ha quasi messo in mostra un gioco diverso da quello della fiera losangelina, è difficile capire dove London Studios voglia andare a parare con l’esperienza da offrire: resta solo da sperare che quanto visto sia una fase transitoria e che la storia del soldato speciale Ryan Marks in missione per salvare la sua famiglia da una spietata organizzazione militare sia avvincente quanto le sue premesse. Con questo non si vuol dire che il titolo manchi di potenziale, anzi. Ci sono state situazioni che ci hanno fatto capire come Blood & Truth possa diventare un gioco da inserire per forza nella vostra libreria virtuale: sono tante le carte sul tavolo, bisogna solo giocare al meglio la propria mano, a maggior ragione quando in termini di sparatutto seppur multigiocatore c’è Firewall Zero Hour ad alzare le aspettative.